"Vacciniamo i giovanissimi se vogliamo riaprire le scuole”, ci dice Pregliasco
Dubbi e polemiche (anche politiche) sul vaccino ai ragazzi dai 12 anni in su si scontrano con il rischio che in autunno arrivi anche qui la variante Delta. Per il virologo "il vaccino è sicuro. Dal punto di vista biologico non ci sono rischi"
“Questo virus purtroppo rimarrà in circolazione per un po’. In autunno è possibile che la variante Delta arrivi anche da noi, se vogliamo davvero che le scuole ripartano e non siano un fattore di rischio vaccinare i ragazzi sarà molto utile”. Per Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore sanitario Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, non ci sono dubbi che vaccinare i più giovani serva. Il dibattito è iniziato in sordina negli scorsi giorni. A fine maggio l’Ema ha autorizzato l’utilizzo del vaccino di Pfizer/BionTech anche per i ragazzi con più di 12 anni. Dal ministero dell’Istruzione per adesso non legano la ripartenza delle scuole in presenza alla vaccinazione dei giovanissimi, ma il ministro della Salute Roberto Speranza durante l’annuncio dell’autorizzazione alla somministrazione del siero anche ai giovanissimi aveva già detto che l’obiettivo è vaccinare più under 18 possibili prima del ritorno in classe. Una linea condivisa dal titolare dell’Istruzione Patrizio Bianchi.
Tra i genitori, anche quelli che da mesi manifestano contro la didattica a distanza, però c’è scetticismo: non si può legare ai vaccini la ripartenza delle scuole in presenza. Il tema è divisivo anche perché in alcuni paesi come Germania, Francia e Regno Unito l’utilizzo del siero sui ragazzi tra i 12 e i 17 anni, seppur autorizzato, è stato sconsigliato dalle autorità sanitarie. A riguardo si è già schierato il leader della Lega Matteo Salvini: “Vaccini a bimbi e ragazzi ‘sconsigliati’ da paesi europei, riviste scientifiche e medici. Stop, sulla salute dei nostri figli e nipoti non si scherza”. Per Pregliasco però la vaccinazione dei giovani non è rischiosa, anzi, è auspicabile. “I ragazzi – spiega – rappresentano in ogni caso una forma di diffusione, vaccinarli ci aiuta a ridurre la circolazione”. Non solo. “Il 23 per cento della casistica attuale rientra nella fascia 12-17 anni. I morti sono solo 24, ma una quota parte, l’1 per cento, di quelli che si ammalano finisce in ospedale. Oggi non sappiamo che cosa fa il long Covid, gli effetti sul lungo periodo del virus, non c’è dubbio che questo è un rischio più grande di quello del vaccino”.
Una preoccupazione riguarda in particolare gli effetti dei vaccini a mRna, come quello di Pfizer, mai utilizzati prima della pandemia, nel lungo periodo. “Il vaccino è sicuro anche per i giovanissimi”, ribadisce il virologo. “È chiaro che nei decenni non possiamo sapere se ci saranno effetti, ma è un argomento da bar, con una base teorica generale che si basa sul fatto che fino alla pandemia nessuno è stato vaccinato con la tecnologia mRna e dunque non c’è una casistica. Ma dal punto di vista biologico non ci sono rischi”. Pregliasco spiega dunque il funzionamento del farmaco. “L’mRna non entra nel nucleo della cellula, viene utilizzato dai ribosomi che producono la proteina spike del virus e viene subito eliminato. Quindi non c’è alterazione genomica, nessun rischio sulla fertilità e altre speculazioni teoriche di diffidenza preconcetta. Il nostro Dna è uno spartito contenuto in una cassaforte, il nucleo della cellula, ogni tanto per la produzione di proteine un pezzo di questo spartito, viene copiato e buttato fuori, attraverso l’mRna appunto, che poi viene eliminato. Lo stesso accade con il vaccino”.