Piano con l'euforia. Il Covid c'è ancora
Serve ancora prudenza. Non possiamo abbassare la guardia. I numeri sono chiari
Non mi piace e perciò non voglio fare l’uccello del malaugurio, ma francamente è impressionante vedere un’atmosfera estremamente ottimista. Molte persone sembrano essere scatenate a godersi un’aria di fine pericolo, i giovani reclamano il ballo, i ristoranti non sono mai stati così pieni di gente, così come i negozi e i supermercati. Se è comprensibile cercare di ritrovare una specie di normalità, non è accettabile abbassare la guardia. Troppa gente senza mascherine e troppi assembramenti quando invece è necessario continuare a coltivare la prudenza. Meno comprensibile è l’atteggiamento delle autorità che non hanno ancora saputo trovare una forma di comunicazione unitaria, ma anzi sembrano in competizione per dare l’impressione che grazie alle loro capacità abbiamo debellato la pandemia. Ad esempio, in Lombardia e anche a livello nazionale si canta vittoria sulle vaccinazioni. Certamente sono stati fatti passi avanti, ma non dimentichiamo che siamo in ritardo rispetto a quanto avremmo potuto fare e che gli oltre 60 mila morti da dicembre a oggi pesano sulla nostra coscienza, perché si sarebbero potuti evitare almeno in parte se avessimo accelerato la prenotazione e la produzione dei vaccini.
Abbiamo vaccinato con due dosi milioni di cittadini, circa il 20 per cento della popolazione italiana e già parliamo di immunità di gregge perché pensiamo che alla fine di luglio avremo vaccinato il 70 per cento degli italiani. Intanto aspettiamo di raggiungere il traguardo, prima di proclamare vittoria. Non dimentichiamo che ci sono 3,5 milioni di ultra sessantenni ancora da vaccinare. Ma poi, chi ha stabilito che il 70 per cento dei vaccinati rappresenti l’immunità di gregge? Dove sta scritto? Chi lo ha determinato? Nessuno in realtà può sapere se quando avremo ancora il 30 per cento di non vaccinati (18 milioni di persone) il virus non possa ancora circolare e mutare. Ogni malattia infettiva ha le sue regole. Ad esempio, per il morbillo l’immunità di gregge richiede il 95 per cento di protezione. Perciò non diamo false rassicurazioni.
Un altro proclama privo di fondamento è che siamo i secondi in termini di vaccinazioni dopo la Germania. I dati non vanno esposti in termini assoluti ma vanno riferiti alla numerosità della popolazione. In realtà, la Germania ha vaccinato completamente solo il 17,6 per cento della popolazione, cioè meno di noi, mentre hanno vaccinato relativamente alla popolazione più di noi in Europa, la Slovenia (42 per cento), l’Ungheria (38 per cento), la Lituania (32 per cento), la Danimarca, la Grecia e il Lussemburgo (22 per cento), il Belgio, la Spagna e la Polonia (21 per cento) quando i dati italiani raggiungevano il 20 per cento. Dare i dati in assoluto è un errore che si continua a fare anche per quanto riguarda la contagiosità e i decessi regionali, dimenticando che ad esempio la Lombardia ha oltre 10 milioni di persone mentre l’Umbria ne ha solo 800 mila.
Infine, un altro problema su cui si sta discutendo in modo molto superficiale anche a livello europeo è il cosiddetto “green pass”. L’equiparazione della vaccinazione con un tampone negativo eseguito 48 ore prima non ha senso. Il tampone è una fotografia del momento in cui viene fatto. Quando arriva il certificato negativo si potrebbe già essere contagiati. Non si capisce come i vari comitati tecnico-scientifici possano accettare questa equivalenza. Anche il Comitato nazionale di bioetica ha messo in guardia il governo. Va poi considerato che se il green pass sarà necessario per andare a teatro, al cinema, in discoteca o per usare mezzi di trasporto, saranno milioni gli italiani che chiederanno il tampone. Chi li farà? E dove? Se il fine è facilitare il turismo, lo si dica chiaramente, ma si evitino false informazioni che non giovano a mantenere una prudenza ancora indispensabile. E’ molto importante che la comunicazione da parte delle autorità sia chiara e precisa, altrimenti si alimentano dubbi che non giovano a creare quella fiducia indispensabile nei rapporti fra cittadini e governo.
Silvio Garattini
presidente Istituto di ricerche
farmacologiche Mario Negri Irccs