cattivi scienziati
In America la mascherina è ancora un fatto politico (e giudiziario)
Sull'utilizzo dei dispositivi di protezione nelle scuole gli stati si muovono in ordine sparso, andando contro le indicazioni delle autorità scientifica. Con il rischio di battaglie in tribunale, come in Texas e Arkansas
A volte, per capire come i fatti scientifici di per sé non contino poi molto nell’indirizzare il nostro modo di comportarci, ma assumano valenza diversa a seconda delle credenze preesistenti, vale la pena di osservare da vicino quel grande esperimento biosociale che la natura ha apparecchiato per noi, sotto forma di pandemia da Sars-Cov-2. Da un punto di vista prettamente biologico, è anche un modo per osservare come l’attività cerebrale dell’ospite umano possa influenzare la propagazione dei parassiti, modificando i comportamenti in versi più o meno favorevoli al virus che ci affligge. Consideriamo, per esempio, l’uso delle mascherine nelle scuole americane.
Dal punto di vista della comunità scientifica, le istituzioni deputate ad esprimerne il consenso sono state piuttosto chiare: la CDC raccomanda l’uso della mascherina in aula in tutte le scuole primarie e secondarie, sia per gli studenti che per il personale, indipendentemente dallo stato di vaccinazione. Questo perché, con la variante delta in circolazione e con moltissimi non vaccinati, specialmente nelle fasce più giovani, la pressione di contagio anche sui vaccinati, al chiuso, sarebbe sufficiente a provocare numerosi casi almeno di infezione, rendendo più difficile frenare l’epidemia.
Ora, di fronte ad una presa di posizione così chiara da parte di chi è deputato a tirare le somme delle prove e delle opinioni della comunità scientifica, ci si aspetterebbe un comportamento univoco, così come accade quando, essendosi rotto un tubo, l’idraulico ci spiega cosa sia bene fare: chiudere la chiave dell’acqua, e attendere la riparazione. Naturalmente, le cose sono molto più complicate di così, soprattutto perché mentre ognuno di noi decide individualmente se chiamare un idraulico, nel caso delle mascherine a scuola la decisione deve essere presa dalle amministrazioni e dal governo. La competenza, cioè, è in questo caso separata dal potere decisionale; e la responsabilità di una decisione, per giunta, non è più individuale, ma attiene ad una intera collettività.
I valori che formano la cornice mentale di riferimento di ciascuno, a questo punto, diventano molto importanti; specialmente se quei valori sono quelli sulla base dei quali si mantiene o si conquista il consenso politico necessario a governare. Così, in America abbiamo 10 stati, oltre al distretto della Columbia, i cui governatori hanno ordinato l’adozione delle mascherine nelle aule, in accordo con il parere della CDC; uno stato che richiede le mascherine solo a chi non sia vaccinato; e ben 8 stati che invece hanno proibito esplicitamente l’uso delle mascherine nelle scuole.
Non solo: anche a livello locale, inizia un dibattito ed una battaglia politica, su una misura la cui opportunità dovrebbe essere stabilita uniformemente, sulla base del parere dato dalla comunità scientifica. Così per esempio in Texas il governatore Greg Abbott ha minacciato via Twitter di portare in tribunale qualunque distretto scolastico, università o amministratore locale che contravverrà al divieto di imporre l’obbligo per le mascherine; ma proprio in tribunale molte contee texane hanno visto prevalere le loro ragioni per imporre le mascherine, pur se in via temporanea. Evidentemente, non solo fra i diversi Stati americani, ma anche all’interno di questi vi è una accalorata contesa che non dovrebbe esistere; una contesa che si decide non sulla base di discussioni scientifiche, ma per via giudiziaria, con esiti ovviamente differenziati e imprevedibili. La stessa cosa è avvenuta in Arkansas, dove la proibizione del governatore di imporre l’uso di mascherine al chiuso è stata rovesciata temporaneamente da un giudice; e una discussione con lo stesso proposito è in corso nei tribunali della Florida, uno degli stati in cui il virus sta crescendo maggiormente.
Ancora una volta, memi umani e geni del parassita Sars-CoV-2 competono o collaborano, definendo le dinamiche epidemiche; e alla fine, come già per la pandemia del 1918 proprio in Florida, questo si rifletterà nella nascita di evitabili focolai scolastici, immancabilmente legati alla diffusione prevenibile di un patogeno respiratorio.
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