I pazienti “nascosti” dall'emergenza Covid
Visite e interventi cancellati causeranno morti indirette nei prossimi anni
Dai primi mesi del 2020, e per oltre un anno, l’emergenza Covid ha monopolizzato il Servizio sanitario nazionale che ha dovuto far fronte allo stato pandemico mettendo in campo tutte le risorse a disposizione in termini di personale, strumentazione e possibilità di ricovero, lasciando in secondo piano tutta la parte della popolazione che necessitava di altre prestazioni o di altre cure. Tra le persone non coinvolte dal Covid si possono immaginare due macro categorie: quella di chi nonostante le difficoltà di gestione delle cure e le diverse modalità di accesso alle strutture è riuscita a proseguire i trattamenti nei tempi prestabiliti, e quella che rappresenta i pazienti nascosti da questa pandemia, spariti dai radar della sanità per diversi motivi.
Va detto che non esiste al momento una letteratura sufficientemente estesa che dia contezza dei numeri del fenomeno dei nascosti, ma si tratta di un problema che ha assunto grande rilievo e che è riferibile a diverse casistiche, tra le quali si trovano: pazienti no-Covid che hanno rinunciato alle cure per propria volontà – soprattutto per la paura nell’accedere agli ospedali e di contrarre il virus – o per congestionamento del servizio sanitario, pazienti ai quali non è stata effettuata una diagnosi per mancata prevenzione; e ancora pazienti long-Covid nei quali persistono di sintomi fisici (fatica, astenia, cefalea etc.) e psicologici (ansia, stress, insonnia, etc.) che non si esauriscono nella fase acuta dell’infezione, ma che si possono prolungare per più tempo; e persone che presentano sintomi da long-Covid di tipo psicologico, ovvero che non sono direttamente venute a contatto con il virus ma che hanno riportato conseguenze psicologiche dovute alla pandemia.
Il punto più impattante riguarda i pazienti ai quali non è stata effettuata una diagnosi: secondo uno studio condotto dall’European cancer organisation (Eco), si stima che a oggi in Europa ci siano un milione di casi di cancro potenzialmente non diagnosticati. Si deve considerare che dall’inizio della pandemia non sono stati eseguiti circa 100 milioni di test di screening, ovvero una persona su due con potenziali sintomi di cancro non è stata inviata alla diagnosi e un malato di cancro su cinque è ancora senza il trattamento chirurgico o chemioterapico necessario. Questi sono solo alcuni numeri legati ai pazienti oncologici non-Covid, ma delineano bene il preoccupante strascico che la pandemia ha generato.
Per comprendere la complessità della situazione, bisogna considerare anche altre categorie di pazienti, tipo i diabetici per i quali c’è stato un forte calo nell’accesso ospedaliero; uno studio dell’Asl 3 di Genova ha osservato che, tra marzo e dicembre 2020, su 20.491 pazienti trattati negli ambulatori, solo 14.819 (72 per cento) abbiano fatto almeno una visita di controllo. Inoltre, il numero di accessi alle cliniche per una prima valutazione diagnostica durante il 2020 è diminuito del 59,8 per cento rispetto all’anno precedente. A livello nazionale, l’Associazione medici diabetologi (Amd) stima una diminuzione del 22,5 per cento degli accessi sia per prime visite che per follow up e la significativa riduzione degli accessi alle cure di questi pazienti ha determinato anche l’interruzione dell’educazione preventiva, così come la diagnosi precoce e il trattamento delle complicanze.
Impatta molto anche il numero delle persone con malattie cardiache strutturali, che secondo quanto osservato da gruppo di clinici della Società italiana di cardiologia interventistica (Gise) hanno ricevuto trattamenti interventistici effettuati dal 16 marzo al 12 aprile 2020, per un numero di 185, contro le 909 nello stesso periodo dell’anno precedente. Infine un’analisi prodotta da Altems su dati Agenas ha stimato che nei primi quattro mesi dall’inizio della pandemia siano stati fatti 1.1 milione di ricoveri in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ciò significa che di Covid ci si è ammalati e purtroppo a volte si è morti anche indirettamente, con cifre che andranno a delinearsi nel prossimo futuro, e che impongono una riflessione approfondita su come la sanità debba essere trattata nel prossimo futuro.