Il Foglio Salute
Perché progettare oggi la sanità di domani
Dal Pnrr alla legge di Bilancio, servono azioni strutturali che permettano di ragionare in termini di stabilità sul lungo termine
Denaro. Sembra essere tanto quello in ballo per la ripresa del nostro paese a seguito della pandemia e, soprattutto, paiono rilevanti le cifre relative al comparto sanitario, che siano provenienti da Next generation Eu, e quindi accorpate al Pnrr, o che siano invece di tasca nostra. Venti miliardi da una parte e dall’altra uno stanziamento a scaglioni per il Fondo sanitario nazionale – previsto dalla manovra di Bilancio ora in discussione – pari a circa sei miliardi nel triennio 2022-2024.
L’entusiasmo è tanto ma, al contempo, si registrano già parecchie voci che invitano alla cautela, almeno per comprendere come al meglio gestire questo denaro senza rischiare di incorrere in facili errori di valutazione, soprattutto nella consapevolezza che molti di questi finanziamenti sono debiti che andranno poi ripagati. E’ quindi necessario prevedere azioni strutturali che permettano di ragionare in termini di stabilità, con previsioni che superino il breve e medio periodo, e siano invece di lungo termine.
A tal proposito un campanello d’allarme, negli ultimi giorni, è stato fatto suonare con forza dalle regioni italiane. Gli assessori alla Sanità ricordano al governo che dall’inizio della pandemia le regioni, in corsa contro il tempo dell’emergenza, hanno dovuto sborsare soldi dalle proprie casse, con spese straordinarie che ad oggi ammontano a otto miliardi di euro e che sono destinate ad aumentare, creando ovvi disavanzi di bilancio.
I 3,5 miliardi rimborsati finora dallo stato non possono bastare, soprattutto se non si considerano ulteriori stanziamenti rispetto a quelli suddetti. Il risultato della mancata previsione di un supporto agli enti locali comporterebbe l’utilizzo dei finanziamenti del Fondo sanitario non tanto per programmare le riforme sulle quali si sta lavorando ma, al contrario, per far fronte a situazioni di dissesto, al supporto di piani di rientro, alla gestione dei commissariamenti.
In sostanza, quanto speso per il Covid da parte delle regioni andrebbe trattato come una sorta di credito anticipato verso lo stato, un credito che andrebbe ripagato non attraverso il riparto di risorse provenienti dal Fondo, ma con una pianificazione programmata, un accordo chiaro.
In questi mesi si è sentito spesso parlare della necessità di creare sintonia tra diverse istituzioni, dell’ideazione di tavoli di lavoro, dei più disparati comitati tecnico-scientifici. Per la sanità è un periodo florido di idee, di opinioni, di voci nuove e di rivoluzioni culturali. Eppure, tutto questo potrebbe rischiare di avere un orizzonte di vita breve se non si affronta il presente con la dovuta accortezza.
Rosaria Iardino, Presidente Fondazione The Bridge
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