cattivi scienziati
Test sulla irresponsabilità sociale di chi sceglie di non vaccinarsi
Quali sono gli effetti della variante Delta? Bisogna preoccuparsi? E qual è la pressione sul sistema sanitario? Domande e risposte, per fare il punto sullo stato della pandemia in Italia e sui rischi di certe scelte
La variante Delta sta causando in Italia un aumento dei casi, esattamente come pronosticato; e con i casi, un aumento anche delle ospedalizzazioni e dei ricoveri in terapia intensiva.
Dobbiamo preoccuparci?
Se guardiamo al momento presente, non ancora, ma la pressione sulle terapie intensive in alcune regioni, come Sardegna, Sicilia, Lazio e Liguria sta aumentando. Sono queste le regioni a maggior flusso turistico a Luglio, e quindi in parte quanto si sta osservando è comprensibile. Siamo ancora molto lontani dalla saturazione, anche considerato il notevole aumento di posti letto in terapia intensiva ottenuto nel 2020; tuttavia la Sardegna ha superato il “primo livello di allerta”, perché oltre il 10% dei suoi posti letto in terapia intensiva sono occupati da pazienti Covid-19.
Come mai, nonostante la campagna vaccinale, vi è ancora preoccupazione?
Il serbatoio di soggetti che, se infettati, possono finire in terapia intensiva, è purtroppo ancora molto alto: questo perché milioni di ultracinquantenni e ultrasessantenni non sono ancora vaccinati. Siccome il tasso di ospedalizzazione medio dei soggetti infetti è intorno al 3%, e quello medio di ricovero in terapia intensiva è pari al 10% di questi, con punte al 20%, come in Liguria, vi è ancora ampio spazio per mandare sotto stress il sistema sanitario nazionale.
Chi è potenzialmente in grado di causare lo stress del sistema sanitario nazionale?
Decisamente i soggetti non vaccinati, specialmente nelle fasce di età più a rischio. Non a caso, il 90 per cento dei ricoverati in terapia intensiva, a quanto riferito dal presidente delle aziende ospedaliere italiane, è costituito da soggetti non vaccinati, in una situazione in cui ormai quasi tutte le infezioni sono causate da variante delta. Come ormai è chiaro, in Italia i vaccini proteggono efficacissimamente dal ricovero sia ospedaliero sia in terapia intensiva, anche in presenza della variante delta. Dunque, nelle condizioni attuali, i soggetti non vaccinati per propria scelta si assumono la responsabilità di mettere ancora una volta a rischio il nostro sistema sanitario nazionale, se la curva epidemiologica non migliorerà rapidamente, come avvenuto per esempio in Inghilterra. In ogni caso, già oggi essi caricano inutilmente gli ospedali.
Ma siccome il virus comunque evolve, non stiamo semplicemente rinviando un problema inevitabile?
Non necessariamente; almeno non vaccinandosi il più in fretta possibile. Contrariamente a chi crede che sia la selezione dei vaccinati a causare l’emersione di varianti immunoresistenti, in realtà è proprio la libera circolazione del virus fra soggetti non vaccinati a causare la comparsa di tali varianti; senza questa comparsa, nessuna selezione sarebbe possibile, e nessuna variante emergerebbe.
Che sia così, provvede per la prima volta a dimostrarlo uno studio, che presenta una interessante analisi preliminare dei dati di variabilità genetica della variante delta – presenta cioè le statistiche con cui nella variante delta si differenziano nuovi mutanti, potenzialmente in grado di essere ancora peggiori. Questo lavoro, per ora ancora allo stadio di preprint, fa vedere come analizzando la variabilità genetica del virus delta in 16 diverse nazioni, essa sia molto più alta nelle nazioni poco vaccinate, e decresca via via nelle nazioni meno vaccinate, in accordo con il fatto che laddove vi è un tasso di vaccinazione più alto, vi sono meno eventi replicativi dovuti a meno infezioni medie per abitante, e dunque meno generazione di varietà genetica.
Dunque i primi dati di cui disponiamo supportano un ruolo maggiore dei non vaccinati nella generazione di nuove varianti, e rinforzano il concetto che la selezione successiva nella popolazione, dovuta all’immunità (sia quella raggiunta dopo infezione che quella raggiunta dopo vaccino) sia un passaggio che avviene solo quando una sufficiente varietà genetica è stata generata da un’alta circolazione virale, quale quella che si verifica nelle popolazioni non vaccinata.
Ricapitoliamo
Come previsto, anche su queste pagine, l’ampio serbatoio di soggetti non vaccinati, unito alla rapida circolazione della variante delta, ha causato una ripresa dei casi di infezione, a partire dalle regioni maggiormente soggette a flussi turistici. Come previsto, anche su queste pagine, le terapie intensive cominciano di nuovo a vedere aumentare i ricoverati con Covid-19, costituiti al 90 per cento da soggetti non vaccinati. Come previsto, anche su queste pagine, la mancanza di vaccinazione aumenta il numero di varianti generate per unità di tempo, che sono inversamente proporzionali al tasso di vaccinazione di una popolazione; queste varianti possono contenere i futuri discendenti della delta e di altri ceppi, con proprietà immunoevasive. Quanti test sono ancora necessari per illustrare la necessità della vaccinazione e la responsabilità sociale, non solo individuale, di chi sceglie di non vaccinarsi?