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Al Gemelli l'80 per cento dei ricoverati in terapia intensiva è No vax
Parla il prof. Massimo Antonelli, direttore del dipartimento di emergenza, anestesia e rianimazione: "L'età media è più bassa di quella che abbiamo sempre visto"
In terapia intensiva i non vaccinati sono aumentati del 32 per cento in due settimane, mentre i vaccinati sono calati del 33 per cento. Questo è quanto mostrano i dati della Federazione delle aziende sanitarie, ma anche quello che si vede facendo un giro nei reparti ospedalieri del nostro paese. Massimo Antonelli, direttore del dipartimento di emergenza, anestesia e rianimazione del Policlinico Gemelli, oggi ha fatto una fotografia del suo reparto dal punto di vista dei contagi. Antonelli a detto a Buongiorno su Sky TG24 che "in questo momento ci sono 30 malati di Covid ricoverati in terapia intensiva. “Di questi l'80 per cento è costituito da pazienti non vaccinati, il 20 per cento da pazienti vaccinati e fragili o che hanno ricevuto l'ultima somministrazione del vaccino più di cinque mesi fa”.
Di questi pazienti non vaccinati, ha aggiunto Antonelli, “l’età media è più bassa di quella che abbiamo sempre visto, ed è un range che parte intorno ai 20-25 anni fino ai 70-75. Devo dire però, e questo mi ha molto meravigliato, che nelle ultime settimane abbiamo visto” ricoverato “anche un certo numero di pazienti più anziani, cioè oltre i 75 anni, non vaccinati”. Persone, dunque, in età avanzata che hanno scelto di non ricorrere al vaccino per provare a sconfiggere il virus: “Per lo più – ha concluso – devo dire che si tratta di persone che hanno paura”.
“Alcuni si sono pentiti, addirittura piangendo. Anche coloro che erano tenaci negazionisti, si rendono conto improvvisamente di quello che hanno intorno", ha aggiunto il professor Antonelli". La maggior parte di coloro che sono deceduti a causa del Covid erano morti che si potevano evitare, o “quanto meno, se fossero stati vaccinati, avrebbero potuto avere dei rischi molto ridotti”, dice il medico. E aggiunge: “Chi non è vaccinato ha un rischio di circa 32 volte più alto di doversi ricoverare in terapia intensiva o, addirittura, di non farcela e, purtroppo, morire”.