Lo storico Alessandro Barbero (foto Ansa)

Sul green pass meglio l'anti vax Agamben dell'ipocrita Barbero

Luciano Capone

Rispetto alla posizione dello storico, che sposa le tesi di Landini (“no al green pass, ma sì all’obbligo”), è molto più coerente chi invoca la massima libertà

Centinaia di professori hanno firmato un appello contro il green pass in Università perché “estende l’obbligo di vaccinazione in forma surrettizia”, “vìola quei diritti di studio e formazione che sono garantiti dalla Costituzione”, è “discriminatorio”, “suddivide infatti la società italiana in cittadini di serie A e cittadini di serie B” e, addirittura, fa “affiorare alla mente altri precedenti storici che mai avremmo voluto ripercorrere”. Gli appellanti, in sintesi, chiedono di “preservare la libertà di scelta di tutti e favorire l’inclusione paritaria, in ogni sua forma”. Nessuno, quindi, deve essere forzato o costretto a vaccinarsi.

 

Il più famoso dei firmatari è Alessandro Barbero, storico dell’Università del Piemonte Orientale divenuto popolare per le sue eccezionali doti di divulgatore. In un dibattito a Firenze con Maurizio Landini organizzato dalla Fiom-Cgil, Barbero ha spiegato così la sua posizione: “Un conto è dire ‘Signori, abbiamo deciso che il vaccino è obbligatorio perché è necessario, e di conseguenza, adesso introduciamo l’obbligo’: io non avrei niente da dire su questo. Un altro conto è dire ‘Non c’è nessun obbligo, ma senza il green pass non puoi più vivere, non puoi prendere i treni, non puoi più andare all’università’. Io credo che Dante – ha concluso lo storico, autore di un libro sul poeta fiorentino – il girone degli ipocriti avrebbe trovato il modo di riempirlo fino a farlo traboccare scegliendo tra i nostri politici di oggi”. La posizione di Barbero quindi, forse non a caso, è la stessa della Cgil – “Su questo la penso come il segretario”, ha detto lo storico riferendosi a Landini seduto a fianco a lui: no al green pass, ma sì all’obbligo vaccinale. Ma si tratta, a ben vedere, di una posizione senza capo né coda, probabilmente ipocrita (l’accusa che Barbero rivolge ai “politici di oggi”), ma certamente incoerente.

 

In primo luogo rispetto all’appello che Barbero stesso ha firmato. Quel documento, infatti, non si scaglia contro l’“ipocrisia” del green pass ma contro l’idea che lo stato possa imporre il vaccino per accedere a determinate attività: “I docenti sottoscrittori di questo pubblico appello ritengono che si debba preservare la libertà di scelta di tutti e favorire l’inclusione paritaria, in ogni sua forma”, c’è scritto. Che sicuramente non è un’apertura all’obbligo vaccinale. Pertanto o Barbero ha firmato un documento senza leggerlo (a proposito, potrebbe lo storico specificare meglio quali sarebbero gli “altri precedenti storici che mai avremmo voluto ripercorrere” simili al green pass?) oppure non ha il coraggio di sostenere in pubblico le reali motivazioni del no al green pass e si rifugia, un po’ ipocritamente, nell’invocazione dell’obbligo. Esattamente, peraltro, come ha fatto sinora il sindacato.

 

Ma c’è un secondo piano d’incoerenza che è tutta interna alle affermazioni di Barbero. Il professore dice, infatti, da un lato che il green pass è un obbligo sostanziale e dall’altro che accetterebbe un obbligo esplicito se lo stato lo ritenesse “necessario”. Ma si tratta di una contrapposizione che non ha alcun senso. Perché il green pass è esattamente un obbligo imposto dallo stato perché ritenuto “necessario”. Se Barbero non contesta l’esito (cioè che le persone vengano indotte a fare il vaccino) né il metodo (ovvero la valutazione di “necessità” da parte del governo), non c’è alcun motivo per preferire l’obbligo al green pass. Perché non c’è alcuna differenza sostanziale (i cittadini, per fare determinate cose, sono indotti o costretti a vaccinarsi) né formale (in entrambi i casi la decisione è una legge dello stato). L’unica differenza è di enforcement della norma, che per il green pass prevede una sanzione immediatamente esecutiva (mancato accesso al servizio o al luogo di lavoro). In questo senso il green pass è persino più cogente dell’obbligo.

 

E’ molto più onesta e ha maggiore dignità intellettuale la posizione di chi, come Agamben e Cacciari, sui vaccini invoca la massima libertà (no green pass e no obbligo) rispetto a chi, come Barbero e Landini, dice “no al green pass, ma sì all’obbligo”. E probabilmente anche Dante avrebbe pochi dubbi su quale delle due coppie mettere nel girone degli ipocriti.

Di più su questi argomenti:
  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali