La pandemia dei non vaccinati
Così l'Italia affronta la quarta ondata Covid. Parla Sileri
Il sottosegretario alla Salute allontana i toni da emergenza: "Per l'andamento attuale e anche previsionale di questa ondata, i posti letto sono più che sufficienti". Merito della campagna vaccinale e del green pass. La situazione regione per regione
Prima il report dell'Istituto superiore di sanità, secondo cui l'indice di trasmissibilità è tornato ai livelli di agosto e tutte le regioni italiane sono a rischio moderato. Poi la conferenza stampa con il ministro Roberto Speranza, il generale Giovanni Paolo Figliuolo e Franco Locatelli, riuniti per ribadire la necessità di procedere con le vaccinazioni mentre l'Europa affronta la quarta ondata del virus. Torna l'allarme Covid anche in Italia? “L'allarmismo deve essere misurato”, dice il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, che numeri alla mano prova a spiegare perché anche una pandemia dei non vaccinati, benché non auspicabile, sarebbe comunque gestibile per il sistema ospedaliero italiano.
Dopo avere messo da parte l'indice di trasmissibilità Rt dai criteri che guidano la classificazione dei colori della regione, al centro delle valutazioni ci sono i ricoveri nei reparti ordinari e in terapia intensiva: le soglie critiche sono fissate rispettivamente al 10 e al 15 per cento. Guardando al dato nazionale, prima di analizzare la situazione per regione, risulta che oggi i ricoveri in terapia intensiva si attestano al 4 per cento, mentre nei reparti ordinari si arriva al 5 per cento. Intorno a questa media, ci sono le differenze tra le regioni, che come ricorda Sileri oscillano nel primo caso tra lo zero e il 10 per cento e dal 2 al 12 per cento nel secondo. “Abbiamo 9.092 posti in terapia intensiva in tutta Italia. Di questi, 4.026 sono quelli attivati come terapia intensiva per il Covid. È evidente che in caso di necessità sono tutti posti letto disponibili”. Un discorso che vale anche per i ricoveri ordinari: “Sono 19.955 quelli attivati per far fronte all'emergenza Covid, per un totale 57.727”.
Nessun allarme: "I posti letto sono più che sufficienti"
Sulla base di questi dati, spiega allora il sottosegretario, "é evidente che per l'andamento attuale e anche previsionale di questa ondata, i posti letto sono più che sufficienti". Anche in relazione alla quota non immunizzata tra gli over 50, che rappresenta la platea più sensibile agli effetti del virus. "Più che pandemia dei non vaccinati direi che si tratta di ondate, con ricoveri prevalentemente tra coloro che non si sono vaccinati", dice Sileri. "Ondate che saranno, a livello numerico, sempre inferiori, perché sono evidenti gli effetti dei vaccini. Questo è un fatto. Come del resto è già evidente in tanti paesi, come in Romania, Stati Uniti e Regno Unito". Il riferimento è alle conseguenze gravi della malattia, rispetto alle quali il vaccino garantisce una protezione quasi totale, e non tanto al numero dei nuovi positivi.
"Ecco perché - continua – l'allarmismo deve essere cauto, bisogna valutare i numeri. Se si prendono quelli di altri paesi, come la Francia ad esempio, il problema è che la percentuale dei non vaccinati sopra i 50 anni è molto ma molto più alta rispetto alla nostra". In Italia gli over 50 non coperti sono circa circa 2 milioni 700 mila. "Un numero assoluto sicuramente cospicuo, ma in percentuale basso. Sono meno del 5 per cento quelli sopra gli 80 anni, meno dell'8 per cento tra i 70 e i 79, intorno al 10 per cento fra i 60 e i 69 anni. Sono intorno al 13 per cento quelli tra i 50 e i 59".
A questo, dunque, si deve la situazione di "vantaggio" dell'Italia rispetto al resto dell'Europa: a una campagna vaccinale che è ben oltre l'80 per cento e guarda ormai alle terze dosi, come annunciato da Speranza, Figliuolo e Locatelli questa mattina. E poi, conclude il sottosegretario, "abbiamo un'arma in più, che è insita nel green pass. Perché c'è una diagnostica obbligatoria per poter lavorare, quella che deriva dai tamponi e scova quel sommerso di positivi che altrimenti non troveremmo".
I numeri regione per regione
Nel caso della terapie intensive, seguendo le elaborazioni di Agenas - l'Agenzia per i servizi sanitari regionali, il territorio messo peggio è quello delle Marche: i respiratori risultano occupati oltre il 10 per cento (22 ricoveri su 214 posti), la soglia critica stabilita dal ministero della Salute. Situazione da monitorare anche in Friuli Venezia Giulia, dove la percentuale è al 9 per cento (16 su 175), un dato che potrebbe dipendere anche dalle manifestazioni contro il green pass delle scorse settimane, e in Umbria dove si attesta all'8 per cento. Al contrario le regioni più virtuose sono la Basilicata e la Valle d'Aosta, con un tasso di occupazione pari a zero. Tutte le altre si muovo fra il 3 e il 6 per cento.
Prendendo in esame l'indice relativo ai ricoveri in aree mediche, sono invece Calabria e provincia autonoma di Bolzano, a destare qualche preoccupazione: qui, i tassi sono rispettivamente al 10 e al 12 per cento. In questo caso il limite d'allerta è fissato al 15 per cento. Poi troviamo la Sicilia (8 per cento), Campania, Lazio e Basilicata (7 per cento), Umbria e Marche (6 per cento). La più virtuosa in questo senso è invece la Sardegna, al 2 per cento. Con tutti gli altri territori con indicatori compresi tra il 3 e il 5 per cento.
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