lo studio
Democrazia e vaccini, i punti forti dell'occidente contro la pandemia
Da un’analisi di Airfinity presentata al Summit sulla democrazia di Copenaghen è emerso che per la stragrande maggioranza dei paesi un governo democratico è stato un fattore chiave predittivo di una riduzione delle morti
Tanto i vaccini quanto la forza della democrazia hanno avuto un impatto cruciale nel ridurre i decessi durante il Covid. Questo è quanto è emerso da un’analisi di Airfinity presentata al Summit sulla democrazia di Copenaghen. Le nazioni democratiche hanno registrato un livello di mortalità in eccesso più basso rispetto a quelle autocratiche. A livello globale il Covid, con una stima di 25 milioni di morti in eccesso, si colloca a metà strada tra la Prima e la Seconda guerra mondiale in termini di vite perse e impatto sui sistemi economici. Dall’analisi emerge in maniera chiara come, per la stragrande maggioranza dei paesi, un governo democratico è stato un fattore chiave predittivo di una riduzione delle morti.
La Cina e l’Arabia Saudita sono stati i principali “valori anomali”. La Cina, che ha seguìto una “politica zero Covid”, ha registrato uno dei decessi in eccesso più bassi con 72 ogni 100 mila persone. L’Arabia Saudita ha registrato 158 morti ogni 100 mila persone, mentre la Russia ha registrato il numero più alto di morti in eccesso: 943 ogni 100 mila persone. Di contro, Danimarca e Svezia hanno registrato il tasso di mortalità in eccesso più basso tra le democrazie che non hanno adottato misure di lockdown stringenti, rispettivamente con 92 e 150 morti in eccesso ogni 100 mila persone. L’Italia, primo paese occidentale a essere investito dal Covid, non ne esce bene con 456 decessi per 100 mila persone, il quarto risultato peggiore a livello globale dopo Russia, Messico e Sudafrica.
In termini generali, l’analisi ha rilevato che il fattore più significativo che ha contribuito a ridurre le morti in eccesso è stata la velocità con cui sono stati offerti vaccini. “Misurando i fattori associati tramite il coefficiente di correlazione di Pearson, emerge che i vaccini hanno avuto il maggiore impatto sulla riduzione dei decessi, ma la forza della democrazia di un paese ha avuto un impatto maggiore della spesa sanitaria”, si legge. Le democrazie occidentali hanno sostenuto lo sviluppo, la produzione e la diffusione di vaccini altamente efficaci, fondamentali per ridurre al minimo i decessi. Tuttavia, la produzione è rimasta indietro rispetto alla Cina, che ha svolto un ruolo maggiore nella fornitura di vaccini al resto del mondo. La capacità globale di produzione di vaccini è quasi triplicata, raggiungendo un picco di 14 miliardi di dosi all’anno nel 2022, ma gran parte di questi investimenti sono concentrati in Asia e dipendono dalla Cina. A pesare sono anche la credibilità dei governi e l’adesione della popolazione alle campagne vaccinali.
“La nostra analisi mostra che le democrazie occidentali hanno fatto meglio delle società non democratiche, in poche parole perché hanno sviluppato vaccini migliori e sono state in grado di vaccinare la loro popolazione in tempi relativamente brevi. L’ecosistema dell’innovazione promosso dalle economie occidentali è stato fondamentale nella risposta alla pandemia”, ha spiegato Rasmus Bech Hansen, ceo e fondatore di Airfinity, che ha poi ammonito: “Le nazioni democratiche devono essere preparate per la prossima nuova epidemia in arrivo, sia per poter proteggere le proprie popolazioni, sia per consentire al resto del mondo di rivolgersi a loro. Il rischio dell’inazione è che la Cina e altri paesi autocratici intervengano per riempire il vuoto”.
Quanto al futuro, Airfinity ha stimato una probabilità del 14,9 per cento di una nuova pandemia nei prossimi 5 anni, simile al Covid, causata da un differente patogeno “X”. Stima che sale al 27,5 per cento entro i prossimi 10 anni. La pandemia da Covid lasciataci alle spalle è stata definita “lieve”. Sarebbe potuta andare molto peggio. Se, come spiegato da Rasmus Bech Hanse, il Covid avesse fatto la sua prima comparsa con Omicron – una delle varianti successive più trasmissibili – con ogni probabilità, a causa della sua velocità di trasmissione, avrebbe perso la vita circa l’uno per cento della popolazione globale. In tal senso si guarda oggi con molta preoccupazione all’influenza aviaria H5N1. “L’influenza aviaria si sta diffondendo negli Stati Uniti e, se si trasformasse in una pandemia, potrebbe risultare ben peggiore del Covid a causa di un tasso di mortalità più elevato. Ancora una volta non abbiamo una sorveglianza pienamente efficace, non sappiamo come monitorare completamente il fenomeno. Siamo molto preoccupati”, ha concluso il ceo di Airfinity.