la febbre del Nilo
Cos'è, che problemi può causare e dove si sta diffondendo la West Nile
In meno di 3 mesi, 230 casi e 13 decessi in Italia: i numeri più alti d'Europa e in aumento rispetto agli scorsi anni. C'entra la siccità, ci spiega l'Istituto superiore di Sanità. Essenziale evitare le punture di zanzara
Secondo gli ultimi dati – pubblicati oggi – del sistema di sorveglianza dell’Istituto superiore di Sanità (Iss) e del Centro studi malattie esotiche (CESME), continuano a crescere le infezioni umane da West Nile Virus. L'Istituto superiore di Sanità spiega al Foglio che i numeri record di quest'anno sono "conseguenza diretta della grave siccità" che sta colpendo la nostra penisola. A "minori specchi d'acqua" corrisponde infatti "un aumento dei casi". Il consiglio è di prestare la massima attenzione ma evitando il panico, dal momento che "la situazione risulta ancora sotto controllo". Quindi cosapevolezza si, allarmismo no.
Le regioni più colpite sono Veneto, Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Friuli-Venezia-Giulia, Toscana e Sardegna. Dall'inizio di giugno 2022, sono stati segnalati 127 casi nella forma neuro-invasiva, 37 in donatori di sangue, 63 con febbre e altri 3 sintomatici.
Il bilancio è di 230 infezioni, inclusi 13 decessi: il secondo anno peggiore dal 2012. Seppure con dati minori, l'ultimo monitoraggio dell'European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) mostra come l'epidemia stia circolando anche in altri paesi d'Europa: in Grecia, Austria, Romania, Slovacchia e, extra Ue, in Serbia.
Cos'è la West Nile Disease (WND) e che problemi può dare all'uomo
La malattia di West Nile (WND) è provocata dal WNV, il virus West Nile, della famiglia dei Flaviviridae isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, appunto nel distretto da cui prende il nome. È un arbovirus a Rna singolo filamento. Il principale vettore di trasmissione della malattia sono le zanzare, principalmente del genere Culex e di specie modestus e specie pipiens. L'infezione avviene in seguito a un ciclo endemico e a uno epidemico: nel primo le zanzare (vettori) si infettano pungendo uccelli (serbatoi), mentre nel secondo le zanzare diventano capaci di contagiare ospiti accidentali, soprattutto i mammiferi (come l'essere umano e i cavalli).
Stando ai dati epidemiologici del ministero della Salute, nell'uomo il periodo di incubazione è molto ampio e varia dai 2 ai 14 giorni. La diagnosi viene effettuata attraverso test di laboratorio e la maggior parte delle persone infettate sviluppa una sindrome simil-influenzale. I sintomi più comuni sono: febbre, mal di testa, mal di gola, dolori muscolari e articolari, congiuntivite e rash cutanei. Altre sindromi più gravi possono essere: meningite, encefalite, poliomielite.
In Europa la febbre del Nilo è presente dalla metà del secolo scorso, dopo essere stata già segnalata in Africa, medio oriente, nord America e Asia occidentale. Il primo caso risale al 1937, in Uganda, da una donna che soffriva di una febbre particolarmente alta; risiedeva nel distretto di "West Nile", da cui la malattia prese il nome. In Italia il primo focolaio si registra nell’estate del 1998 tra un gruppo di cavalli toscani, ma la prima infezione in grado di provocare sintomatologia clinica nell'uomo risale invece al 2008. Da quel momento, il ministero della Salute ha attivato un piano di sorveglianza straordinaria, tracciando annualmente la situazione.
Non esistendo un vaccino, è essenziale la prevenzione, che consiste soprattutto nel proteggersi dalle punture ed evitare che le zanzare possano riprodursi facilmente. Il dicastero di Lungotevere Ripa raccomanda di usare repellenti (indossando pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto), usare le zanzariere alle finestre, svuotare di frequente i vasi di fiori (o altri contenitori) con acqua stagnante, cambiare spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali, tenere le piscinette per i bambini in posizione verticale quando non sono usate e utilizzare diffusori di insetticidi a uso domestico.