sensazionalismo televisivo
L'attacco di Report contro il governo sui vaccini è incoerente e allarmistico
La trasmissione di Rai 3 accusa l'esecutivo di piegarsi agli interessi di Big Pharma sulla terza dose. Ma è solo una forzatura strumentale. Basta saper ricostruire la vicenda
“È ovvio che la terza dose è il business delle case farmaceutiche”, dice Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, in una puntata dedicata ai vaccini, nel consueto stile di Report, che include sensazionalismo, un po’ di complottismo contro Big Pharma e quel tanto di confusione e mistificazione necessarie a rendere la ricostruzione verosimile. E così Report avrebbe “scoperto un errore” nella campagna di vaccinazione contro il Covid: a migliaia e migliaia di italiani è stata somministrata come terza dose una dose completa anziché mezza, come invece consigliavano “tutti gli enti regolatori e la stessa Moderna”. E questo, secondo Report, per una decisione sbagliata di Aifa avallata dal ministero della Salute. In realtà quanto raccontato dalla trasmissione di Rai 3, più che una “scoperta”, è una forzatura strumentale. E per capirlo basta ricostruire la cronistoria dell’intera vicenda.
Terza dose, perché l'attacco di Report è allarmistico e incoerente
L’ultima tappa riguarda il pronunciamento dell’Ema, sulla terza dose del vaccino di Moderna. Il 25 ottobre l’Agenzia europea per i medicinali autorizza per gli over 18 una terza dose di Moderna da somministrare dopo 6-8 mesi dall’ultima vaccinazione. Questa, spiega l’Ema, “ha portato negli adulti un aumento del livello di quegli anticorpi che stavano diminuendo”. La dose di richiamo, specifica l’agenzia, consiste “nella metà della dose utilizzata per la schedula di vaccinazione primaria”. Pochi giorni dopo, il 28 ottobre, l’Aifa recepisce la decisione. Infine, il 29 ottobre una circolare del ministero della Salute firmata dal dg della Prevenzione, Gianni Rezza, autorizza il richiamo con Moderna “dopo almeno 6 mesi dal completamento del ciclo vaccinale”, con “metà dose rispetto a quella utilizzata per il ciclo primario”.
Qual è il problema? Che per due settimane a settembre il ministero della Salute, sempre su indicazione di Aifa, aveva approvato la dose intera. In sostanza l’accusa di Report al governo e alle autorità sanitarie è di non aver usato a settembre un dosaggio che è stato approvato solo a fine ottobre. C’è un’evidente incoerenza temporale che rende l’accusa ridicola e quindi la discussione può essere chiusa qui. Ma è comunque utile ricostruire la vicenda.
No, non c'è stato alcun ricatto di Big Pharma sui vaccini
Il 2 settembre Ema ed Ecdc (Centro europeo per la prevenzione delle malattie) invitano alla prudenza sulla somministrazione delle terze dosi alla popolazione generale ma, al contempo esortano gli stati a muoversi fin da subito per le coperture dei fragili e degli anziani residenti nelle Rsa. Alla luce di questo pronunciamento, il 9 settembre la Cts di Aifa dà parere favorevole sulla terza dose per i fragili e il 14 settembre una circolare del ministero della Salute fornisce alcune indicazioni preliminari sulla somministrazione di dosi addizionali e di “booster”, come ad esempio una prima lista di patologie per le quali è consigliata una dose aggiuntiva. A seguire, il 27 settembre, una nuova circolare del ministero estende il booster a over 80 e residenti delle Rsa. Per loro, indipendentemente dal vaccino usato per il ciclo primario, viene indicato uno qualsiasi dei due vaccini a mRna autorizzati (Pfizer e Moderna). Arriviamo così all’8 ottobre, quando un’ulteriore circolare ministeriale estende le dosi aggiuntive a over 60 e operatori sanitari. Qui c’è però una novità: per la terza dose di over 60, operatori sanitari e residenti delle Rsa viene indicato solo il vaccino Pfizer. L’opzione Moderna resta invece esclusivamente per i fragili. Chiarita la cronistoria, si può aggiungere che a oggi solo il 2,5 per cento dei booster sono di Moderna a dose completa, un dosaggio che non è associato a rischi maggiori. Soprattutto nel caso dei fragili che, come chiarito da Aifa, sono quelli nei quali è stata osservata “una ridotta risposta anticorpale che appare associata a una minore protezione”.
La tesi di Report, però, è che già il 3 settembre Moderna aveva proposto ai regolatori, Ema in Europa e Fda in America, la mezza dose. E quindi cosa avrebbe dovuto fare il governo? Decidere di somministrare agli anziani la mezza dose solo sulla base delle comunicazioni di Big Pharma senza l’autorizzazione dell’Ema? E se poi non fosse stata sufficiente avrebbe dovuto richiamare i fragili per fare una quarta dose per l’altro mezzo richiamo? Oppure aspettare per un mesetto la decisione dell’Ema lasciando scoperta la popolazione fragile e a rischio morte? Aifa e ministero della Salute hanno, sulla base delle evidenze, consigliato di somministrare una dose completa che è ritenuta efficace oltre che sicura. Cosa che peraltro hanno fatto altri enti regolatori di altri paesi europei, come Francia e Germania. Anche perché il rischio di effetti collaterali, che non sono apparsi in misura anomala con la terza dose completa, nel caso di Moderna riguardano le miocarditi, che però sono più frequenti nella popolazione giovanissima e non in quella anziana a cui è rivolto il booster. Ma il paradosso di questa denuncia che allarma e delegittima la campagna vaccinale è che Report riesce ad accusare il governo e le autorità sanitarie di piegarsi agli interessi di Big Pharma sul “business” delle terze dosi e, al contempo, a puntare il dito contro Aifa e ministero della Salute per non aver modificato subito il dosaggio di un vaccino: avrebbero dovuto fidarsi del comunicato stampa di Big Pharma, oltre un mese prima del pronunciamento di Ema. Con buona pace del principio di non contraddizione.
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