Così le regioni si organizzano per vaccinare chi è in vacanza
Da Figliuolo è arrivata l'apertura per le vaccinazioni nelle località turistiche, "ma solo in caso di necessità". E la struttura commissariale pensa già alla fase successiva della campagna vaccinale. In attesa del nuovo parere di Aifa su Astrazeneca
La prima scelta per la struttura commissariale resta quella di vaccinarsi nei luoghi di residenza o domicilio, magari implementando meccanismi di flessibilità in fase di prenotazione. Ma ora, quella del vaccino in vacanza non è più solo un'ipotesi. Nella giornata di ieri è stato proprio il commissario Francesco Paolo Figliuolo, che pure nelle scorse settimane aveva frenato le spinte dei governatori, ad annunciare l'accordo: “La Conferenza delle Regioni mi ha chiesto la possibilità di essere ancora più flessibile e dare la facoltà di fare, anche in casi particolari, la seconda dose in vacanza. Ho appena firmato la risposta. Per la struttura va bene”.
In attesa di definire i dettagli e i termini delle vaccinazioni "turistiche", il generale ha lasciato intendere che le regioni dovranno continuare a preferire le modalità ormai collaudate, favorendo semmai una maggiore elasticità: "Già in fase di prenotazione le persone devono poter calibrare la loro prenotazione così da non far cadere la seconda dose nel periodo delle vacanze", ha detto ancora Figliuolo, specificando però che "se ciò dovesse avvenire, e qualcuno dovesse pensare di non poter rientrare, le regioni si stanno impegnando a fare in modo che si possa fare la dose in un'altra regione nella quale si trascorre la propria vacanza". L'ultimo ostacolo allora è quello di mettere in relazione le anagrafi sanitarie locali. Per questo, "i sistemi informatici saranno allineati in modo che tutto il flusso dei dati avvenga correttamente e ci sia la corretta registrazione - ha aggiunto -. A tutto questo seguirà un'attivita della struttura commissariale di bilanciamento di dosi dal punto di vista logistico".
La terza dose
Quella delle vaccinazioni fuori dalla propria regione non è l'unica questione a tenere banco sulla scrivania del commissario. Guardando oltre l'estate, c'è l'esigenza di iniziare a organizzare le somministrazioni della terza dose. Un'eventualità ormai non così lontana, considerando che la campagna vaccinale è iniziata a fine dicembre con gli operatori sanitari e le categorie più fragili. In questo senso, ancora Figliuolo ha spiegato che "ci stiamo organizzando come se questo vaccino durasse un anno e quindi abbiamo già opzionato, e siamo in fase acquisitiva, di concerto con l'Unione europea, di una quantità tale di vaccini per coprire tutta la popolazione con un'ulteriore dose e anche con una robusta riserva''. L'obiettivo, per il commissario, è quello di superare progressivamente la logica dell'emergenza: "Si dovrà andare gradualmente verso l'ordinarietà". Niente più grandi centri quindi ma maggiore spazio alle strutture territoriali, di prossimità. ''Dal punto di vista organizzativo, nel 2022, vedo un passaggio dagli hub, che piano piano vengono dismessi, agli ospedali, medici di base e pediatri, farmacie e anche punti vaccinali aziendali", ha detto ancora Figliuolo.
Se questa prospettiva appare chiara, resta da definire quali saranno i sieri utilizzati per la campagna di vaccinazione che verrà. La Commissione europea ha più volte fatto sapere che nei prossimi mesi saranno preferiti gli accordi con le case farmaceutiche produttrici di vaccini ad mRna, come Pfizer e Moderna, che si sono rivelati più efficaci contro le varianti e più affidabili nel garantire il rispetto dei contratti. Ed è probabile quindi che sia questa la strada da seguire, anche alla luce delle nuove polemiche per le reazioni avverse provocate su AstraZeneca, a cui l'Europa ha già comunicato a maggio che non rinnoverà i contratti, e oggi oggetto di nuove riflessioni delle autorità regolatrici.
AstraZeneca: in arrivo un nuovo parere di Aifa
È atteso in questi giorni, forse già entro oggi, un nuovo parere sul vaccino anglo-svedese, attualmente raccomandato per gli over 60, ma ampiamente utilizzato con i più giovani nelle strategie di vaccinazione regionali, soprattutto attraverso il modello open day. Il parere comunque potrebbe non riguardare solo AstraZeneca, ma anche il siero Johnson & Johnson basato sulla stessa "tecnologia", quella ad adenovirus. Il caso è nuovamente montato dopo alcune segnalazioni in Liguria, in particolare per i ricoveri per trombosi di due giovani donne, di 18 e 34 anni. Casi che hanno spinto lo stesso Franco Locatelli, coordinatore del Cts e presidente del Consiglio superiore di sanità, a invocare una "riflessione" sul vaccino AstraZeneca, anche in virtù del nuovo contesto epidemiologico. Va chiarito tuttavia che non ci sono nuove evidenze scientifiche, e restano ancora valide le ultime comunicazioni di Aifa ed Ema in termini di costi e benefici del vaccino. L'ultima parola spetterà in ogni caso al ministero della Salute.