EDITORIALI
Brevetto sì, brevetto no
Draghi cambia idea, anche se non crede serva granché a produrre più vaccini
Mario Draghi cambia posizione sul tema della sospensione dei brevetti sui vaccini. Prima non era a favore, ora non è contraria. “L’Italia è aperta a una sospensione dei brevetti sui vaccini contro il Covid-19”, ha dichiarato il presidente del Consiglio intervenendo al Global Health Summit: è una misura da adottare “in modo mirato, limitato nel tempo e che non metta a repentaglio l’incentivo a innovare per le aziende farmaceutiche”. In ogni caso, ha precisato, non è così che si aiutano “i paesi a basso reddito” a “produrre vaccini”, perché vanno “sostenuti finanziariamente e con competenze specializzate”.
Nelle ultime due settimane, intervenendo sullo stesso argomento, Draghi aveva detto che l’intenzione di Biden è giusta ma “il rischio è che la sospensione dei brevetti sia un disincentivo alla ricerca”. E prima ancora aveva precisato che “la questione è molto più complessa” di come viene presentata: “Liberalizzare il brevetto sia pur temporaneamente non garantisce la produzione dei vaccini”, che necessita di “tecnologia e specializzazione”. Inoltre la liberalizzazione non garantisce “la sicurezza” dei vaccini. Per affrontare il problema della scarsità di dosi, diceva Draghi, “bisognerebbe fare altre cose più semplici, tipo rimuovere il blocco alle esportazioni che Stati Uniti e Regno Unito continuano a mantenere” e “accelerare la produzione con il trasferimento tecnologico e l’individuazione di nuovi siti”.
La parabola di Draghi sembra simile a quella di Emmanuel Macron, che inizialmente si era mostrato scettico nei confronti della proposta di Biden e poi ha parlato di sospensione dei brevetti per l’Africa. Entrambi, evidentemente, sono convinti che la proprietà intellettuale non sia il problema, ma non hanno la forza di opporsi a una falsa soluzione così popolare. La speranza, quantomeno, è che non sia dannosa.