Un altro ok per la pillola anti Covid: l'altra arma fondamentale contro il virus
Pure Ema approva Paxlovid, prodotta da Pfizer. L'Italia l'ha fatto a dicembre, ma è ancora in attesa delle prime forniture. Il ruolo fondamentale dei medici di base e di un tracciamento efficiente
Il comitato per i medicinali per uso umano (Chmp) dell’Ema ha raccomandato di concedere l’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata per l’antivirale Paxlovid. Si tratta della pillola prodotta da Pfizer per il trattamento del Covid negli adulti che non necessitano di ossigeno supplementare e che sono ad aumentato rischio di malattia grave. Al momento, a livello europeo, Paxlovid è il primo antivirale orale raccomandato per il trattamento del Covid. Ma non è così in Italia, dove è già stato autorizzato dall’Aifa lo scorso dicembre insieme al Molnupiravir, l’altra pillola antivirale anti-Covid prodotta dalla Msd. Paxlovid contiene due principi attivi contenuti in due compresse diverse. Il primo agisce riducendo la capacità di Sars-CoV-2 di moltiplicarsi nell’organismo, il secondo prolunga l’azione di del primo consentendogli di rimanere più a lungo nell’organismo.
Nel giungere alla sua conclusione, il Chmp ha valutato i dati di uno studio che ha coinvolto persone con Covid, dimostrando come il trattamento con Paxlovid sia riuscito a ridurre significativamente i ricoveri e decessi in pazienti con almeno una condizione di salute pregressa che li rendeva a rischio di sviluppare forme gravi di Covid. L’analisi è stata eseguita in pazienti che hanno ricevuto Paxlovid o placebo entro 5 giorni dalla comparsa dei sintomi. Nel mese successivo al trattamento, lo 0,8 per cento (8 su 1.039) dei pazienti è stato ricoverato in ospedale per più di 24 ore, rispetto al 6,3 per cento (66 su 1.046) di coloro che avevano ricevuto il placebo. Nel gruppo che aveva assunto l’antivirale non si sono registrati decessi mentre ce ne sono stati 9 nel gruppo di controllo con placebo. La maggior parte dei pazienti nello studio, spiega l’Ema, era stata infettata dalla variante Delta. Ma dall’agenzia europea del farmaco fanno sapere che, “sulla base di studi di laboratorio, si prevede che Paxlovid sia attivo anche contro Omicron e altre varianti”. Quanto al profilo di sicurezza, gli effetti collaterali sono stati generalmente lievi. Tuttavia, è noto che ritonavir, uno dei due principi attivi nella pillola antivirale, possa influenzare l’azione di molti altri medicinali. Per questo motivo sono state incluse su questo punto avvertenze e consigli d’uso.
Rispetto alla sua distribuzione, Pfizer si è detta pronta a mettere a disposizione fino a 120 milioni di cicli di trattamento entro la fine del 2022. In Italia, nonostante l’autorizzazione di dicembre, si è ancora in attesa delle prime forniture. Queste dovrebbero arrivare a partire dal prossimo mese di febbraio ed entro marzo sono attesi circa 200 mila cicli di trattamento. Un numero di certo ben inferiore alle dotazioni vaccinali, ma che potrebbe in ogni caso incidere in maniera importante nella lotta al Covid evitando decine di migliaia di ospedalizzazioni e decessi per le persone più esposte al rischio di malattia grave. Per riuscire a ottenere questi risultati saranno però necessari due elementi: una diagnosi precoce della malattia e una presa in carico tempestiva dei pazienti sul territorio da parte dei medici di medicina generale.
Un ruolo chiave sarà quindi giocato innanzitutto dalla capacità di tracciamento. Sarà fondamentale non solo la capacità di offrire ai pazienti la possibilità di sottoporsi a tampone in tempi stretti, ma anche quella di processarli con rapidità. Attendere per una settimana o più, come spesso accaduto nell’ultimo mese a causa delle lunghe code per i tamponi ai fini del green pass, potrebbe rendere inefficace il trattamento e vana la possibilità di una cura precoce. In tal senso forse l’estensione del green pass rafforzato (quindi senza più possibilità di tampone) anche sui luoghi di lavoro può contribuire ad accelerare le vaccinazioni e ridurre almeno in parte le file per i test. Ultima nota riguarda il prezzo: in fase pandemica Paxlovid verrà offerto secondo tariffe differenziate in base al reddito dei diversi paesi. In Italia il costo sarà coperto dal Servizio sanitario nazionale.
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