L'intervista
“Calabria in giallo? Colpa di anni di malasanità. E mancano le risorse per le assunzioni". Parla Occhiuto
"Il numero dei contagi non è altissimo come in altre regioni, è il deficit strutturale che ci porta a cambiare colore. Il problema non riguarda spazi e attrezzature, ma i medici che sono davvero pochi. Obbligo vaccinale? Non sarebbe una bestemmia”, dice il presidente della regione
Con tutta probabilità, per la Calabria, sarà un Natale in giallo. Occorrerà certamente fare attenzione, ma non è il momento degli allarmi, la situazione è ancora sotto controllo: “Cambierà poco, perché le restrizioni riguardano solo i non vaccinati, e torna l’obbligo di mascherina anche all’aperto. Ma questa misura l’abbiamo già reintrodotta qualche giorno fa. È giusto però che i calabresi prendano coscienza del fatto che, con un sistema sanitario fatiscente come il nostro, dobbiamo stare più attenti degli altri”. Il presidente Roberto Occhiuto anticipa l’ordinanza che dovrebbe arrivare nel pomeriggio da parte del ministro della Salute Roberto Speranza. Niente più zona bianca, a causa di una pressione ospedaliera che supera le soglie d’allerta: le terapie intensive risultano occupate al 10 per cento e il tasso di ricoveri arriva al 17 per cento. Sono gli effetti, spiega al Foglio il governatore di Forza Italia, di anni di mala gestione: “Il numero dei contagi non è altissimo come in altre regioni, è il deficit strutturale che ci porta in zona gialla”.
Una carenza ben rappresentata dai dati Agenas (Agenzia sanitaria per i servizi sanitari regionali): in Calabria si contano 9,6 posti letto in terapia intensiva ogni 100 mila abitanti (in tutto sono 181). A fronte di una media nazionale di 15,6. In Italia, per dire, fa peggio solo la Campania con 9.2. “Ma non è facile colmare i ritardi derivanti da 12 anni di commissariamento della sanità, nei quali né si è ridotto il debito, né si è aumentata la qualità delle prestazioni”, dice ancora Occhiuto.
Viene da chiedersi allora se la Regione sia in grado di rispondere allo stress che la risalita dei contagi, più 30 per cento nell’ultima settimana secondo la fondazione Gimbe, potrebbe imporre. È il caso di richiedere il supporto del ministero della Difesa e della strutturale commissariale? “Stiamo utilizzando molto le strutture del generale Francesco Paolo Figliuolo, un supporto prezioso, soprattutto per incrementare la campagna vaccinale. Quanto alle terapie intensive – continua Occhiuto che da qualche settimana è anche il commissario alla Sanità regionale – il problema non riguarda gli spazi e le attrezzature, ma i medici”. Cioè? “Di anestesisti e rianimatori ce ne sono davvero pochi. E proprio a causa del commissariamento e del piano di rientro non abbiamo potuto procedere ad assunzioni a tempo indeterminato. Diventa quindi difficile trovare personale che venga a lavorare da noi per qualche mese, quando altre regioni o anche strutture private offrono contratti migliori. Per questo ho chiesto alle università di poter ricorrere quantomeno agli specializzandi in medicina al quarto anno, che possono svolgere, in affiancamento, funzioni di assistenza”.
E se così non fosse, se la situazione dovesse farsi più critica, è pronto un piano B? Draghi o il ministero della Salute, da questo punto di vista, come si pongono? “È ancora prematuro parlarne, perché nonostante tutto siamo in una situazione di assoluta sostenibilità, con un numero di ricoveri gestibile”, rassicura Occhiuto. Che spiega come il rapporto con Roma “sia stato in queste settimane positivo”. Ovvero? “Il governo sta dimostrando disponibilità. Avevo chiesto di poter diventare io stesso commissario, e la mia richiesta è stata accolta. Sono moderatamente soddisfatto”.
Ma se quella per risanare e rifondare la sanità calabrese è una sfida di medio lungo termine, il Covid richiede una risposta immediata, a partire dalla principale arma oggi a disposizione, i vaccini. Un tema sul quale non sempre la coalizione di centrodestra si è ritrovata su posizioni comuni. “Forza Italia, dall’inizio, ha assunto una posizione chiara, che forse è servita anche a temperare quella dei nostri alleati. Registro che oggi anche Lega e FdI sono più in linea con la condizione di crisi che sta vivendo il paese. Noi siamo saldamente nel centrodestra, ma ancor più saldi nella nostra opinione, in ordine alla necessità di proseguire e intensificare la campagna di vaccinazione”, è il ragionamento di Occhiuto, che non si nasconde nemmeno davanti alle ipotesi più drastiche: “Se arrivassimo a percentuali ancora più consistenti – oggi la copertura arriva all’85 per cento degli over 12 - l’obbligo non sarebbe necessario. Ma premesso ciò, io non credo sia una bestemmia parlarne. Il Covid sta mettendo in ginocchio l’economia del paese, oltre a determinare tanti morti ogni giorno”. Insomma, conclude Occhiuto, “se anche si dovesse stabilire l’obbligo vaccinale non me ne stupirei, non lo considererei certo una compressione inaccettabile della libertà”.
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