niente allarmismi
Perché l'aumento dei contagi non preoccupa (per ora) il governo
L’incidenza settimanale a livello nazionale è in rapido aumento e le prime dosi sono al palo. Ma prima di introdurre nuove misure, il ministero aspetterà dicembre: grazie al ritmo delle terze dosi che mettono in sicurezza i più fragili, il rischio ospedalizzazioni è sotto controllo
Ieri in Italia si sono registrati 2.818 nuovi casi di Covid e 20 decessi. Come spiegato nell’ultimo monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità, l’incidenza settimanale a livello nazionale è in rapido e generalizzato aumento ed ha superato la soglia di 50 casi settimanali per 100.000 abitanti. Quasi tutte le Regioni sono ormai classificate a rischio epidemico moderato. Questo andamento, suggeriscono dall’Iss, “va monitorato con estrema attenzione e, se confermato, potrebbe preludere a una recrudescenza epidemica”. Tuttavia, per il momento non c’è nessun allarme generalizzato visto che i tassi di occupazione di posti letto in area medica e terapia intensiva associati al Covid sono restano sotto controllo.
E tutto questo grazie ad una buona risposta alla campagna vaccinale. Il 75.6% della popolazione totale è stato completamente vaccinato e il 3.1% è in attesa di seconda dose. Ha ricevuto una dose aggiuntiva il 2.71% della popolazione. Ricordiamo però che a oggi l’offerta di una terza dose è limitata a fragili, over 60, residenti nelle Rsa e personale sanitario e dunque complessivamente l'ha ricevuta il 26,3% dei 4,8 milioni di over 60 che hanno concluso il ciclo vaccinale più di 180 giorni fa. Se le somministrazioni delle terze dosi stanno procedendo ad un buon ritmo, lo stesso non può dirsi per le prime dosi ormai assestatesi a livelli molto bassi da alcune settimane. Questo il dato più preoccupante dal momento che, come ribadito dall’Iss, “una più elevata copertura vaccinale, il completamento dei cicli di vaccinazione ed il mantenimento di una elevata risposta immunitaria attraverso la dose di richiamo nelle categorie indicate dalle disposizioni ministeriali, rappresentano gli strumenti principali per prevenire ulteriori recrudescenze di episodi di aumentata circolazione del virus sostenuta da varianti emergenti”.
Il nuovo obiettivo della campagna vaccinale fissato dal ministro della Salute, Roberto Speranza, è quello di immunizzare il 90% della popolazione vaccinabile. Popolazione che entro questo mese potrebbe essere ampliata con l’atteso via libera da parte dell’Ema per la vaccinazione con Pfizer anche della fascia d’età 5-11 anni, così come sta già avvenendo negli Stati Uniti. Riuscendo ad immunizzare il 90% della popolazione si ritiene di poter non tanto raggiungere l’immunità di gregge, discorso ormai accantonato da oltre un mese con la predominanza della variante Delta e il calo della protezione dei vaccini dall’infezione, quanto piuttosto tenere sotto controllo la curva epidemica. Il problema è che mantenendo un ritmo di prime dosi inferiori alle 50mila somministrazioni al giorno si rischia di raggiungere questo obiettivo solo a 2022 inoltrato.
Che fare allora? Al momento nulla, ma tre solo le opzioni di lavoro considerate già pronte dalle parti del Ministero della Salute. Prima di ufficializzarle, con ogni probabilità si aspetterà dicembre per verificare sia il quadro epidemiologico che l’andamento della campagna vaccinale. Se a quel punto l’obiettivo del 90% dovesse essere ancora troppo lontano, la strategia potrebbe essere la seguente. Prima mossa: posticipare al 31 gennaio 2022 la scadenza dello stato di emergenza. Seconda mossa: prolungare l’obbligo di green pass almeno fino a tutta la prima parte del 2022. E poi, per andare a scacco, si starebbe pensando all’introduzione di un possibile obbligo vaccinale selettivo, sulla stessa lunghezza d’onda di quello già in vigore per il personale sanitario, per almeno una parte di quei lavoratori a contatto con il pubblico. Parliamo di una platea di milioni di persone. E questo permetterebbe di far fare alla campagna vaccinale un sensibile balzo in avanti, anche al netto delle possibili resistenze da parte degli irriducibili no vax. Ma per il momento la strategia prevede l’attesa e l’attento monitoraggio dell’evolversi della situazione.