cattivi scienziati

Che cosa sappiamo sul virus della polio trovato a Londra. E perché non occorre allarmarsi troppo

Enrico Bucci

Nelle acque di scarico sono state trovate tracce di poliovirus. Le ipotesi, i precedenti e i possibili rischi (con le opportune soluzioni)

Prima che si sparga un allarme troppo alto, è bene far luce con i lettori su quanto successo a Londra, nelle cui acque di scarico sono state trovate tracce di poliovirus.

 

Innanzitutto, qualche notizia di ordine generale: il vaccino contro il poliovirus più usato al mondo è quello orale (OPV), contenente una forma attenuata di virus. I poliovirus attenuati contenuti nell'OPV sono in grado di replicarsi efficacemente nell'intestino, ma circa 10.000 volte meno in grado di entrare nel sistema nervoso centrale rispetto al virus selvaggio. Ciò consente alle persone di attivare una risposta immunitaria contro il virus. Praticamente tutti i paesi che hanno eradicato la poliomielite hanno utilizzato l'OPV per interrompere la trasmissione del virus da persona a persona.

  

Ora, proprio per il meccanismo illustrato, il virus attenuato si trova temporaneamente nelle feci delle persone appena vaccinate; da qui, arriva regolarmente nelle acque di scarico, ove di tanto in tanto raggiunge livelli sufficienti da consentire la sua identificazione. Questo è il motivo per cui, anche dopo l’eradicazione della polio dalla Gran Bretagna, come riferisce la BBC è normale che ogni anno vengano rilevati da uno a tre poliovirus derivati da vaccino nei campioni di acque reflue del Regno Unito.

     

La cosa importante e differente nell’ultimo caso, tuttavia, è che mentre nei casi usuali le sequenze virali identificate non hanno correlazione fra loro e scompaiono rapidamente, questa volta a Londra più poliovirus strettamente correlati sono stati trovati nei campioni di acque reflue prelevati tra febbraio e maggio, dimostrando una presenza stabile per alcuni mesi. Ora, è noto che molto raramente, quando non c'è copertura sufficiente in una comunità, il virus del vaccino può essere in grado di circolare, mutare e anche, nel corso di 12-18 mesi, riacquistare neurovirulenza. Un virus mutato di questo tipo è noto come poliovirus derivato da vaccino (VDPV). La forma trovata a Londra, di conseguenza, è stata battezzata come poliovirus derivato dai vaccini di tipo 2 (VDPV2).

   

Lo scenario che si ipotizza è quello di una visita di qualcuno in paesi ove il virus è endemico e la copertura vaccinale bassa (come Pakistan, Nigeria, Afganistan). Questo individuo ha contratto un VDPV da una persona vaccinata con il vaccino orale, e in seguito, ritornato a Londra nel quadrante nord-est della città (da cui provengono gli scarichi contaminati), ha propagato il virus in un nucleo ristretto di individui poco vaccinati, probabilmente una famiglia allargata, entro cui il virus ha continuato ad evolvere e da cui il virus è arrivato per vari mesi consecutivi nelle acque reflue.

  

Finora, questo nucleo di persone non è stato identificato, e allo stesso tempo non si ha notizia di casi di polio individuati o di sintomatologie associate all’infezione da VDPV2; per questo motivo, non è noto il livello di pericolo associato all’attuale focolaio.

    

Tuttavia, possiamo guardare a episodi precedenti, scoprendo che, almeno in tempi recenti, non si sono mai avute epidemie connesse ai virus VDPV e i focolai sono stati presto circoscritti. In particolare, dal sito della CDC USA possiamo trarre quanto segue. Nel 2005, un VDPV è stato trovato nelle feci di un bambino in Minnesota che non era stato vaccinato e aveva un sistema immunitario indebolito. Il bambino molto probabilmente contrasse il virus da qualcuno che aveva ricevuto un vaccino orale vivo in un altro paese due mesi prima. Successivamente, si trovò che altri sette bambini non vaccinati nella comunità del Minnesota avevano un'infezione da poliovirus. Nessuno dei bambini infetti ha avuto una paralisi. Sempre nel 2005, un giovane adulto sano e non immunizzato degli Stati Uniti si ammalò di poliomielite paralitica associata al vaccino in America Centrale, molto probabilmente da un nipote neonato della famiglia ospitante che era stato recentemente immunizzato con OPV. Nel 2009, un adulto con sistema immunitario indebolito sviluppò la stessa condizione e ne morì. Nel 2013 fu segnalato un caso fatale in un bambino che era stato immunizzato con il vaccino orale in India ed era gravemente immunocompromesso.

  

Come si vede, nonostante la gravità dei sintomi che in maniera assolutamente sporadica e imprevedibile possono essere associati all’infezione da VDPV, nessun soggetto vaccinato e non immunocompromesso è mai risultato infetto, e inoltre, a causa della ampia copertura vaccinale negli Stati Uniti, nessuna epidemia si è mai propagata.

   

Per il momento, quindi, non vi è ragione di aspettarsi che succeda qualcosa di diverso a Londra; in ogni caso, ove vi sia qualcuno non ancora vaccinato contro la polio, farebbe bene a provvedere quanto prima, senza aspettare di mettere alla prova il nuovo virus.

Di più su questi argomenti: