Vaccino senza prenotazione per tutti. Ecco le regioni dove si può fare
Iniziative regionali e fiere di paese. Perfino l'invito dei calciatori. In attesa di una direttiva nazionale, in diverse città prende forma la prossima fase della compagna vaccinale per semplificare l'accesso agli hub
La premessa l’aveva fatta il generale Figliuolo a ridosso di Ferragosto: “A partire dal 16, tutti i ragazzi tra i 12 e i 18 anni potranno presentarsi agli hub vaccinali senza bisogno di prenotarsi”. Siamo arrivati a fine mese. E la campagna di immunizzazione procede a rilento: 230mila dosi di media al giorno nell’ultima settimana, ritmo più che dimezzato rispetto a un mese fa. Per dimostrare che si tratta solo dell’effetto vacanze occorre accelerare. Escogitando incentivi e abbattendo le barriere della burocrazia. Dunque vaccino libera tutti: dopo il green pass d’agosto, settembre si candida a essere il mese del superamento del sistema di prenotazione per tutte le fasce d’età. Basterà presentarsi e offrire il braccio. Da qualche parte sta già accadendo.
Il punto regione per regione
In Piemonte, già dal 18 agosto e intanto fino al 31, tutti i residenti hanno accesso diretto a circa quaranta hub del territorio: “Un intervento necessario”, ha dichiarato il governatore Alberto Cirio, “per coinvolgere oltre 800mila persone che ancora non hanno espresso la volontà di vaccinarsi”. Una situazione analoga, per ora dovuta a dosi in eccesso da smaltire, si è verificata anche in Trentino. Da lunedì 30 agosto toccherà invece alla Toscana, in modo ancora più sistematico: “Tutti coloro che devono ricevere la prima dose di vaccino, indipendentemente dall’età, potranno farlo presentandosi, presso qualsiasi centro vaccinale, senza obbligo di prenotarsi”, è l’annuncio fatto dal presidente Eugenio Giani giovedì sera. A stretto giro sarà la volta del Lazio, che attraverso l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato ha reso noto che dal 1° settembre sarà sufficiente avere con sé la tessera sanitaria.
Queste le realtà virtuose su scala regionale. Poi, da nord a sud, c’è una lunga serie di esperimenti locali. Si sfruttano fiere, eventi culturali, perfino la Serie A. Sabato otto giocatori del neopromosso Venezia riceveranno la seconda dose al Pala Expo di Marghera: per l’occasione porte aperte a tutti, con il club e l’Ulss 3 Serenissima che confidano nella risposta emotiva dei tifosi – è in corso una vera e propria campagna: “Vaccinati insieme al Venezia”, caso finora unico nel calcio. A Bologna invece l’occasione è la festa dell’Unità, dove sono stati predisposti punti di somministrazione a libero accesso oltre a un camper in Piazza Nettuno: “Fa tutto parte di un programma di iniziative per favorire la vaccinazione di tutti”, ha detto il direttore generale dell’Ausl cittadina, Paolo Bordon. Iniziative analoghe in Campania: open day dai 12 anni in su sono stati organizzati da Quarto a Giugliano, mentre Napoli può contare sugli hub straordinari presso la Stazione marittima, la Mostra d’Oltremare e la Fagianeria di Capodimonte.
È solo l’inizio. Gli addetti ai lavori studiano i tassi di adesione e tracciano la strada per le prossime, decisive settimane: l’obiettivo dichiarato dal governo è coprire l’80 per cento della popolazione vaccinabile italiana entro fine settembre. Ad oggi siamo al 69,4. Bisogna spingere, sulla falsariga dei casi di successo. E impedire, all’estremo opposto, che si verifichino episodi simili a quelli pugliesi, dove una festa patronale ha bloccato le vaccinazioni per quattro giorni. L’immunità di gregge non può dipendere dalla Madonna in processione.