Variante Omicron, a gennaio i primi test per un vaccino ad hoc, dice il capo della ricerca di Moderna
Il vaccino ancora efficace nell'evitare i casi gravi, meno nella protezione dall'infezione e dalla trasmissione del virus. "La nuova variante non è più patogena, non facciamo allarmismo esagerato", dice Vaia, il direttore sanitario dello Spallanzani
Con la diffusione della variante Omicron in salita, anche "l'aggiornamento" dei vaccini a Rna accelera. L'azienda farmaceutica americana Moderna ha annunciato ieri al Guardian di poterlo produrre in larga scala "entro l'inizio del prossimo anno".
“Nei mesi passati abbiamo sviluppato altre versioni del vaccino, proprio per tentare di essere pronti nel caso di nuove varianti"ha detto oggi a Sky TG24 Andrea Carfi, a capo delle operazioni di ricerca scientifica di Moderna. "Ci siamo messi in moto per generare un vaccino che è disegnato proprio per questa nuova variante e dovremmo essere in grado di iniziare degli studi clinici a gennaio”. Il chief scientific officer di Moderna aggiunge che l'azienda “ha dimostrato nei mesi scorsi di essere in grado di partire dalla sequenza e di arrivare a studi clinici entro 40-60 giorni. Quindi speriamo, entro gennaio, di poter fare anche questi test”.
“Siccome questa nuova variante ha molte mutazioni nella proteina Spike, che è poi il target degli anticorpi, si pensa che il vaccino avrà minore efficacia nella protezione dall’infezione e dalla trasmissione del virus, ma pensiamo, e si spera, che continui ad avere un’alta efficacia nella prevenzione dei casi più seri”, ha spiegato Carfi.
“I colleghi ci hanno dato visione di quello che sta accadendo adesso in Sudafrica", ha detto sempre a Sky TG24 Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive Spallanzani, dove è al lavoro la task force che ha il compito di analizzare i dati e predisporre il sequenziamento dei ceppi a fini di sorveglianza virologica, e che ieri ha avuto modo di confrontarsi con i colleghi dell’Istituto nazionale di malattie infettive del Sudafrica. "Non condivido, francamente, questo allarmismo esagerato. In questo momento in Sudafrica c’è una variante, che chiamiamo Omicron, che quasi sicuramente, così come successo tante altre volte, sostituirà quella precedente. Questa variante non sembra, al momento, molto più patogena, quindi, per essere chiari, non dà una malattia più grave rispetto alle altre varianti: questo è un dato veramente importantissimo, per cui non credo che ci siano motivi di allarme. Certo è stata isolata quindici giorni fa, dobbiamo ancora attendere, ma studiamo, verifichiamo per adeguare gli strumenti. Tuttavia non c’è motivo d’allarme”.
“Certo” Omicron “è stata isolata quindici giorni fa - ha proseguito -, dobbiamo ancora attendere, ma studiamo e verifichiamo per adeguare gli strumenti”. E ancora: “I colleghi” sudafricani “ci hanno messo da subito a disposizione il virus, che ci consegneranno nei prossimi giorni, e li ringraziamo per questo. Noi lo sequenzieremo, lo isoleremo, e, come sempre, dovremo verificare poi insieme quali sono le misure da adottare. Certamente, e lo diciamo da giorni, le aziende dovranno aggiornare il vaccino alle varianti in corso, compresa questa Omicron. Se dovremo aspettare ancora due settimane per sapere con cosa abbiamo a che fare? No, credo - ha proseguito Vaia - che le aziende debbano da subito mettersi a lavoro. Non so come siano usciti fuori questi 15 giorni perché i colleghi l’hanno già sequenziata e noi approfondiremo ulteriormente, ma i dati sono quelli. Per cui le aziende farmaceutiche già sono in grado di poter aggiornare il vaccino”. “Dobbiamo arrivare ad un vaccino - ha concluso - che ha un richiamo annuale, però aggiornato alle varianti che man mano si evidenziano”.
“Da quello che abbiamo visto in Sudafrica – dice Vaia – sicuramente il vaccino sembra essere protettivo rispetto a questa variante. E lo stesso cittadino italiano” contagiato “era stato vaccinato in doppia dose, e non ha sintomi. Questa cosa ci fa dedurre, ancora una volta, che il vaccino è uno strumento importante e che funziona”.
Trattamenti farmacologici
Anche l'Italia si sveglia e frena sull'uso dei bloccanti della pubertà
Rapporti alla mano /22