Il periodo storico che stiamo vivendo da ormai un anno e mezzo ha focalizzato l’attenzione pubblica sul tema della salute. La pandemia ha però concentrato questo focus sul virus, la sua sintomatologia e gli effetti domino verificatisi a livello sociale ed economico, causando una ricaduta negativa sulle altre sfere della salute e sanitarie, lasciando quindi nel dimenticatoio priorità quali, ad esempio, le malattie croniche e rare, e non permettendo la continuità nella cura delle altre patologie. Quando si parla di salute però non ci si deve limitare al benessere dell’organismo di fronte a una malattia, alla sua cura o alla sua eventuale prevenzione. Con l’introduzione, ormai più di un anno fa, del concetto di One Health si è sottolineato come la salute globale dipenda da diversi fattori, uno dei quali è certamente la nutrizione e la conseguente catena alimentare. Questa ha di fatto subito un contraccolpo sin dall’inizio della pandemia: le condizioni di isolazionismo alla quale i diversi Stati si sono dovuti assoggettare hanno spezzato le catene di fornitura e scambio alimentare. A maggior ragione, si è vista l’interruzione delle reti di assistenza e supporto internazionale verso quei paesi che vivono condizioni di povertà e malnutrizione.
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