Non più monodose
Strada spianata alla seconda somministrazione di Johnson & Johnson
Dopo l'autorizzazione dell'ente regolatore americano Fda, anche l'Ema seguirà la stessa direzione. Oltre 1,5 milioni di italiani hanno ricevuto J&J: probabilmente si ricorrerà a una vaccinazione eterologa con Pfizer o Moderna
Nei giorni scorsi, la Food and Drug Administration (Fda), ossia l’ente regolatorio statunitense per i farmaci, ha approvato l’autorizzazione all’uso di emergenza di una dose di richiamo per il vaccino monodose contro il Covid Janssen (Johnson & Johnson). La dose di richiamo (0,5 ml) potrà essere somministrata, ad almeno due mesi di distanza dalla prima vaccinazione con Janssen, a tutti gli over 18. Quanto all’Europa, al momento si è ancora in attesa di una decisione da parte dell’Ema, ma è più che probabile che anche qui possa arrivare la stessa autorizzazione. Qualche polemica è nata dopo le dichiarazioni di Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza, riguardo i tempi “corti” del richiamo con Janssen dal momento che “dopo due mesi l’efficacia della protezione diminuisce sensibilmente, soprattutto con la variante Delta”, spiegava Ricciardi (di fatto, prendendo alla lettera questa dichiarazione, ci sarebbero migliaia di vaccinati pericolosamente non coperti).
In realtà, la stessa azienda farmaceutica, presentando lo scorso 21 settembre alla Fda i dati degli studi real-world evidence e di Fase 3 condotti su 390 mila persone che avevano ricevuto una dose di J&J, e come “controllo” un campione confrontabile di oltre un milione e mezzo di persone non vaccinate, aveva confermato che un booster di J&J somministrato a due mesi di distanza dalla prima dose producesse un aumento di quattro volte degli anticorpi, mentre con un richiamo a sei mesi di distanza l’aumento arrivava addirittura a dodici volte. Da qui l’indicazione di poter somministrare ad “almeno” due mesi di distanza il richiamo, indicando così solo l’intervallo minimo. C’è infine da aggiungere che gli italiani vaccinati con Janssen sono oltre un milione e mezzo e che ormai da tempo questo vaccino, così come quello di AstraZeneca, non viene più utilizzato. Probabilmente si ricorrerà quindi a una vaccinazione eterologa con Pfizer o Moderna. Questa, secondo il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, avrebbe “il vantaggio di genere una risposta immunologica anche migliore”.