Cattivi Scienziati
La teoria "zero Covid" non regge il confronto con i vaccini
Un nuovo preprint pubblicato dai ricercatori di Hong Kong ci aiuta a capire cosa sarebbe successo se, a fronte dell’elevato numero di infezioni dovuto ad Omicron, non vi fosse stata in Italia una pregressa, robusta percentuale di vaccinati con due o tre dosi
Cosa sta succedendo in Cina? I ricercatori di Hong Kong, una delle città più colpite dalla quinta ondata cinese, ci aiutano a capire fornendoci in un nuovo preprint alcuni dati fondamentali. Partiamo dal primo, importante dato. Nel periodo gennaio-marzo 2022, la variante Omicron BA.2 ha causato più di 1,1 milioni di casi confermati a Hong Kong su una popolazione di 7,4 milioni di abitanti, 100 volte in più rispetto a tutti i casi confermati nelle quattro ondate epidemiche dei due anni precedenti. Nessun contenimento è stato cioè possibile, e le misure restrittive abominevoli che correntemente vediamo impiegate non hanno avuto esito; del resto, tali misure, come ha ricordato fra gli altri Pierluigi Lopalco, sono misure di emergenza che si attuano all’arrivo di patogeni nuovi per preparare il sistema sanitario, non a due anni dall’inizio di una pandemia e con un arsenale di diversi vaccini a disposizione. Nonostante le folli misure sociali e sanitarie, ad Hong Kong Omicron BA.2.2 si è diffuso rapidamente con un tempo di raddoppio di 3,4 giorni, superando rapidamente la capacità di test-and-trace, isolamento e quarantena e portando un gran numero di pazienti al ricovero, eccedendo così la disponibilità di risorse. La rapidità di diffusione della nuova variante fa sì che fra l’infezione e la sua identificazione vi sia tempo abbondante per la trasmissione; questo significa che l’isolamento delle persone infette è tardivo, e quindi insufficiente a bloccare l’epidemia.
E adesso consideriamo uno dei risultati più importanti descritti nel preprint in questione: la letalità specifica per età per coloro che non avevano completato la vaccinazione con due dosi nella quinta ondata è stata paragonabile a quella nelle ondate precedenti, per tutti i gruppi di età, a Hong Kong. Per i pazienti non vaccinati completamente di età pari o superiore a 80 anni nelle ondate precedenti si è osservata una letalità media del 25%, contro il 21% nell’ultima ondata, con una differenza poco significativa; inoltre, questa letalità è risultata dimezzata a fronte del completamento del ciclo vaccinale, così come si è osservato per i casi di età compresa tra 64 e 79 anni.
Questi dati sono evidenza del fatto che è l’immunità pregressa a causare il grosso della diminuzione della letalità di Omicron, la quale è sì meno patogenica di Delta, ma non particolarmente migliore del ceppo originale. I ricercatori di Hong Kong scrivono infatti: “abbiamo riscontrato un rischio di mortalità simile per i casi non vaccinati nella prima parte della nostra quinta ondata rispetto alle onde precedenti, ad indicare che la gravità intrinseca di BA.2 potrebbe non essere molto inferiore al ceppo ancestrale, se non del tutto identica.”
E a questo punto arriviamo al terzo, importante elemento evidenziato dallo studio: sebbene le infezioni siano meno controllabili dai vaccini nel caso di Omicron, l'alto numero di decessi nella quinta ondata di Hong Kong può essere attribuito al basso livello di copertura vaccinale negli anziani. Infatti, sebbene la copertura vaccinale complessiva all'inizio della quinta ondata fosse del 70%, nelle persone di età ≥65 anni e ≥80 anni solo il 50% e il 20% avevano completato una serie primaria di vaccinazioni. Tra tutti i decessi con età registrati fino al 23 marzo, il 92,5% (5844/6318) si è verificato in persone di età ≥65 anni e il 70,8% (4472/6318) nelle persone ≥80 anni. Almeno per quello che riguarda Hong Kong, quindi, si osserva un’esitazione vaccinale particolarmente diffusa fra i più anziani, la quale ha causato il disastro che ora si vede; questa particolare distribuzione demografica dell’esitazione vaccinale, dovuta ad una varietà di cause specifiche della Cina (tra cui, ad Hong Kong, la sfiducia nel governo), era stata già precedentemente descritta proprio per Hong Kong in un lavoro pubblicato su Lancet Regional Health, ed oggi trova triste corrispondenza nelle statistiche di mortalità e nel numero assoluto di deceduti.
Che lezione possiamo trarre? Innanzitutto, troviamo la conferma dell’efficacia della vaccinazione, al di là dei prodotti utilizzati; soprattutto, abbiamo un’immagine piuttosto precisa di cosa sarebbe successo se, a fronte dell’elevato numero di infezioni dovuto ad Omicron, non vi fosse stata in Italia una pregressa, robusta percentuale di vaccinati con due o tre dosi. Infine, si evidenzia chiarissimamente il limite della teoria “zero Covid”: se il virus è sufficientemente infettivo da propagarsi prima che gli individui si testino e vadano in isolamento, contare su misure di isolamento, anziché sui vaccini, è suicida.