tra green pass e quarantene
"Rendiamo la vita più semplice a chi ha il booster". Parla l'assessore alla Salute del Lazio
Convivere con il virus vuol dire normalizzarne anche la gestione: "Sburocratizziamo la pandemia, o bloccheremo il paese", dice Alessio D'Amato. "Basta certificato di guarigione per chi ha la terza dose"
Se le pandemie sono ormai due – una grave che porta i no vax in ospedale, e una più leggera, per i vaccinati, che nella maggior parte dei casi lascia i malati a casa con sintomi lievi – perché continuare a fornire ogni giorno i dati del contagio che rischiano di dare un’idea troppo grave (e confusa) della situazione ai cittadini? La proposta di ripensare alla modalità di diffusione del bollettino, diluendone la pubblicazione su base settimanale e magari fornendo i dati sui ricoveri invece che sul contagio, l’ha lanciata ieri il primario di Infettivologia dell’Ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti. E l’argomento è diventato subito tema di discussione, all’attenzione anche all’interno del Cts. Alessio D’Amato, assessore alla Sanità della Regione Lazio, condivide l’idea di Bassetti di “non mettere ansia” ai cittadini e far capire che per chi è vaccinato si va nella direzione di una convivenza con il virus con le restrizioni ridotte ai minimi termini. “Però – spiega al Foglio – non partirei tanto dai dati: non fornirli potrebbe sembrare un modo di nascondere qualcosa".
Piuttosto, argomenta, "si può cambiare il modo in cui vengono presentati, sottolineando quali sono davvero quelli imporanti. Ma i numeri devono essere disponibili per tutti”. Più che regolare il flusso d’informazioni quotidiane, secondo D’Amato, la priorità adesso è quella di rendere la vita più semplice alle persone vaccinate con la terza dose – che vivono una pandemia parallela e meno grave di quella dei no vax –, ampliando ulteriormente i provvedimenti del governo che vanno in questa direzione, come cancellare la quarantena per gli immunizzati con dose booster in caso di contatto diretto con un positivo. “Normalizzare la gestione della pandemia per i vaccinati oggi significa sburocratizzare”, dice al Foglio l’assessore. “In questo momento – spiega – tra certificazione del medico, scartoffie a carico del datore di lavoro e quant’altro la situazione è abbastanza farraginosa. Negli Stati Uniti i Centers for disease control and revention (Cdc) hanno semplificato le regole per i positivi asintomatici, penso dovremmo farlo anche noi: dopo 5 giorni di quarantena il positivo senza sintomi deve essere libero di uscire di casa, anche senza tampone e certificato di guarigione. Il suo green pass non deve essere mai disattivato. Così sarebbe tutto molto più semplice”.
In pratica, è la proposta dell’assessore, per i positivi asintomatici vaccinati con dose booster, il Covid assomiglierebbe sempre più a una normale influenza. Pochi giorni a casa per sicurezza, poi subito fuori. Senza tampone e trafila dal medico per il ritorno al lavoro. “Sarebbe un provvedimento fondamentale”, dice. “Oggi, costringendo queste persone che hanno fatto la terza dose a fare il tampone, facciamo una cosa inutile che per di più sta ingolfando la macchina operativa”.
La versione di D'Amato trova riscontro anche nei fatti. In tanti, anche nel Lazio, raccontano di come il blocco del green pass avvenga con grande ritardo e ancora più tempo è necessario per riattivarlo. “Quando scatteranno le nuove regole sul super green pass, senza questi accorgimenti rischiamo di rendere la vita impossibile a tutti”, conclude l'assessore.
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