Sull'onda dell'emotività
Il caso AstraZeneca e la strategia vaccinale che segue il sentiment
Nuovo cambio: ora AstraZeneca per gli over 60 e Pfizer/Moderna per i più giovani. Ma per l’Ema va bene per tutti. Così si incrina la fiducia nei vaccini
AstraZeneca, ultimo capitolo. Stop al vaccino anglo-svedese contro il Covid per le persone con età inferiore a 60 anni, sia per la prima che per la seconda dose. E agli under 60 che hanno già ricevuto la prima dose di AstraZeneca saranno somministrati solo i vaccini mRna, quelli di Pfizer e Moderna.
Tutto immutato invece – almeno per il momento – per l’altro vaccino a vettore virale, quello di Johnson & Johnson, per il quale continua a valere la raccomandazione già in vigore di Aifa per un suo “uso preferenziale per gli over 60”. Questa è l’ultima decisione in ordine di tempo presa del Comitato tecnico scientifico (Cts), comunicata ieri a Palazzo Chigi dal coordinatore del Cts e presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli alla presenza del ministro della Salute Roberto Speranza e del commissario straordinario all’Emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo.
La comunicazione arriva a meno di 24 ore di distanza dalle polemiche seguite al tragico decesso per trombosi di una ragazza ligure di appena 18 anni a seguito di una vaccinazione effettuata proprio con AstraZeneca. Locatelli ha chiarito che la nuova decisione sulla prima dose discende da un mutato quadro epidemiologico che ha modificato il rapporto rischio-beneficio rispetto all’utilizzo di AstraZeneca per gli under 60. Quanto invece alla seconda dose, la scelta di avviare una vaccinazione “eterologa”, ricorrendo cioè a Pfizer e Moderna, non deriva dai rischi trombotici che sarebbero molto rari se non inesistenti (in Italia nessun caso segnalato) ma per un principio di massima cautela gestibile anche perché “abbiamo dosi a sufficienza di vaccini mRna”.
Una decisione che sembra dunque, di nuovo, presa più sulla scia emotiva del tragico decesso piuttosto che sulla base di nuove evidenze scientifiche. Va inoltre considerato che se è vero che l’Ema durante l’ultima revisione sul vaccino AstraZeneca del 23 aprile scorso ha sì rimarcato come i benefici del vaccino crescano con l’aumentare dell’età e dei tassi di infezione – come ricordato da Locatelli – la stessa Ema ha anche sottolineato che l’analisi sull’efficacia del vaccino per le diverse fasce d’età in base a diversi scenari di incidenza non costituisca “una valutazione del rapporto beneficio/rischio del vaccino, che rimane positiva per gli adulti di tutte le fasce di età. Come per tutti i vaccini, Vaxzevria (AstraZeneca) è approvato nell’Ue perché i suoi benefici superano i rischi per una persona potenzialmente esposta all’agente che provoca la malattia”.
Il cambio di rotta repentino sembra inoltre dettato dal proliferarsi dei cosiddetti “open day” che diverse regioni hanno dedicato proprio al vaccino AstraZeneca estendendo legittimamente la prenotazione anche ai più giovani, ovvero a tutti gli over 18. Legittimamente perché, ricordiamo, questo vaccino seppur raccomandato per over 60 era approvato per tutte le fasce d’età, e quindi utilizzabile in sicurezza dai 18 anni in su, come sottolineato negli ultimi mesi da tutti i vertici di ministero della Salute, Aifa, Iss e Cts. E in questo senso le amministrazioni locali hanno fatto ricorso ad AstraZeneca anche per gli under 60 per accelerare la campagna vaccinale, visto anche il forte desiderio da parte delle fasce più giovani di potersi vaccinare in tempi rapidi, un po’ per senso civico un po’ con l’allettante prospettiva di potersi godere una vacanza in libertà e sicurezza dopo oltre un anno di restrizioni su incontri e vita sociale. Questo, inoltre, era un modo per utilizzare quelle dosi, destinate principalmente agli over 60, rimaste in parte inutilizzate per la riluttanza da parte di una discreta fetta di questa popolazione a ricorrere al vaccino AstraZeneca.
Un po’ la cassa di risonanza mediatica su ogni caso sospetto di reazione avversa, un po’ i casi di sequestro di interi lotti da parte dell’autorità giudiziaria e un po’ il continuo cambio di indicazioni da parte di Aifa sulle fasce d’età alle quali questo vaccino doveva essere destinato, hanno contribuito ad alimentare non solo una enorme confusione ma anche – se non soprattutto – una falsata percezione di scarsa sicurezza di AstraZeneca che, in particolare modo in alcune aree del paese, ha portato a un’importante percentuale di rifiuti tra gli over 60 e, di conseguenza, un’estensione dell’offerta tra i più giovani. A cui ora viene tolto. Quasi un caso scuola di cattiva gestione della comunicazione in sanità.