bojo ci ripensa
Sul green pass il Regno Unito potrebbe tornare sui suoi passi
Il governo di Boris Johnson ha presentato un piano di contrasto al Covid-19 in cui il certificato verde non è previsto, ma non se ne esclude l'uso in futuro
Dopo la decisione del governo di estendere l’obbligo del green pass anche sui luoghi di lavoro, sia pubblici che privati, sono tornati a sollevarsi i cori di critica verso questa misura definita inutilmente coercitiva rispetto alle decisioni adottate da altre paesi. A cominciare dalla Gran Bretagna, uno di paesi più citati in tal senso. Eppure in Regno Unito non c’è alcuna chiusura ideologica verso la possibilità di adottare misure più stringenti quali il ricorso al pass sanitario per frenare una possibile nuova avanzata del virus nei prossimi mesi.
Nei giorni scorsi il premier britannico, Boris Johnson, ha presentato in conferenza stampa il piano di contrasto al Covid che verrà adottato nel Regno Unito in vista della prossima stagione invernale. Per il momento l’ipotesi di usare nell’immediato un passaporto vaccinale viene esclusa ma, all’interno del piano di 32 pagine, si spiega che il governo “si impegna a intraprendere qualsiasi azione necessaria per proteggere l’Nhs (il Servizio sanitario nazionale inglese) dall’essere sopraffatto”. In tal senso, “le restrizioni economiche e sociali più dannose” verranno prese in considerazione solamente come “ultima possibilità”.
In prima istanza si procederà dunque con un piano A che consiste nel continuare a chiedere alle persone di usare le mascherine, lavarsi le mani, sottoporsi ai test e aderire alla campagna vaccinale. Comprese le terze dosi, vista la recente apertura da parte del Comitato congiunto del governo britannico sui vaccini (Jcvi) alla dose aggiuntiva per tutti gli over 50. Ma se dal punto di vista ospedaliero le cose dovessero prendere una brutta piega, allora è già previsto un piano B. Il ministro della Sanità britannico, Sajid Javid, ha spiegato che potrebbe diventare necessario reintrodurre l’obbligo di mascherine e raccomandare il lavoro da casa, nonché introduzione proprio del passaporto vaccinale per i luoghi affollati.
Se in un primo momento sembrava che per luoghi affollati si potesse intendere solo stadi, discoteche e grandi eventi, lo stesso Javid ora sembra non escludere la possibilità di introdurre l’obbligo di un pass sanitario anche per accedere nei pub. Nonostante lo scontro politico in atto nel partito conservatore, l’ipotesi di richiedere il pass sanitario per entrare nei locali continua a essere un elemento centrale del piano B. Insomma, nessuna preclusione. Anzi, l’adozione di una misura simile a quella adottata nei mesi scorsi dall’Italia viene esplicitamente prevista. E quindi l’Italia potrebbe aver fatto semplicemente da apripista rispetto alla posizione incerta del Regno Unito, come peraltro è già successo ad esempio per le vaccinazioni ai minori.
Anche in questo caso, infatti, sempre il Jcvi in un primo momento aveva deciso di non raccomandare il vaccino contro il Covid per la fascia d’età 12-15 anni, non prendendo però in considerazione nella sua analisi sia l’impatto di questa decisione sulle scuole che sulla popolazione generale in termini di sanità pubblica. Nonostante a detta dello stesso comitato i benefici del vaccino superino i potenziali rischi, seppur di poco, era stato deciso in via precauzionale di evitarne la raccomandazione. Nelle settimane successive, però, la decisione del Jcvi è stata ribaltata, anche su indicazione del governo, prendendo in considerazione tutte le implicazioni di questa decisione in termini di salute pubblica. E così anche la Gran Bretagna – come già avevano deciso Italia, Spagna, Francia e Germania solo per citarne alcuni paesi europei – ha deciso di allargare la propria campagna vaccinale ai più giovani.
Qualcosa di simile potrebbe insomma avvenire nei prossimi mesi anche in tema di green pass vista anche l’imponderabilità dell’impatto della variante Delta sulla popolazione nel corso dei periodi più freddi e in concomitanza con la stagione influenzale. Nel Regno Unito si è così deciso di intervenire solo in caso di situazione rischio collasso. L’Italia ha invece preferito agire in anticipo, nel tentativo di evitare di trovarsi in situazioni di emergenza nei prossimi mesi.