la ricorrenza
9 dicembre 1979: quando l'Oms annunciò che il vaiolo era stato sconfitto
Quarantadue anni fa l'Organizzazione mondiale della Sanità rese ufficiale che la malattia era stata estirpata. Fu una prima volta. Come mai oggi non uccide più? La risposta è nella storia del vaccino
Il 9 dicembre 1979 l’Organizzazione Mondiale della Sanità annunciò all’umanità che il vaiolo aveva cessato di essere una minaccia: “Il mondo e i suoi popoli hanno ottenuto la libertà dal vaiolo, una delle malattie più devastanti a manifestarsi con epidemie in molti paesi sin dai tempi più remoti, lasciando morte, cecità e deturpazione nella sua scia e che solo un decennio fa era dilagante in Africa, Asia e Sud America”. È stata la prima volta che una malattia è stata estirpata, anche se il virus esiste ancora. Di fronte al problema etico se fosse giusto far estinguere deliberatamente una cosa che per quanto micidiale comunque esiste in natura e al problema pratico di non restare sprovvisti in caso di improvvisa ricomparsa, 600 campioni sono stati conservati nei due centri di ricerca di Atlanta e di Mosca. Tuttora, solo un’altra malattia è stata debellata allo stesso modo: la peste bovina, nel 2011.
E sì che, secondo gli studiosi, il vaiolo nella storia umana aveva fatto la sua comparsa ben 12.000 anni fa. Si tratta di uno di quei mali che l’umanità ha acquisito per la vicinanza a animali di allevamento con la rivoluzione neolitica.. Ancora a fine anni ’60 di vaiolo moriva il 40 per cento dei contagiati: almeno due milioni di vittime ogni anno, tra i 300 e i 500 milioni in tutto il XX secolo. Eppure, oggi non uccide più. Come è stato possibile? Lo si intuisce sapendo che dal vaiolo ha preso il nome una pratica che ora si applica a una quantità di altre malattie, e che prende anche il più diffuso nome di vaccino appunto dal vaiolo vaccino. Una varietà della malattia che veniva ai bovini e che era meno grave, ma che nelle persone contagiate creava immunità anche verso la variante letale. Fu il medico inglese Edward Jenner che notò questa immunità in persone che lavoravano a contatto con i bovini, ed ebbe l’idea di “contagiarci” apposta la gente a scopo protettivo, con un po’ di pus infetto. Accadde nel 1796, e subito si scatenò quel tipo di polemiche che oggi sono tornate di gran moda nel momento della pandemia di Covid.
I No Vax di oggi e di allora dicono e dicevano che “non si sa cosa c’è dentro”. Quelli di allora avevano più ragione di quelli di oggi, nel senso che effettivamente Jenner non aveva bene idea di come funzionasse quel meccanismo, che stava applicando in modo empirico. Morirà, nel 1823, senza averlo mai capito. Solo nel 1879 Louis Pasteur riuscirà a ottenere lo stesso effetto sul colera dei polli, scoprendo che il principio per cui l’agente patogeno in forma attenuata crea immunità può essere applicato in automatico.
Si è cercato di fare lo stesso col Covid 19: in tempi rapidi, da cui l'accusa che chi si vaccina “fa da cavia”. Mai però evidentemente quanto i pazienti di Jenner.. Anche l’osservazione che il vaccino non sempre funziona è corretta. Al tempo di Jenner coloro che morivano di vaiolo dopo essere stati contagiati erano però il 3 per cento tra i vaccinati, e il 45 per cento tra i non vaccinati. Gli ultimi dati dell'Istituto superiore di Sanità in Italia indicano che per un non vaccinato il rischio rispetto a un vaccinato da meno di 5 mesi è 10 volte maggiore di ricovero, 16 volte maggiore di terapia intensiva, 9 volte maggiore di morte. Insomma, è un problema di scala. Jenner inizia nel 1796, in Italia l’obbligo è imposto nel 1888, ma a livello mondiale la vera campagna di vaccinazione massiccia inizia negli anni ’50, per intensificarsi nel 1967 e arrivare appunto alla vittoria nel 1979.