Vaccino per bimbi
Ecco quando si potranno vaccinare i bambini tra i 5 e gli 11 anni
L'approvazione negli Stati Uniti potrebbe arrivare entro la fine dell'anno. E' un passaggio importante perché metterebbe in sicurezza i più piccoli e garantirebbe la continuità della attività didattiche
Quando possiamo attenderci il via libera al vaccino contro il Covid anche per i bambini tra i 5 e gli 11 anni? E sarà davvero necessario proteggere anche loro? Per fare il punto sulla questione facciamo un rapido salto oltreoceano per capire quale scenario si prospetta negli Stati Uniti. Qui l’approvazione potrebbe arrivare al massimo entro fine anno. A riferirlo alla Cnbc è stato Scott Gottlieb, componente del board di Pfizer ed ex capo della Fda, l’ente regolatorio statunitense. “Se la Food and drug Administration si attiene alla sua normale tempistica – ha spiegato – ci si aspetterebbe che la revisione sia di 4-6 settimane per una potenziale autorizzazione all’uso di emergenza, e questo collocherebbe il verdetto in una timeline che va tra il tardo autunno e l’inizio dell’inverno”.
I primi studi clinici per queste fasce d’età erano stati annunciati sia da Pfizer sia da Moderna lo scorso marzo. Nel corso della Fase 1 sono stati valutati la sicurezza, la tollerabilità e i livelli anticorpali risultanti dai diversi dosaggi di vaccino sperimentati determinando così quali dosi sarebbero state utilizzate per le successive fasi di studio. Nelle fasi 2 e 3 sono state ulteriormente valutate la sicurezza, la tollerabilità e la risposta anticorpale in ciascuna fascia di età per il livello di dose selezionato dalla fase 1, e l’efficacia del vaccino nella prevenzione del Covid rispetto al placebo.
Successivamente, verso la fine dello scorso luglio, la Fda ha chiesto sia a Pfizer sia a Moderna di aumentare il numero di bambini arruolati nei loro studi clinici in modo da avere più dati e poter valutare in maniera più puntuale anche le possibili reazioni avverse rare. Questo è avvenuto dopo che la stessa agenzia aveva aggiunto la miocardite e la pericardite all’elenco dei possibili effetti collaterali rari dei vaccini a mRna. In tal senso è utile rimarcare come di recente i Centers of Disease Control and Prevention abbiano segnalato che negli Stati Uniti non è stato accertato nessun decesso nei giovani per miocardite a seguito di vaccinazione. Chiarito questo, Pfizer ha già annunciato che i dati aggiornati per il loro vaccino saranno disponibili già da settembre. A quel punto starà alla Fda valutarli e decidere se accelerare o meno la tempistica per l’autorizzazione.
Proviamo ora a capire se e quanto sia necessario accelerare questo iter. Secondo l’American Academy of Pediatrics, “al 19 agosto, oltre 4,59 milioni di bambini sono risultati positivi al Covid dall’inizio della pandemia. La scorsa settimana sono stati segnalati oltre 180 mila casi, raggiungendo i livelli della precedente impennata invernale del 2020-21”. Il numero di bambini ricoverati in ospedale a causa del Covid negli Stati Uniti ha toccato un record di poco più di 1.900 casi lo scorso 14 agosto. I bambini rappresentano attualmente circa il 2,4 per cento dei ricoveri ospedalieri Covid negli Stati Uniti. I bambini sotto i 12 anni non possono ricevere il vaccino, il che li rende più vulnerabili all'infezione della nuova variante Delta altamente trasmissibile. Uno scenario che potrà solo peggiorare con l’attività didattica in presenza nelle scuole e la stagione autunnale.
Proprio per questo la vaccinazione sarebbe uno strumento chiave per mettere in sicurezza i più piccoli e garantire la continuità delle attività didattiche. I tamponi sono sicuramente una soluzione ottimale per tenere sotto costante controllo le classi e prevenire l’insorgere di focolai, ma di certo non potranno sostituire la sicurezza che solo un vaccino può garantire tanto alla singola persona quanto all’intera scuola nel tenere il più basso possibile il livello di circolazione del virus. Come sottolineato di recente anche dalla Società italiana di pediatria in riferimento alle vaccinazioni per gli adolescenti tra i 12 e i 15 anni, in termini di sanità pubblica, “anche se il Covid sui grandi numeri non crea particolari problemi nelle suddette fasce di età, quest’ultime possono fungere da serbatoio per la diffusione dello stesso virus nell’intera popolazione. Una vaccinazione universale aiuterà notevolmente a ridurre non solo la circolazione dello stesso virus, e ridurrà il rischio di generare varianti potenzialmente più contagiose o capaci di ridurre l’efficacia degli stessi vaccini in uso, inoltre la tempestività del raggiungimento delle alte coperture vaccinali nelle fasce pediatriche e adolescenziali, permetterà anche di beneficiare di una prossima apertura dell’anno scolastico in sicurezza”.
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