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Il monitoraggio

La pandemia arretra e scendono ancora i ricoveri, Speranza: "Una fase nuova". E il Cts va verso lo scioglimento

Ruggiero Montenegro

Calano anche l'indice Rt e l'incidenza e si allenta la pressione sugli ospedali. Il tasso d'occupazione delle terapia intensive è al 14,8, circa due punti in meno di una settimana fa. E con la fine dello stato d'emergenza anche il Comitato tecnico scientifico sarà archiviato

Potrebbe essere davvero l'ultima curva prima del rettilineo finale, Con la variante Omicron il virus rallenta e arretra: l'indice di trasmissibilità Rt si conferma al di sotto della soglia epidemica fissata a 1 e scende dallo 0,97 di una settimana fa allo 0,93 di oggi. Nel frattempo scende anche l'incidenza, da 1.823 ogni 100.000 abitanti (nel periodo 21-27 gennaio) a 1.362 ogni 100.000 abitanti (28 gennaio -3 febbraio). In altre parole i positivi calano di circa un quarto.

  

Sono le principali indicazioni che arrivano dal monitoraggio settimane dell'Istituto superiore di Sanità, analizzato nella cabina di regia del venerdì con il ministero della Salute. Dopo i numeri record delle scorse settimane il virus allenta dunque la presa e anche il numero dei casi non associati a catene di trasmissione diminuisce: da 652.401 a 553.860. Segnali che trovano conferma tra le corsie degli ospedali, dove anche la pressione si fa man mano più lieve: Il tasso di occupazione delle terapie intensive, il principale termometro della situazione, è al 14,8 per cento (rilevazione 3 febbraio), quasi due punti in meno in una settimana (era al 16,7). Riflesso di uno scenario più favorevole, dove a livello locale sono solo tre le regioni o province oltre il 20 per cento nell'utilizzo dei respiratori: si tratta Friuli-Venezia Giulia (21 per cento), Marche (21 per cento) e Trento (24 per cento). Contestualmente, migliora anche la media nazionale dei ricoveri ordinari, con un dato che si attesta invece al 29,5 (30,4 una settimana fa).

  

Una tendenza che si somma alla protezione offerta dai vaccini. Ormai gli italiani che hanno ricevuto due dosi sono l'88 per cento mentre per quanto riguarda la terza dose, siamo all'81 per cento della platea. Numeri che fanno il paio con le parole pronunciate da Mario Draghi nel Cdm di mercoledì, quello sulla dad e sulla semplificazione delle regole, in cui è stato decretato il superamento delle restrizioni, anche in zona rossa, per chi possiede il super green pass (che ora non avrà scadenza). "Vogliamo un Italia sempre più aperta, soprattutto per i nostri ragazzi. I provvedimenti di oggi vanno nella direzione di una ancora maggiore riapertura del paese", ha detto il premier in quell'occasione. Una posizione ribadita questa mattina Roberto Speranza: "Per la prima volta dopo molte settimane guardiamo con maggiore fiducia a numeri. Questo ci consentirà di aprire finalmente una fase nuova". Una prospettiva, quella tracciata dal ministero della Salute, in cui pur restando prudenti, il virus si fa sempre più endemico e le funzioni del Comitato tecnico scientifico vanno man mano esaurendosi.  

La data da segnare, in questo senso, potrebbe essere il 31 marzo, quando scadrà la stato d'emergenza, che non dovrebbe essere rinnovato, facendo cadere anche i presupposti giuridici all'esistenza del Cts: "Lo prevede la legge, Si tratta di una struttura d'emergenza, nata con e per la pandemia. Con la fine dell'emergenza è destinata a sciogliersi", ha spiegato Fabio Ciciliano al Corriere. Trovando una sponda nelle dichiarazioni di Franco Locatelli: "Ci stiamo avviando a una situazione marcatamente favorevole. Tutti i numeri ci indicano che questa è la direzione", ha detto il presidente del Consiglio superiore di sanità. L'ultima curva, verso la normalità. 
  

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