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Made In Italy a rischio

La peste suina avanza nel nord Italia

Nicolò Zambelli

Si sviluppano nuovi focolai tra Vercelli e Pavia. A protestare anche Coldiretti: "Livelli emergenziali. È il momento di erogare indennizzi alle aziende danneggiate". Ma sul sito del ministero dedicato alla Psa è tutto fermo al 2 agosto

Nell'ultima settimana sono aumentati i focolai di peste suina africana (Psa) nel nord Italia. A riferirlo attraverso un aggiornamento della situazione è l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, che da tempo sta monitorando i casi e la diffusione del virus. Per il momento le situazioni più critiche sono in Lombardia, Piemonte e Liguria: negli ultimi giorni si registrano cinque nuovi casi. A livello nazionale i casi restano difficili da identificare e conteggiare, anche perché i dati sui suini sono aggregati per focolai. Dopo l'allarme lanciato dall'Unione europea sulla gestione italiana dell'emergenza e dopo le dimissioni del commissario straordinario (il suo successore è designato, ma non si è ancora insediato), il governo non ha ancora fatto sapere quali saranno i prossimi passi per contenere un'epidemia che rischia di minare l'export "made in Italy" dei nostri allevamenti. E a protestare ora è anche Coldiretti.
 

 
L'ultimo bollettino di l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta (uno degli enti sanitari con autonomia gestionale e amministrativa, facenti parte del Servizio sanitario nazionale) è aggiornato al 25 agosto e segnala cinque nuovi casi di Peste suina africana nelle regioni di riferimento. Nel nord, il totale ora sale a 1.684. Nello specifico sono 1.018 in Liguria e 666 in Piemonte. Un nuovo focolaio è scoppiato in un allevamento in provincia di Vercelli, a Lignana, che si aggiunge ai tre casi precedenti segnalati in provincia di Novara, a Trecate (due) e Vinzaglio (uno). Con il caso nell'allevamento di Lignana crescono a 159 i comuni in cui è stata osservata almeno una positività alla Psa.
 


La situazione più critica è nel nord Italia, in particolare in Lombardia. Oggi è scoppiato un altro focolaio in provincia di Pavia, a Costa de' Nobili. La zona è considerata un po' l'epicentro di quest'epidemia, dopo essere stata duramente colpita dalla stessa emergenza degli anni scorsi. Mentre sono del 23 agosto le ultime due ordinanze che istituiscono una "Zona di Protezione" per il comune di Sant'Angelo Lodigiano e una "Zona di Sorveglianza" per il comune di Marudo. Questi due sono gli ultimi di una lunga serie di altre piccole città sottoposte a queste misure preventive direttamente dalla regione. Nelle scorse settimane, le autorità sanitarie della Lombardia hanno esteso a zone di sorveglianza anche Melegnano e alcuni comuni a sud di Milano: San Giuliano Milanese, Locate di Triulzi, Pieve Emanuele, Basiglio e molti altri.
 

A livello nazionale però è difficile avere un quadro generale e numeri precisi sui maiali o i cinghiali infettati dal virus della peste suina africana, così come il numero preciso di focolai. Il sito dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale rimanda a un monitoraggio nazionale dei casi che però non considera quelli attualmente attivi, ma aggrega i numeri dal primo gennaio del 2022 al 28 agosto del 2024, cioè oggi.
  

 
Nello specifico, il report sulla situazione epidemiologica dà un quadro dei focolai in Italia attraverso una mappa interattiva. Il titolo è "Mappa dei casi e focolai di PSA dal 2022 a oggi, con evoluzione dinamica negli ultimi 15 giorni". Spostando il cursore a destra si rivela l'evoluzione dei focolai nelle ultime due settimane e la mappa mostra che oltre al nord Italia, ne sono presenti anche nel Lazio, in Campania, in Calabria e in Sardegna. 

  

In generale, manca un monitoraggio nazionale della situazione che dovrebbe essere in capo al ministero della Salute. La pagina del sito ministeriale dal titolo "Dati epidemiologici nazionali e internazionali" nella sezione dedicata alla Peste suina africana è ferma allo scorso 2 agosto e per di più, al suo interno non sono presenti dati che informano sullo stato dell'arte, quanto piuttosto un'evoluzione storica dell'andamento dell'epidemia dal 2022 allo scorso mese e di quello che nel corso del tempo ha fatto (e non fatto) il governo.
  

Il 2 agosto è anche il giorno successivo alle dimissioni del Commissario straordinario assunto per gestire l'emergenza. Vincenzo Caputo. Come raccontato anche sul nostro giornale aveva detto: "Troppo impegnativo. Sono già troppo oberato con l'incarico di direttore dell’Istituto zooprofilattico delle Marche e dell'Umbria". Il suo posto risulta ancora ufficialmente vacante, nonostante sia stato già designato il successore. Si tratta di Giovanni Filippini. È il direttore generale per la Sanità animale del ministero della Salute, ed era stato nominato a fine aprile sub-commissario straordinario per arrestare la diffusione della Psa. Sulla pagina del ministero, aggiornata al 2 agosto, non risulta che Filippini si sia insediato ma si specifica che "la Struttura commissariale resta comunque funzionante, tenuto conto che nel tempo era stata potenziata con la nominati di tre sub-commissari".
  

Tutto sembra dunque fermo dallo scorso 2 agosto, proprio prima della pausa estiva, che coincide – secondo vari esperti – al momento di potenziale massima diffusione del virus. La peste suina africana è una malattia innocua per l'uomo, ma è letale per i maiali. Il rischio è di mettere a repentaglio una componente importante del "made in Italy", con gravi danni alle esportazioni dei prodotti derivati dai nostri allevamenti. Non a caso, oggi è intervenuta la stessa Coldiretti: "I nuovi focolai di peste suina africana sono un segnale allarmante di come la situazione abbia raggiunto livelli emergenziali e si stia allargando in maniera rapida e pericolosa. È il momento erogare gli indennizzi dovuti alle aziende danneggiate dalla Psa che oggi sono in grande difficoltà", scrivono oggi in una nota.
 

"Ora è fondamentale – continuano – che il nuovo Commissario straordinario metta in campo ogni misura, anche drastica, per evitare che la Psa si diffonda nelle province limitrofe che rappresentano la metà del patrimonio suinicolo nazionale. Come Coldiretti vigileremo e reagiremo al fianco dei nostri soci suinicoltori affinché gli interventi necessari non rimangano lettera morta, ma si proceda nel più breve tempo possibile a copertura del mancato reddito". Attendiamo.

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