l'accelerazione
Sprint vaccinale fra testimonial e campagna per i bambini: "È un loro diritto"
"È importante affrontare la questione nella giusta prospettiva: le valutazioni devono comprendere sia gli aspetti medici e assistenziali, sia gli aspetti psicologici e sociali che caratterizzano la condizione dell’infanzia rispetto alla pandemia". E Intanto il governo pensa a spot promozionali per spingere sulla terza dose. Parla il prof. Villani
Il super green pass, la terza dose, i vaccini ai bambini tra i cinque e gli undici anni: tra queste punte devono snodarsi le decisioni governative nel prossimo mese, anche considerando l’effetto psicologico, prima che medico, dell’affacciarsi sulla scena della variante Omicron. E se i ministri della Salute del G7 hanno ieri espresso, in proposito, la necessità di un’azione urgente (“supportare la vaccinazione nei paesi più fragili”, ha detto Roberto Speranza), tra ministero della Salute e Palazzo Chigi si pensa a come dare seguito alle parole del premier (che in fase di avvio del super green pass aveva dichiarato l’intenzione di avviare una campagna energica di informazione). Dice intanto al Foglio il professor Alberto Villani, direttore del Dipartimento d’Emergenza, Accettazione e Pediatria Generale del Bambin Gesù: “È un diritto dei bambini essere vaccinati”.
Vaccini, le due campagne del governo per bambini e terze dosi
Siamo nel giorno in cui un contributo involontario alla futura campagna d’informazione l’ha data il cosiddetto “paziente zero” contagiato dalla Omicron, il quarantottenne dipendente di Eni tornato dal Mozambico: “Considerato il campione della mia famiglia, che comprende uomini e donne di età dagli 8 anni agli 81 anni e i sintomi blandi riscontrati in questi dieci giorni”, ha detto, “posso affermare di essere soddisfatto di essere stato vaccinato poiché il vaccino ha funzionato nel nostro caso in maniera egregia”. Ma se le Regioni inviano dati rassicuranti sulla campagna di vaccinazione, c’è chi, negli ambienti governativi, da un lato saluta con favore le notizie che parlano di “boom” di terze dosi e prime dosi in chi non le aveva fatte, anche per effetto del super green pass, ma c’è anche chi ragiona su come raggiungere i titubanti, specie quelli che hanno fatto due dosi ma, di fronte alla variante, restano perplessi (sono quelli che dicono: “Se arriva comunque la variante, che cosa mi vaccino a fare?”).
E l’idea, ancora allo stadio di ragionamenti preliminari che corrono tra ministero della Salute, governo e staff del commissario Francesco Paolo Figliuolo, potrebbe intanto essere quella di procedere con una serie di spot fatti da testimonial d’eccezione, oltre che con una campagna più diretta sulla vaccinazione dei bambini (ieri il ministro Speranza ha intanto dichiarato di voler vaccinare i suoi figli). Non si può tornare indietro, questo il punto: l’economia ha appena ripreso fiato, i vaccini impediscono di intasare gli ospedali, bisogna convincere e spiegare (intanto sindaci e presidenti di Regione si muovono sul fronte “mascherine all’aperto nelle vie affollate”).
Villani: "Vaccinare i bambini per proteggerli"
Ma come convincere? E come dissipare i dubbi dei genitori sulla vaccinazione 5-11? Dice Villani al Foglio: “Intanto, come è stato sottolineato in un documento co-firmato dalla Società italiana di Pediatria e dall’Associazione dei Medici pediatri, è importante affrontare la questione nella giusta prospettiva: le valutazioni devono comprendere sia gli aspetti medici e assistenziali – ovviamente prioritari – sia gli aspetti psicologici e sociali che caratterizzano la condizione dell’infanzia rispetto alla pandemia. I bambini devono essere vaccinati intanto per proteggerli – perché se è vero che a morire per fortuna sono pochi, è anche vero che non sappiamo a monte quali effetti il virus può avere su quel determinato bambino. E ci sono stati casi di insorgenza della sindrome infiammatoria multisistemica a sei-otto settimane dopo un contagio anche asintomatico. Il vaccino protegge ed è sicuro, lo ribadiamo, come ribadiamo che i bambini hanno diritto a una vita normale”. Poi, dice Villani, “il benessere a cui un bambino ha diritto si basa sulla qualità della vita, menomata sotto la pandemia. Ci sono bambini fortemente colpiti: aumentano i casi di depressione, autolesionismo, obesità, per non parlare dell’impoverimento culturale. Sono motivi più che sufficienti, visto oltretutto l’alto numero di bambini vaccinati in sicurezza negli Usa, quasi un milione al 12 novembre”.
Nel giorno in cui il coordinatore del Cts Franco Locatelli parla del 23 dicembre come possibile data d’avvio della campagna vaccinale 5-11, Villani invita a evitare “di cadere vittime del ricatto di pochi scriteriati e disinformati che rifiutano il vaccino e poi magari occupano posti in terapia intensiva, togliendoli a chi, affetto da altre patologie, ne avrebbe bisogno”. Come comunicare in pandemia, questo è il problema. E le parole dell’ex premier Mario Monti, a La7 e alla festa di questo giornale a Firenze, hanno aperto il dibattito: “Diciamo di stare in guerra”, ha detto Monti, “ma c’è da chiedersi in questa guerra in un sistema democratico come si affronta l’emergenza? E’ confacente che ogni canale tv dedichi 10-15 ore al giorno a questi temi?”.
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