febbre da covid
Addio lockdown, ora il virus sarà trattato come un'influenza. Ipotesi vaccini a pagamento
In caso di positività niente di più obbligo di restare a casa e vaccinazione consigliata solo a determinate fasce fragili. La gestione del Covid nel prossimo autunno sarà organizzata sul modello antinfluenzale
Il Covid verrà trattato sempre più come un’influenza stagionale? La strada intrapresa sembra essere questa, al punto che la prossima campagna vaccinale potrebbe modellarsi proprio su quella antinfluenzale, anche per quanto riguarda un possibile accesso a pagamento per quella fascia di popolazione per la quale l’immunizzazione non è raccomandata. E gli indizi in tal senso di certo non mancano. Ma procediamo per gradi.
Lo scorso agosto, con l’approvazione del decreto Omnibus in Consiglio dei ministri veniva abrogato quello che il ministro della Salute, Orazio Schillaci, aveva definito “l’ultimo divieto reale del Covid”, ossia l’isolamento per i soggetti positivi al tampone. Già da un mese è quindi possibile uscire di casa e andare al lavoro con la malattia in corso senza nessun obbligo di indossare una mascherina Ffp2 al chiuso o in presenza di assembramenti. Una decisione, quest’ultima, dettata dall’andamento dell’epidemia e dall’impatto garantito da vaccini e farmaci. Con questo, era venuto meno anche l’obbligo quotidiano per le regioni e province autonome di comunicare i dati sui contagi al ministero della salute e all’Istituto superiore di sanità.
La norma non conteneva inoltre alcuna indicazione sull’individuazione e sull’isolamento dei pazienti positivi all’interno degli ospedali. Una lacuna che era stata definita “molto grave”, tra gli altri, dalla Federazione degli oncologi, cardiologi e ematologi che aveva denunciato: “L’abolizione dell’obbligo di isolamento domiciliare per i cittadini positivi al Covid non deve porre in secondo piano la necessità di tutelare i pazienti più fragili ricoverati o seguiti negli ospedali, in particolare quelli colpiti da tumori solidi e del sangue, da patologie cardiovascolari e da altre gravi malattie. La norma citata, infatti, non contiene nessuna indicazione sull’individuazione e sull’isolamento dei pazienti positivi all’interno dei nosocomi. Si tratta di una lacuna molto grave, chiediamo al Ministro Schillaci di intervenire quanto prima”.
Sempre a inizio agosto il nuovo direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Francesco Vaia, firmava la circolare contenente alcune indicazioni preliminari per la campagna di vaccinazione autunnale e invernale anti Covid. Al suo interno troviamo l’elenco di quei gruppi di persone a cui viene raccomandata e offerta la vaccinazione di richiamo annuale con il nuovo vaccino monovalente adattato alla variante XBB.1.5 da poco approvato dall’Ema. Qui vengono citate: persone di età pari o superiore a 60 anni; ospiti delle strutture per lungodegenti; donne che si trovano in qualsiasi trimestre della gravidanza o nel periodo post partum comprese le donne in allattamento; operatori sanitari e sociosanitari addetti all’assistenza negli ospedali, nel territorio e nelle strutture di lungodegenza; studenti di medicina, delle professioni sanitarie che effettuano tirocini in strutture assistenziali e tutto il personale sanitario e sociosanitario in formazione; persone dai 6 mesi ai 59 anni di età compresi, con elevata fragilità, in quanto affette da patologie o con condizioni che aumentano il rischio di Covid grave.
E per gli altri? Al momento non si hanno certezze. Sul punto dal ministero della Salute fanno sapere che sono in corso “approfondimenti e riflessioni”. Una delle possibilità è che, venuta meno la campagna vaccinale di massa attuata in piena emergenza pandemica con l’ausilio di appositi hub, si possa sempre più virare verso una gestione basata sul modello antinfluenzale e cioè con un accesso prioritario e gratuito solo per quelle fasce della popolazione richiamate dalla circolare ministeriale, con l'opzione di una immunizzazione a pagamento per tutti gli altri. Esattamente come già oggi avviene per i vaccini contro l’influenza stagionale. Questo sarebbe uno degli ultimi passi che il ministero potrebbe decidere di intraprendere per “normalizzare” del tutto il Covid, a meno che non si assista nei prossimi mesi a una recrudescenza del virus che a quel punto, si spera, non ci colga impreparati. Il rischio di dover tornare a raccontare di pronto soccorso ospedalieri in tilt presi d’assalto durante la stagione influenzale è, come ogni anno, dietro l’angolo.
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