Il Foglio salute
Sulla seconda dose lasciateci libertà di scelta
Motivazioni molto politiche e poco scientifiche dietro al caos attorno ad AstraZeneca. Ma sugli effetti del mix non ci sono studi sicuri
Siamo tutti pazienti, e come tali dobbiamo ricevere le corrette informazioni e poi decidere se aderire o meno alla vaccinazione. Sono una ipersostenitrice dei vaccini che hanno ricevuto l’approvazione dalle agenzie preposte a garantirci la loro sicurezza ed efficacia. Che poi tutti i farmaci, vaccini inclusi, abbiano in sé dei rischi non è certo una novità.
E’ sconcertante la metamorfosi che ha subito l’Aifa, agenzia italiana del farmaco, che da agenzia indipendente e basata sulle evidenze scientifiche è passata a essere l’agenzia che mette il bollino sulle scelte politiche del ministero della Salute e del governo. Sui vaccini AstraZeneca credo che Aifa abbia cambiato opinione almeno tre volte: dopo le scelte del Cts e gli annunci nel ministro Speranza, Aifa con una determina ha certificato la scelta politica assunta. Era stato dato il via libera agli open day e alla somministrazione agli under 60 salvo poi, con un’altra determina, indicare una diversa fascia di popolazione a cui somministrare questo vaccino. Insomma un grande caos che ha determinato la totale sfiducia da parte dei cittadini sull’imparzialità di questo organismo, direi ormai inutile e costoso.
Intanto oltre un milione di italiani ha fatto la prima dose con AstraZeneca, e verrebbe da pensare che se la prima inoculazione è stata senza conseguenze a maggior ragione bisognerebbe fare la seconda visto che i dati ci dicono che il rischio di eventi avversi con la seconda dose sia pari a zero. Non ho trovato invece, sulle grandi piattaforme scientifiche che pubblicano studi, dati anche parziali sugli effetti del mix di vaccini e se ci sono ringrazio chiunque me li segnalerà. In una condizione come questa uno stato serio proporrebbe la seconda dose dello stesso tipo di vaccino della prima, si potrebbe eventualmente proporre al soggetto interessato la possibilità di uno switch, ma deve essere la persona a scegliere, non può trattarsi di un’imposizione. Io ho sempre inteso la relazione tra scienza e società non come un supermercato dove il paziente sceglie ciò che desidera, ed ero e sono contraria a quelli che dicono che la persona debba scegliersi quale vaccino inocularsi, ma qui siamo di fronte a un’altra narrazione: è stato proposto/imposto un vaccino e ora lo stato ne impone un altro diverso dal primo. Non è così che si governa il diritto alla salute. E’ possibile che le preoccupazioni della politica riguardino magari le cause penali che potrebbero essere avviate contro il ministro della Salute per gli eventi avversi subiti dalle persone, eppure prima di vaccinarci abbiamo firmato chili di carta nei quali le industrie farmaceutiche venivano sollevate da qualsiasi responsabilità, anche da morte diretta da somministrazione di quel vaccino. Ricordo bene le frasi che facevano riferimento alla non conoscenza degli effetti a lungo temine, eppure tutti noi abbiamo firmato e ci siamo assunti la nostra responsabilità e il margine di rischio; la politica faccia nuovamente un cambio di strategia e scelga a chi dare che cosa, ma a quel milione di cittadini – non cavie da laboratorio – sia lasciata la scelta di quale rischio correre con quale vaccino. Molti si orienterebbero sulla seconda dose di AstraZeneca e farebbero bene, proprio perché come si diceva ci sono evidenze scientifiche favorevoli mentre con il mix , sembra di trattare un nuovo cocktail alcolico, il rischio dobbiamo assumercelo noi e direi che non è il caso: visto che lo stato è un po’ in confusione e le sue agenzie screditate, lasciateci la libertà di scelta.
Rosaria Iardino
Presidente Fondazione The Bridge
Trattamenti farmacologici
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Rapporti alla mano /22