lo stato della pandemia
Niente panico, i casi di Covid dalla Cina sono Omicron. Ma si spinga sui vaccini
Dal sequenziamento dei voli cinesi nessuna novità. In Italia, però, solo il 10 per cento dei cittadini ha fatto la quarta dose. E con un virus così trasmissibile, non è detto che tra i cinesi non emergano nuove varianti
Da ieri mattina, fino al prossimo 31 gennaio 2023, è in vigore la nuova ordinanza che impone controlli più rigidi per i viaggiatori provenienti dalla Cina che faranno scalo negli aeroporti italiani. Per il momento la situazione sembra però essere sotto controllo. A confermarlo è stata la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ieri mattina durante la conferenza stampa di fine anno ha spiegato: “Il ministro della Salute Schillaci mi dice che i primi casi di Covid di persone provenienti dalla Cina sequenziati sono varianti Omicron già presenti in Italia”.
Se nei giorni a seguire questa notizia trovasse conferma si potrebbe ufficialmente parlare di un pericolo rientrato visto che, grazie alla campagna vaccinale di successo dello scorso anno, ormai da diversi mesi l’Italia sta convivendo con Omicron senza più la necessità di alcuna restrizione e senza mettere sotto pressione le strutture sanitarie. Al momento non è stata certificata da nessun organismo sanitario internazionale l’esistenza di nuove e più pericolose varianti capaci di aggirare completamente la protezione contro il rischio di malattia grave o morte offerta dai vaccini. Lo si era temuto con le notizie e le immagini trapelate nelle ultime settimane dalla Cina dove, con il venir meno dei lockdown, si sarebbe registrato un picco di contagi.
Secondo alcune stime riportate dal Financial Times e discusse all’interno di un briefing a porte chiuse del Centro cinese per il controllo delle malattie, ammonterebbero a circa 250 milioni di casi nei soli primi 20 giorni di dicembre. A questo si aggiungono poi i brevi filmati sugli ospedali presi d’assalto dai malati oltre che delle centinaia di bare in fila causa decessi per Covid.
Se tutto ciò, come al momento sembra, lo si deve imputare a Omicron e alle sue sottovarianti, questo non farebbe che mettere ancor di più in luce la straordinaria capacità di protezione offerta dai vaccini a mRna rispetto ai prodotti di produzione cinese Sinovac e Sinopharm. In Italia, così come nel resto d’Europa, la variante Omicron è infatti vissuta ormai da mesi come qualcosa poco più grave di un’influenza solo perché circa l’85 per cento della popolazione ha ricevuto tre dosi di vaccino.
Tutto questo dovrebbe far ricadere l’attenzione del governo sull’importanza campagna vaccinale per la somministrazione della quarta dose di vaccino contro il Covid. A fronte di queste nuove conferme indirette sull’efficacia della protezione indotta da questi vaccini, solo il 10 per cento della popolazione ha ricevuto il secondo richiamo booster, uno dei dati più bassi a livello europeo. Eppure, al di là di uno spot istituzionale incentrato sull’importanza della vaccinazione nei soggetti più anziani, non si è ancora ascoltato nessun nuovo richiamo da parte di Meloni e Schillaci.
A ogni modo, se il quadro della situazione si confermasse per come appare oggi, resterebbe una grande incertezza per i prossimi mesi. La libera circolazione di una variante a così alta trasmissibilità come Omicron in un paese con oltre 1,4 miliardi di abitanti e scarsamente protetto dai vaccini come la Cina potrebbe far emergere nuove varianti non necessariamente più innocue rispetto a quelle attualmente in circolazione.
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