Ospedale argentino (foto Epa via Ansa) 

Guardiamo ai fatti

Niente allarmismi sulla polmonite argentina

Enrico Bucci

Cosa si sa dell’infezione d’origine sconosciuta e perché non va temuta (per ora). Lasciamo che gli esperti svolgano il proprio lavoro e attendiamo i dati mancanti

Un certo allarme sta provocando la diffusione della notizia di un pugno di casi di polmonite di origine sconosciuta che si sono verificati in Argentina. Vediamo innanzitutto i fatti. Presso San Miguel de Tucumán, in Argentina, si sono avuti sino a questo momento 9 casi di una misteriosa polmonite; 3 degli affetti sono morti, mentre un primo paziente è stato dimesso. In 6 casi su 9, la polmonite è risultata bilaterale. Tutti i casi si sono verificati all’interno di una clinica privata, il Sanatorium Luz Medica, con inizio dei sintomi tra il 18 e il 23 agosto, e consistono in un paziente ricoverato e otto operatori sanitari.

 

Al momento, la clinica è stata completamente isolata, e 19 pazienti ivi ricoverati sono sottoposti a ulteriori accertamenti. Per tentare una diagnosi dei casi verificati, si è utilizzato in test per un pannello di agenti infettivi respiratori che è stato identificato come “Filmarray”, con il quale sono stati esclusi COVID, influenza A e B ed altri patogeni; se, come credo, il test cui ci si è riferiti nelle comunicazioni ufficiali è il BIOFIRE FILMARRAY Respiratory 2.1 plus, allora sono stati esclusi anche l’infezione da adenovirus, MERS, da 4 coronavirus umani comuni, da metapneumovirus, da rinovirus, da enterovirus, da RSV, da parainfluenza 1,2,3 e 4, da Bordetella pertussis e parapertussis, da Chlamidophila pneuomniae e da Mycoplasma pneuomniae. In test separati, sono stati esclusi anche hantavirus e soprattutto vari ceppi di Legionella, che potrebbero, come contaminanti ambientali, causare il focolaio osservato.


Almeno fino ad ora, nessuno dei contatti diretti dei 9 pazienti è risultato infetto da alcun patogeno respiratorio noto e nessuno di questi manifesta sintomi respiratori di sorta; questo ha fatto dichiarare al presidente del collegio medico provinciale del Tucuman, Héctor Sale, che non si tratta di un patogeno trasmissibile da uomo a uomo. La cosa va ancora verificata del tutto, soprattutto se i tempi di incubazione del misterioso agente patogeno dovessero risultare lunghi; tuttavia, è possibile che vi siano all’opera contaminanti ambientali diversi da Legionella (che, come si è detto finora non, è risultata identificabile). Fra questi, è stata ipotizzata la leptospirosi, che può interessare i polmoni in una percentuale di pazienti fra il 20% e il 70%; insieme all’infezione da una serie di patogeni rari, questa ipotesi è al vaglio dell’Istituto “Carlos Malbrán” di Buenos Aires, ove si stanno conducendo anche esperimenti di coltura a partire da tessuti dei pazienti e dove si procederà anche al sequenziamento del DNA, per scoprire eventuali patogeni nuovi o non noti.


Esaurito l’elenco di ciò che fino alla scrittura di questo articolo si sa, è possibile sulla scorta dei dati preliminari citati fare qualche prima considerazione. Innanzitutto, il fatto che i casi siano al momento circoscritti ad una particolare sede, senza che si siano verificati casi di trasmissione al di fuori di quella nemmeno fra contatti stretti, e il fatto che tutti i casi noti sono relativamente sincroni in quanto al manifestarsi dei primi sintomi, è compatibile con un episodio di contaminazione, ovvero con la propagazione di un patogeno o di un agente tossico non in grado di propagarsi ulteriormente, da persona a persona.

 

Questa compatibilità non permette, al momento, di accertare la presenza di un focolaio di una nuova epidemia; è necessario, infatti, a tale scopo osservare la propagazione ulteriore del patogeno, al di fuori della sua sede iniziale. In secondo luogo, va considerato che il ribollire di focolai epidemici di patogeni non identificati, vecchi o nuovi che siano, è un fenomeno ubiquo e ben noto: tutti ricorderanno, per esempio, i focolai da coronavirus non identificato che sono stati retrospettivamente verificati in popolazioni cinesi viventi vicino a grotte con grandi popolazioni di pipistrelli, nessuno dei quali ha dato origine a successive epidemie. Questi fenomeni vanno attentamente monitorati da parte degli esperti, ma è presto per ritenerli preoccupanti.

 

In sostanza, è presto perché il pubblico presti attenzione a quanto accade in Argentina; lasciamo che gli esperti svolgano il proprio lavoro, e attendiamo quel poco che serve a valutare dati ad oggi mancanti.

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