Lo scenario
La pandemia incombe sul voto per il Quirinale. Parla Cartabellotta
"La minor gravità clinica della variante Omicron non riuscirà a controbilanciare il numero di persone che verranno ospedalizzate". Con questo ritmo, tre milioni di italiani contagiati il 24 gennaio
Quale scenario epidemiologico potrebbe avere l’Italia il prossimo 24 gennaio, data in cui il presidente della Camera Roberto Fico ha convocato il Parlamento in seduta comune per l’inizio delle votazioni per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica? Se ci fermiamo ad analizzare i dati degli ultimi giorni non si può essere troppo ottimisti. I nuovi positivi sfiorano quota 200 mila ogni giorno, e viaggiamo a un ritmo di oltre 200 decessi e circa 500 ricoveri in area medica. Una situazione che sta iniziando a mettere fortemente sotto pressione non solo gli ospedali ma anche i territori, visto che in diverse zone del paese è già di fatto saltato il tracciamento dei casi. “Anche se l’impatto sui ricoveri in area medica e in terapia intensiva viene ammortizzato dalle coperture vaccinali – spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – l’enorme numero di casi sta portando a una silenziosa congestione degli ospedali”.
“Questa situazione – prosegue Cartabellotta – oltre a ridurre le capacità di assistenza nei confronti di pazienti non Covid, manderà in poche settimane numerose regioni in zona arancione e, verosimilmente, qualcuna in zona rossa”. Mantenendo questo trend di crescita infatti, sulla base dei dati resi noti dall’Istituto superiore di sanità, si può ipotizzare un numero di attualmente positivi che potrebbe arrivare a 3 milioni di persone per il 24 gennaio prossimo, con contagi giornalieri che si attesterebbero intorno ai 230 mila. “Ipotizzando un ottimistico 1,5 per cento di ricoveri in area medica e 0,15 per cento in terapia intensiva sul totale degli attualmente positivi, con l’attuale ritmo di crescita dei nuovi casi (oltre 810 mila dal 29 dicembre al 4 gennaio), la minor gravità clinica della variante Omicron non riuscirà a controbilanciare il numero di persone che verranno ospedalizzate”, aggiunge Cartabellotta. E quindi alla data della votazione per il successore del presidente Mattarella potremmo trovarci con un’Italia colorata di giallo e con sei regioni in zona arancione. La Liguria già oggi sembra essere a un passo dall’arancione. E subito dietro troviamo la Calabria, la Valle d’Aosta, il Piemonte, il Friuli Venezia Giulia e le Marche.
Dobbiamo però aggiungere un elemento fondamentale a questa analisi: l’intero scenario prospettato dipenderà dall’impatto che potranno avere le nuove misure restrittive nelle prossime settimane. A cominciare dall’uso esteso del green pass rafforzato – solo per vaccinati e guariti dal Covid – a partire dal prossimo 10 gennaio per l’accesso a trasporti pubblici locali, alberghi, feste conseguenti alle cerimonie civili o religiose, sagre e fiere, centri congressi, servizi di ristorazione all’aperto, impianti di risalita con finalità turistico-commerciale, piscine, sport di squadra, centri benessere anche all’aperto e centri culturali. A tutto questo vanno inoltre aggiunte quelle misure inserite nel decreto legge approvato ieri da Palazzo Chigi che prevedono, già a partire dal prossimo 20 gennaio, l’accesso alle attività che offrono servizi alla persone solo ai possessori di green pass. Ultima incognita riguarderà infine l’impatto che avrà le riapertura delle scuole sul numero dei contagi. Sappiamo infatti che al momento proprio quella fascia di età risulta essere la più colpita da Omicron e la scuola in presenza, fortemente voluta dal governo nonostante il pressing delle regioni per rinviarne l’apertura, potrebbe avere un effetto “booster” sulla circolazione del virus. Insomma, in ultima istanza possiamo dire che anche lo scenario epidemiologico delle prossime settimane è di complicata lettura. Troppe le incognite in campo. Un po’ come per la partita per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica.