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Propaganda e fuffa giudiziaria: l'Italia ha gestito bene la pandemia

Claudio Cerasa

Vaccini, crescita, famiglie e diritti costituzionali. Perché possiamo essere orgogliosi di come il nostro paese ha gestito l'emergenza Covid-19. I numeri e i fatti 

La conferma da parte della Corte costituzionale della legittimità dell’obbligo vaccinale voluto dal governo Draghi per i professionisti appartenenti al campo sanitario e al campo dell’istruzione è una notizia che merita di essere ancora commentata per via di un aspetto non sufficientemente messo a fuoco da parte dell’opinione pubblica italiana. L’elemento di riflessione non riguarda la singola riflessione sul tema dell’obbligo vaccinale, Dio lo benedica, ma riguarda un tema più ampio, che ha a che fare con un giudizio di fondo legato a una domanda tabù: ma l’Italia come ha gestito, fino a oggi, la pandemia? Rispondere a questa domanda non è semplice, e non ci sono dati empirici che possano aiutare ad avvalorare una tesi piuttosto che un’altra. Ma per riflettere attorno a questa domanda complicata, che con una certa dose di masochismo abbiamo scelto di autoinfliggerci, può essere utile ragionare su alcune questioni importanti che hanno a che fare con dati di fatto questi sì incontestabili.

 

Primo punto: i vaccini. Come è andata la campagna di vaccinazione? La risposta, in questo caso, è in un numero incontrovertibile. A inizio dicembre, la quota di italiani pienamente vaccinati era pari all’81 per cento, 9 punti in più della media europea, e nonostante gli sforzi messi in campo dai professionisti del pensiero nì vax, free vax e boh vax trattasi di successo.

 

Secondo punto da esaminare: l’economia. Ecco: ma come è andata l’economia, in Italia, dopo la pandemia? E soprattutto: che impatto hanno avuto le misure di contenimento dei danni, prima, e le misure di rilancio, poi? I dati di questi giorni sono emblematici. La crescita dell’Italia, nonostante l’inflazione, è una delle migliori d’Europa. L’occupazione, nonostante i mille problemi, è a livelli record, per l’Italia. Le politiche dei ristori messe in campo dal governo Conte nel 2020, reddito di emergenza, bonus per i lavoratori autonomi e bonus colf, hanno contribuito, secondo l’Istat, a sostenere i redditi delle famiglie, pesantemente condizionati dalla crisi economica, “riducendo la diseguaglianza e portando nel 2020 l’indice che misura la diseguaglianza  a decrescere dal 31,8 per cento al 30,1 per cento”. E infine le politiche a favore delle famiglie, messe in campo dal governo Draghi. Come sono andate? Che risultati hanno prodotto? Lo dice ancora l’Istat: “Hanno contribuito a ridurre sia la diseguaglianza, misurata dall’indice di Gini, arrivata a quota 29,6 per cento, sia il rischio di povertà, dal 18,6 al 16,8”. Un successo? In entrambi i casi la risposta è sì: è stato un successo.

 

Terzo punto: la costituzionalità dei provvedimenti adottati. Dell’obbligo vaccinale abbiamo detto: costituzionale. Così come è stata costituzionale la quarantena dei contagiati, che come affermato dalla Corte costituzionale il 26 maggio 2022 “non limita le libertà personali”. Così come è stata considerata costituzionale (24 settembre 2021) la scelta, molto utilizzata dal governo Conte, di adoperare i dpcm per portare avanti misure di contrasto contro il Covid. Anche qui: bene, no? 

 

Un punto ulteriore da mettere a fuoco, che riguarda sempre il tema del rispetto delle leggi, ha a che fare poi con un ambito ancora più delicato: le numerose, spettacolari e fantasiose inchieste aperte negli ultimi due anni da molte procure italiane, per appurare la presenza di dirigenti o medici delle strutture sanitarie colpevoli per le morti avvenute durante la pandemia. Inchieste molto valorizzate dai giornali a seconda del tasso di politicizzazione di un’indagine (i quotidiani più vicini al M5s hanno molto valorizzato le indagini aperte in territorio lombardo, per attaccare la giunta regionale leghista; i quotidiani più lontani dal M5s hanno molto valorizzato le indagini utili a dimostrare l’incompetenza dell’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte; molti quotidiani locali hanno molto valorizzato le indagini contro gli ospedali locali per provare ad assecondare la comprensibile sete di giustizia e di vendetta di tutti i cittadini che si sono ritrovati a perdere un proprio caro durante la prima convulsa fase del Covid). I grandi giornali hanno spesso dato grande spazio all’apertura di un’inchiesta dimenticandosi poi di dare spazio eguale anche alle chiusure delle inchieste (lo schema è sempre lo stesso: se sei indagato sei un furfante, se non sei più indagato meglio non farlo sapere al pubblico e non sputtanare te stesso, te stesso giornale, per lo spazio eccessivo dato a un’indagine farlocca). Vi state chiedendo forse a quale indagini facciamo riferimento? Un piccolo ripasso per capire cosa è successo può essere utile. Prendete un po’ di fiato e leggete l’elenco che segue. Il 13 agosto del 2020 la procura di Roma chiede al tribunale dei Ministri l’archiviazione per Giuseppe Conte e i ministri Bonafede, Di Maio, Gualtieri, Guerini, Lamorgese e Speranza, indagati per il loro operato durante l’emergenza sanitaria. Nel luglio del 2021 la procura di Lodi archivia l’inchiesta, per omicidio colposo e epidemia colposa, nata dall’esposto che era stato presentato nella primavera dell’anno precedente dai parenti di 77 anziani ricoverati nella Residenza sanitaria assistita Borromea di Mediglia, che avevano perso la vita contagiati da Covid-19. Motivazione: non vi è ragionevole certezza che siano state proprio le condotte commissive o omissive di soggetti ricoprenti cariche apicali a cagionare l’evento, la morte di 77 pazienti ospiti della struttura. Nell’ottobre del 2021, la procura di Milano chiede l’archiviazione dell’indagine simbolo della presunta “strage di anziani” durante la prima ondata della pandemia: quella a carico degli amministratori del Pio Albergo Trivulzio. Niente di fatto: nessuna evidenza tra l’operato di dirigenti e medici e la morte dei pazienti. Ancora nell’ottobre del 2021, sulla gestione sanitaria dell’ospedale Cardarelli durante l’emergenza Covid, oggetto di numerose segnalazioni e denunce da parte di enti locali, comitati e associazioni, la procura di Campobasso chiede l’archiviazione sul caso. Nello stesso mese, anche la procura di Firenze chiede l’archiviazione per la morte legata al Covid di 49 persone, ospiti di Rsa e pazienti degli ospedali  fiorentini contagiati e deceduti a causa del virus tra il 2020 e il 2021. Nel novembre del 2021, la procura di Bari chiede l’archiviazione per un’indagine che ipotizzava, a carico di ignoti, i reati di epidemia colposa, lesioni personali e omicidio colposo, e la procura, al termine della fase delle indagini, evidenzia che gli accertamenti non hanno riscontrato “violazioni della normativa di prevenzione in ordine alla gestione dei focolai epidemici” e, anzi, in alcuni casi è emersa “palesemente l’attuazione da parte dei responsabili della struttura di tutte quelle procedure atte a contenere il rischio biologico”. Il 10 gennaio del 2022, la procura di Como chiede le archiviazioni  per tutte le cause aperte nella primavera dell’anno precedente nei confronti di 13 case di riposo e 2 ospedali e la procura, dove aver aperto svariate indagini, ammette di non aver trovato tracce di inadempienze, imperizie o condotte negligenti, tali da poter qualificare l’omicidio colposo, ma solo la difficoltà di far fronte a un evento improvviso e devastante. Nel marzo del 2022 il tribunale di Torino accoglie una delle richieste di archiviazione presentate dalla procura al termine delle indagini sui decessi avvenuti nelle Rsa nella primavera del 2020 durante la prima ondata dell’epidemia di Covid. Il 26 aprile, la procura di Cremona ha chiesto l’archiviazione dell’indagine per epidemia colposa, omicidio e lesioni colpose aperta in relazione alle morti e ai contagi in otto Rsa della provincia cremonese durante la prima ondata della pandemia nel 2020. Il 5 novembre 2022, il gip del tribunale di Mantova, Antonio Serra Cassano, dispone l’archiviazione dell’indagine che coinvolgeva diverse Rsa mantovane, nei confronti delle quali erano stati ipotizzati i reati di omicidio colposo, lesione colposa e omissione di atti d’ufficio nella gestione della pandemia. Il 17 novembre del 2022 anche la procura di Genova chiede l’archiviazione per una serie di indagini aperte sullo stesso filone e gli inquirenti ammettono, che è stato impossibile stabilire un nesso tra i morti nelle Rsa durante la pandemia e le azioni messe in pratica dalle singole case di cura durante l’epidemia da Covid-19. Cinque giorni dopo, il 22 novembre, anche la procura di Venezia chiude con richieste di archiviazione le varie indagini penali avviate sulla base di segnalazioni ed esposti – una trentina in tutto – presentati dai famigliari di alcune vittime, che avevano sollecitato alla magistratura di fare luce sui decessi dei loro cari. L’unica procura che ancora insiste sulla strada della via giudiziaria, applicata alla pandemia, come ricordato su questo giornale da Ermes Antonucci, è quella di Bergamo, dove gli inquirenti hanno aperto un’indagine contro gli allora responsabili del governo per aver istituito in ritardo la zona rossa in Val Seriana (il procedimento ha ormai superato il termine di durata massima di due anni per le indagini preliminari). A parte questo, anche sul piano giudiziario, la questione è chiara. Non empirica, ma chiara. L’Italia ha gestito la pandemia in modo dignitoso. Ha limitato al massimo i danni generati dal Covid. Ha tamponato in modo efficace i guai economici di cui la pandemia è stata veicolo. E’ riuscita, nonostante la presenza di numerosi esponenti politici free vax, nì vax e boh vax a vaccinare porzioni importanti dell’Italia. E lo ha fatto all’interno di una legislazione rispettosa dei diritti e delle libertà. Vista oggi, naturalmente, ci sono mille errori commessi durante la pandemia che si sarebbero potuti evitare. Ma vista oggi, la pandemia, ci ricorda alcune verità utili da non dimenticare. Non tutti gli errori sono reati. Non tutti i peccati sono crimini. E quando un paese riesce a tenere botta, dopo un’ondata pandemica e dopo un’ondata inflazionistica, riconoscere che l’Italia nonostante tutto ce l’ha fatta potrebbe essere il primo passo per separare i fatti dalle opinioni e per infondere, nel paese, un sentimento che meriterebbe ogni tanto di essere diffuso: meno autoumiliazione e un po’ più di orgoglio.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.