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Cattivi Scienziati

Perché l'azione legale di Moderna contro Pfizer non ci deve sorprendere

Enrico Bucci

In una foresta di contese tra aziende, le dispute in tribunale che riguardano i vaccini sembrano all'ordine del giorno e, visto il potenziale del mercato futuro, è probabile che non si fermeranno qui

I vaccini a RNA, come abbiamo a suo tempo spiegato su queste pagine, sono creati utilizzando una vasta lista di ingredienti e precursori chimici, spesso di proprietà di singole aziende.

 
Inoltre, bisogna ricordare pure che negli ultimi venti anni molti gruppi di ricerca, appartenenti ad enti pubblici e privati, hanno lavorato sulla tecnologia dei vaccini a RNA.

 
In queste condizioni, la notizia dell’azione legale intrapresa da Moderna contro Pfizer, per difendere quella che a dire di Moderna è parte integrante della tecnologia sviluppata dall’azienda negli ultimi dieci-quindici anni, non solo non è sorprendente, ma è in realtà solo l’ultimo passaggio di una sfida legale continua, iniziata nell’ambito del complesso panorama di proprietà intellettuale che interessa la tecnologia dell’mRNA.

 

Vediamo quindi di ricapitolare alcuni passaggi, a beneficio del lettore, prima di trarre qualche conclusione.

 
Fin da tempi precedenti all’attuale pandemia, la composizione dei liposomi, una componente critica perché i vaccini funzionino, è stata oggetto di contesa. Proprio Moderna ha iniziato una serie di azioni legali contro Arbutus Biopharma, di cui utilizza sotto licenza alcune componenti brevettate, per essere libera di utilizzare la tecnologia rilevante; Moderna ha perso, con il che i brevetti di Arbutus sono risultati rinforzati e arrivandosi al risultato opposto, vale a dire ad un’azione legale da parte di Arbutus contro Moderna all’inizio del 2022, per violazione brevettuale.

  

Sempre la composizione dei liposomi usati per somministrare il vaccino a RNA è al centro di una ulteriore disputa legale, portata avanti questa volta dall’azienda Alnylam all’inizio del 2022 contro sia Moderna che Pfizer; a questa azione di Alnylam è seguita una seconda, che espande lo scopo della prima, sempre per una pretesa violazione dei diritti di proprietà intellettuale sulla tecnologia usata per i liposomi dei vaccini.

 
Ancora Moderna è bersaglio di un’azione legale iniziata dal principale ente pubblico di ricerca americano, l’Nih, per aver escluso tre ricercatori pubblici dalla lista degli inventori del vaccino a RNA; anche in questo caso, l’esito è ancora pendente.

 

Moderna, come abbiamo visto in apertura, ha fatto causa a Pfizer/BionTech in questi giorni, per aver asseritamente copiato i propri vaccini a RNA; ma anche per Pfizer/BionTech questa non è di certo l’unica battaglia legale che riguarda questi prodotti.

 
Già ad Ottobre 2020, Allele Biotechnology and Pharmaceuticals aveva intentato un’azione legale contro Pfizer e BionTech, riguardo le tecnologie usate per testare i vaccini; azione che poi era stata interrotta grazie ad un accordo.

 
Oltre alla menzionata azione di Alnylam contro Pfizer e BioNTech, a luglio del 2022 anche CureVAc, l’azienda di quello che avrebbe dovuti essere il terzo vaccino a RNA (e che ha dimostrato proprietà peggiori di quelli in commercio) ha fatto causa a BionTech, dichiarando che le proprie ricerche sui vaccini a RNA sono state utilizzate da BioNTech

 

Come si vede, le contese aperte sono moltissime e certamente, visti i profitti realizzati con questi vaccini e l’ampiezza del potenziale mercato futuro, ve ne saranno moltissime. I gruppi che nel tempo hanno lavorato sulla tecnologia dell’mRNA e sulle componenti dei vaccini sono molti, e se per il momento la volontà di non intralciare la risposta alla pandemia ha rallentato le cause legali, una delle conseguenze del “cessato allarme” che tanti governi si sono affrettati a diramare è il fiorire delle dispute, considerato il possibile guadagno in caso di vittoria.

 

Ancora oggi, ogni attore di tali dispute si è affrettato a garantire che in nessun caso chiederà la sospensione della produzione dei vaccini, ma “solo” una compensazione economica per lo sfruttamento di ciò che si ritiene propria invenzione; tuttavia, un panorama così magmatico e complesso dal punto di vista legale è certamente poco favorevole all’ulteriore sviluppo della tecnologia, per lo meno da parte di chi non sia uno dei “pesi massimi” coinvolti. Una tale frammentazione della proprietà intellettuale, in altre parole, è pericolosa non perché potrebbe impedire la distribuzione efficace dei vaccini, ma perché rischia di bloccare lo sviluppo del settore, rendendolo per anni schiavo di tribunali ed avvocati.

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