Le due strade del governo
Stato d'emergenza? Addio. Tutte le tappe per il ritorno alla normalità
Chiusura di Cts, stop commissario, basta dpcm, futuro del green pass e gli obblighi sui vaccini. I piani
Migliora la situazione epidemiologica e da qui a marzo si attende un appiattimento della curva. Il combinato disposto tra alta copertura vaccinale, riduzione dei contagi e calo della pressione sugli ospedali potrebbe portare il governo a decidere di lasciarsi definitivamente alle spalle lo stato d’emergenza una volta arrivati alla scadenza del 31 marzo. A quel punto inizierebbe la gestione ordinaria dell’epidemia. Ma come? Nessuno a oggi lo sa con certezza, ma dalle parti del ministero della Salute e della struttura commissariale si inizia a ragionare sulla transizione.
Chi già da tempo è pronto a questa eventualità è il commissario Francesco Paolo Figliuolo che, come annunciato da inizio gennaio, ha già fatto predisporre un piano di transizione che viene costantemente aggiornato in modo da poter traghettare la logistica e l’organizzazione della campagna vaccinale verso una nuova ordinarietà. Ciò non esclude che lo stesso Figliuolo possa restare in carica, seppur con un ruolo diverso.
Sembra invece destinato a decadere il Comitato tecnico scientifico (Cts), come affermato da Fabio Ciciliano, uno dei suoi componenti di lungo corso. Oltre a questi possibili cambiamenti, l’abbandono dello stato emergenziale comporterebbe lo stop a quegli strumenti, come dpcm e ordinanze, che hanno scandito l’andamento della pandemia, in favore di altri provvedimenti ordinari che resterebbero sempre improntati sulle evidenze scientifiche e il rigore.
Cosa ne sarà invece del green pass? A oggi il sistema di certificazione è legato a doppio filo con lo stato di emergenza. Non è vero, come spesso si legge, che la sua durata è stata prolungata in maniera “illimitata” con l’ultimo decreto varato nei giorni scorsi dal governo. Nel provvedimento ci si limita infatti a spiegare che, dopo aver ricevuto la terza dose di vaccino, non vi sarà la “necessità di ulteriori dosi di richiamo”. Senza un intervento normativo il green pass verrebbe quindi meno con lo scadere dello stato di emergenza dal prossimo 31 marzo.
Resterebbero in vigore solo quelle norme sull’obbligo vaccinale previste fino a giugno sia per gli over 50 sia per alcune categorie di lavoratori.Nulla vieta però che venga prolungata la sua durata slegandolo dallo stato di emergenza. L’ipotesi al ministero della Salute è anzi ritenuta più che probabile. A confermarla anche il consigliere del ministro Speranza, Walter Ricciardi secondo il quale siamo ormai entrati “in un’epoca di pandemie ravvicinate”. L’idea sembra essere quella di mantenere quindi ancora in vigore il green pass almeno per il tempo necessario affinché l’Agenzia europea del farmaco (Ema) si pronunci in maniera definitiva sull’eventuale necessità del ricorso a una quarta dose di vaccino. Lo scorso giovedì l’Ema, nel raccomandare fin da subito la somministrazione di un’ulteriore dose a quei soggetti con “sistema immunitario gravemente indebolito”, ha preso altro tempo per valutare i dati sull’eventuale ricorso a una quarta dose anche per altre fasce di popolazione.
Un ulteriore appiglio per il mantenimento del green pass è legato alla proposta della Commissione Ue di prolungarne l’uso fino al 30 giugno 2023 in modo da “continuare a facilitare la libera circolazione e viaggiare in sicurezza in tempi di incertezza, finché la pandemia persiste”. C’è però da valutare il rovescio della medaglia: far cessare lo stato di emergenza, ma continuando a utilizzare un strumento legato all’emergenza, renderebbe ordinario ciò che era straordinario.
L’alternativa potrebbe essere quella di far venire meno il green pass optando per un obbligo vaccinale esteso a tutti gli over 18. Ma anche in questo caso non mancherebbero i profili di criticità. Si dovrà valutare l’opportunità di un obbligo con il 91 per cento degli italiani over 12 che ha ricevuto la prima dose. Numeri, questi, destinati a crescere da qui alla fine di marzo. Restano dunque alcuni nodi da sciogliere ma la via per una nuova fase di convivenza, anche burocratica, con il Covid sembra ormai tracciata.