l'intervista
"È l'ora di un super green pass", dice Walter Ricciardi
Parla il consulente di Speranza: “I governatori chiedono un lockdown solo per i non vaccinati? Sono d’accordo. Contro i medici no vax servono radiazioni tempestive”
“Il green pass così com’è ha delle forti vulnerabilità. E’ arrivato il momento di introdurne una versione rafforzata, una super certificazione verde. Perché siamo in una condizione migliore degli altri paesi europei, ma non dobbiamo commettere l’errore di pensare che la pandemia sia acqua passata”. Il consulente del ministro Speranza Walter Ricciardi rimanda al mittente le accuse di “catastrofismo”, che sempre accompagnano le sue esternazioni sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria. E in quest’intervista col Foglio chiede di prepararsi a dovere per fronteggiare un inverno che altrove spaventa già, a pochi chilometri dai nostri confini. “Tutto parte dalla comprensione che questa quarta ondata è causata da un virus completamente diverso, molto più contagioso e anche un po’ più letale”, premette. “Se non si capisce che siamo di fronte a una battaglia completamente diversa, corriamo il rischio che hanno corso altri governi. Come la Danimarca, che ha pensato di essersi completamente liberata del problema. O altri, come Austria e Germania, che si sono trovati in grande difficoltà e stanno affrontando un’ondata peggiore delle precedenti. In guerra per prima cosa devi conoscere il nemico: se ti aggredisce con una spada, come il virus di Wuhan. Con una pistola, come la variante inglese. O addirittura con un mitragliatore, come quella delta”, spiega l’igienista dell’Università Cattolica. Allora perché, professore, questa versione del green pass poco si adatta a questa fase? “Innanzitutto si pone un problema di controlli. Nel senso che ad oggi in certe circostanze s’è vista una certa eterogeneità. C’è bisogno di agire sui controllori in maniera più incisiva. Dopo di che, il certificato verde ha un vero e proprio tallone d’Achille che sono i tamponi antigenici. Non è solo un fatto di onerosità, ma di circolazione del virus. Nel migliore dei casi il tampone antigenico lascia scoperto un 30 per cento di falsi negativi. Che così sono liberi di circolare ed esporre troppi soggetti, magari fragili, al rischio di contagio”.
La soluzione, quindi, sarebbe quella di dotarsi di uno strumento più selettivo. Che pian piano disgiunga, suggerisce Ricciardi, l’omologazione tra effettuazione del test e inoculazione del vaccino. Ad esempio permettendo una serie di attività ai soli possessori di questo certificato rafforzato. “Penso ai luoghi della socialità, dove c’è un afflusso di massa. Negli stadi, nei locali e nei cinema, si può prevedere l’ingresso solo per chi ha completato il ciclo vaccinale. In Austria e in Germania ci sono già arrivati e credo che ci arriveremo anche noi. Io per quel che mi riguarda mi auguro che accada il prima possibile”.
In parte è un tentativo per cercare di rispondere al monito che, anche ieri, hanno diffuso alcuni presidenti di regione come Giovanni Toti, Massimiliano Fedriga, Attilio Fontana e Roberto Occhiuto, quando hanno chiesto che eventuali nuove restrizioni non valgano per chi ha scelto di vaccinarsi. Una richiesta, quella di imitare quanto accade in Austria, che Ricciardi definisce “scientificamente plausibile, e che personalmente condivido. Ma in questa fase più che ipotizzare nuovi lockdown è meglio premere sull’acceleratore delle vaccinazioni. Già adesso ci sono degli automatismi che fissano delle restrizioni ad esempio per il riempimento degli spazi pubblici. E’ del tutto evidente che capisco e condivido la richiesta dei governatori, perché è chiaro che nel caso si introducessero nuove chiusure non debbano pagarla anche quelli che si sono vaccinati e hanno rispettato le regole. Ma credo che sia un’istanza estrema che si può realizzare nel momento in cui non si raggiungono gli obiettivi della campagna vaccinale. E di cui in ogni caso si deve incaricare la politica”. E però, chiediamo, non sarebbe meglio, invece di arrivare a una misura così impattante come il lockdown differenziato, dare seguito a quell’obbligo vaccinale a lungo evocato nel recente passato, come propone il presidente della fondazione Gimbe Nino Cartabellotta? “Ma un intervento del genere avrebbe bisogno di una legge e porterebbe a tutta una serie di tensioni di natura politica”, dice il consulente del ministro.
“Non so nemmeno se ci sia in Parlamento una maggioranza per approvare una legge del genere”, prosegue Ricciardi. “I non vaccinati sono o impauriti o male informati. Vanno accompagnati. L’obbligo sarebbe una misura estrema che in questo momento considero non necessaria”. L’altro grande tema di queste settimane è quello delle terze dosi. Da cui discendono, a ricasco, gran parte degli obiettivi di immunizzazione stilati dal governo nelle settimane e nei mesi a venire. Il ministro Speranza ha reso noto che le dosi aggiuntive tra richiami e booster hanno superato i tre milioni. E che la disponibilità dei vaccini non è in discussione. “Con questa variante abbiamo avuto l’evidenza che gli anticorpi tendono a calare dopo sei mesi. Da qui il bisogno di sottoporsi alla terza dose, per un dovere di protezione innanzitutto verso se stessi”, spiega pazientemente Ricciardi introducendo l’altro discrimine che dovrebbe avere un peso nelle prossime settimane: e cioè tra chi ha scelto coscientemente di sottoporsi alla terza dose e chi no, preferisce rimandare. “Una misura ragionevole sarebbe il warning prospettato per esempio dall’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato. Ti arriva sul telefono un avvertimento che ti informa: la tua protezione sta scemando. E se non effettui il richiamo perdi il certificato verde. Semplice e funzionale”.
Sarà un banco di prova importante perché l’irruzione della delta (e financo della delta plus) ha fatto saltare i parametri della cosiddetta immunità di gregge. E’ ancora Ricciardi a sostenere che “l’obiettivo del governo dovrebbe essere quello di vaccinare praticamente il 95-96 per cento della popolazione, al pari di quel che accade per morbillo e varicella”. Anche se ancora, a livello nazionale, si continuano a contare casi di medici e operatori sanitari no vax che a causa del loro proselitismo finiscono per ingrossare le sacche degli scettici. Cosa si può fare in questi casi? “Ci vuole molta più rapidità da parte degli ordini professionali. Bisogna accelerare quel meccanismo per arrivare a sanzioni importanti come la radiazione, non rimanendo ostaggio dei ricorsi che permettono ad alcuni medici di continuare a fare danni”, dice Ricciardi. Che per le festività natalizie del mese prossimo, non prevede uno scenario a tinte fosche. Tutt’altro. “Non sarà un Natale sereno ma sicuramente controllato, se rispetteremo le prescrizioni di distanziamento e di igiene e la campagna di vaccinazione andrà avanti, avremo meno restrizioni dello scorso anno. Certo, alcune regioni sono al limite della zona gialla per via delle manifestazioni no pass, e in questo caso dovranno stare ancora più attente”.
A proposito di quanto accaduto a Trieste e in altre città italiane, come giudica quelle immagini di assembramenti? “Con rammarico. E’ un malinteso senso della libertà, di danneggiare la vita dell’80 per cento della popolazione che segue le regole. Una caratteristica di questo paese è anche quella di dare uno spazio sproporzionato ad alcune voci che non sono affatto rappresentative. Ci fa arrabbiare il fatto che le persone per bene siano danneggiate”.
Se non si dovesse arrivare, da parte del governo, a una serie di correttivi tempestivi per governare la pandemia, da una posizione di vantaggio rischiamo di attardarci rispetto agli altri paesi che già corrono al riparo? “Sarebbe doloroso, ma credo che il governo stia facendo bene, seguendo l’evidenza scientifica. Guardate a quello che è successo in Inghilterra. Dove da metà luglio è come se vivessero in una bolla. Senza mascherine, con i locali affollati. E’ stata una scelta dell’esecutivo ma anche i cittadini, compiacenti, hanno una parte di responsabilità. Da noi non deve accadere lo stesso”. Lo sa, infine, che come ogni volta gli daranno di nuovo dell’allarmista? “Vorrei tanto non aver avuto ragione in passato. Non lo dico per piaggeria. Ma ho sempre e solo seguito i dati”, ci dice Ricciardi senza nascondersi nella fitta bruma delle perifrasi. “Avrei preferito sbagliarmi e risparmiarmi 70mila morti, lo dico con grande sincerità”.
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