(foto Ansa)

I numeri del covid

Ferragosto in bianco. Ma per Sicilia e Sardegna la zona gialla si avvicina

Ruggiero Montenegro

Le due isole presentano le situazioni più preoccupanti con i tassi di terapie intensive e ricoveri al limite o oltre le soglie d'allerta. Nessun cambio di colore nell'immediato, ma trend in crescita anche nelle altre regioni

La diffusione della variante Delta, la cui prevalenza si attesta ormai oltre il 95 per cento secondo le survey dell'Istituto superiore di sanità, comincia a produrre i primi, tangibili, effetti anche sul sistema sanitario. Già da qualche settimana i principali indicatori della pandemia, l'indice Rt e l'incidenza, registrano numeri in crescita, una prospettiva che ora si traduce e trova conferma anche nei tassi di ospedalizzazione, a livello di terapie e intensive e ricoveri ordinari.

La conseguenza è che alcuni territori presentano oggi numeri al limite, talvolta oltre le soglie d'allerta, e rischiano nel giro di poche settimane di dover aumentare le restrizioni. Maggiori indicazioni in questo senso arriveranno domani, nel consueto monitoraggio settimanale.

Sono le isole, Sicilia e Sardegna, a destare le maggiori preoccupazioni nella Cabina di regia. Va specificato che la riunione degli esperti sanitari, da cui poi derivano le ordinanze del ministro Roberto Speranza, prende in esame i dati che arrivano fino all'inizio della settimana e dunque gli ultimi aggiornamenti in arrivo dalle regioni non rientreranno nell'analisi domani. Per questo, con tutta probabilità, non vedremo nell'immediato cambi di colore, che però potrebbero verificarsi già dal 23 agosto.

 

Il trend appare ben delineato e si torna a parlare di zone gialle. La Sicilia, che ha completamente immunizzato meno del 53 per cento dei suoi abitanti detiene, da questo punto di vista, il record negativo a livello nazionale. E a finire in terapia intensiva sono nella stragrande maggioranza dei casi i non vaccinati: il 90 per cento secondo quanto riferito da Giovanni Migliore, presidente della Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere (FIASO). Un'indicazione simile a quella che si può trarre dal report sulla sorveglianza integrata Iss del 6 agosto.

In questo contesto, la Sicilia faceva registrare ieri 11 nuovi ingressi in terapia intensiva, più di ogni altra regione in Italia, un'incidenza di 104, per un totale di 59 pazienti attaccati al respiratore – dati Agenas - su 730 posti disponibili, un tasso dell'8 per cento. Ancora più negativo l'indice relativo ai ricoveri ordinari: sono 459 su una disponibilità di 3167, in questo caso la percentuale supera il 14 per cento. Le soglie d'allerta fissate dal ministero sono rispettivamente al 10 e al 15 per cento, e una volta superate entrambe (con un'incidenza tra i 50 e 100 casi ogni 100 mila abitanti) si va in zona gialla. Non è un caso quindi che anche gli amministratori locali provino a correre ai ripari: ieri è stato il sindaco di Palermo Leoluca Orlando a prendere l'iniziativa, invocando la massima attenzione e firmando un'ordinanza che predispone “il divieto di accampamenti, di assembramenti, di feste con assembramenti” nel weekend di Ferragosto.

 

Non molto diverso, e a tratti forse ancora più severo, è il quadro che arriva dalla Sardegna dove, a fronte di una popolazione completamente vaccinata che supera di poco il 57 per cento, si riscontra un tasso di occupazione delle terapie intensive che va oltre il 10 per cento: 22 pazienti in rianimazione su 204 posti letto. Va meglio per quanto riguarda le ospedalizzazioni: dei 1602 posti letto a disposizione del servizio sanitario sardo, risultano ricoverate 119 persone, il 7,4 per cento. Ma la Sardegna è anche la regione in cui viene rilevata l'incidenza più alta, 142 ogni 100 mila. Si tratta di numeri che, sebbene non mettano a rischio il Ferragosto, avvicinano la zona gialla e la necessità di nuovi interventi, dal punto di vista delle restrizioni e ancor di più da quello della campagna vaccinale.

Ma non ci solo le isole: e se queste sono già sotto la lente d'ingrandimento dei tecnici del ministero della Salute, altre regioni rischiano di finirci presto. Per esempio il Lazio rileva in questi giorni un lento ma continuo aumento delle presenze nei reparti di terapia intensiva, dove il tasso è passato dal 3 per cento del 22 luglio al 7 per cento di ieri. Dinamica simile a quella della Liguria che, nello stesso lasso di tempo, è passata dal 3 al 6 per cento. La Puglia si ferma invece al 5 per cento, ma in questo caso a preoccupare è il fatto che l'indicatore sia salito di ben due punti percentuali nel giro delle ultime 48 ore. E infine la Calabria: in questo caso è 13 per cento relativo al tasso di ospedalizzazione ordinaria a mettere in allarme, nonostante le terapie intensive siano piena solo al 2 per cento. Tutte le altre regioni, che pure presentano trend crescenti, appaiono invece ancora sotto controllo.

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