Cattivi scienziati
La salute non è un prodotto come gli altri. Un'analisi del sistema farmaceutico
Criticità e soluzioni per migliorare l’accesso ai farmaci e la qualità delle cure. Lontano da posizioni ideologiche o complottiste, Silvio Garattini nel libro "Luci e ombre" offre una fotografia lucida e basata su dati concreti della situazione attuale. Con un approccio da scienziato
Silvio Garattini, nel suo libro Farmaci. Luci e ombre, edito da Il Mulino, propone un’analisi lucida e basata su dati concreti dell’attuale sistema farmaceutico, evidenziandone le criticità e suggerendo possibili soluzioni per migliorare l’accesso ai farmaci e la qualità delle cure. Lontano da posizioni ideologiche o complottiste, il suo approccio è quello di uno scienziato che, dopo una vita dedicata alla ricerca, invita a una riflessione sulla direzione che la farmacologia sta prendendo e su come la salute pubblica possa essere meglio tutelata in futuro.
Uno dei temi centrali affrontati nel libro è il crescente consumo di farmaci, non sempre giustificato da necessità cliniche reali. Nel 2022, in Italia, i cittadini hanno speso 6,5 miliardi di euro per farmaci acquistati interamente di tasca propria, con oltre la metà destinati a prodotti da automedicazione. Garattini sottolinea come questo dato rifletta una tendenza alla medicalizzazione della vita quotidiana, spesso incentivata da una comunicazione pubblicitaria che spinge all’uso del farmaco come soluzione immediata per qualsiasi disturbo, trascurando alternative basate su stili di vita più sani e sulla prevenzione. Questo non significa mettere in discussione l’importanza della farmacologia, ma piuttosto interrogarsi su un equilibrio che sembra oggi sbilanciato a favore di un consumo eccessivo.
Un altro punto critico è l’attuale sistema di sviluppo e commercializzazione dei farmaci, in cui la ricerca è orientata prevalentemente dai criteri di sostenibilità economica piuttosto che da quelli di necessità terapeutica. Garattini pone l’attenzione sulla proliferazione dei cosiddetti farmaci fotocopia, medicinali che non offrono veri progressi terapeutici rispetto a quelli già esistenti, ma che vengono immessi sul mercato per estendere i brevetti e mantenere il controllo dei prezzi. Questa dinamica riduce la concorrenza e rallenta l’introduzione di farmaci generici, spesso più accessibili, ma non necessariamente meno efficaci. Secondo l’autore, è necessario ripensare il sistema brevettuale, garantendo protezione solo a farmaci che dimostrino un reale vantaggio terapeutico rispetto a quelli già disponibili, attraverso studi comparativi indipendenti.
Una problematica meno evidente, ma di grande rilevanza, riguarda la ricerca farmacologica e la sua scarsa attenzione alle differenze biologiche tra uomini e donne. Storicamente, molti farmaci sono stati testati prevalentemente su soggetti maschili, senza considerare adeguatamente le differenze fisiologiche tra i due sessi. Questo ha portato a un’incidenza maggiore di effetti collaterali nelle donne, con un rischio superiore del 40% di subire reazioni avverse. Garattini evidenzia l’urgenza di affrontare questa disparità, migliorando la rappresentatività femminile nella sperimentazione clinica e rendendo i farmaci più sicuri ed efficaci per tutti.
Un altro aspetto cruciale trattato nel libro è l’importanza della prevenzione. Garattini sottolinea come molte malattie diffuse, tra cui il diabete di tipo 2 e una significativa percentuale di tumori, siano prevenibili con strategie di salute pubblica efficaci, eppure il sistema sanitario continua a investire molto più sulle cure che sulla prevenzione. L’autore propone di riequilibrare questa tendenza, investendo maggiormente in campagne di educazione sanitaria, politiche di riduzione dei fattori di rischio e strategie di diagnosi precoce. La prevenzione, infatti, non solo riduce l’incidenza di molte patologie, ma alleggerisce anche il peso economico sui sistemi sanitari, rendendoli più sostenibili nel lungo termine.
Oltre alla prevenzione, un’altra sfida per il futuro della farmacologia riguarda la necessità di rendere più trasparente il processo di sperimentazione clinica. Attualmente, molti studi su efficacia e sicurezza dei farmaci sono finanziati e condotti dalle stesse aziende che li producono, con il rischio di conflitti di interesse. Garattini propone che la valutazione dei farmaci venga affidata a istituzioni indipendenti, così da garantire una maggiore trasparenza e tutelare realmente la salute pubblica. Un altro tema fondamentale riguarda la farmacovigilanza: i farmaci, una volta immessi sul mercato, devono essere monitorati con maggiore attenzione per rilevare eventuali effetti collaterali a lungo termine. L’autore denuncia la carenza di fondi e di organismi dedicati a questa attività, suggerendo un rafforzamento dei controlli per migliorare la sicurezza dei medicinali nel tempo.
Un capitolo particolarmente rilevante riguarda il futuro della farmacologia e la necessità di riequilibrare il rapporto tra ricerca pubblica e privata. L’innovazione farmaceutica è oggi guidata quasi esclusivamente dalle logiche di mercato, con il rischio che le malattie rare o le patologie meno redditizie vengano trascurate. Garattini suggerisce di incentivare la ricerca pubblica e il coinvolgimento di fondazioni non profit, così da garantire che lo sviluppo di farmaci risponda anche a esigenze di salute collettiva e non solo a criteri di redditività. Questo è particolarmente importante per le malattie rare, spesso escluse dalle priorità di ricerca perché non offrono un ritorno economico sufficiente per giustificare gli investimenti delle aziende private.
Il libro si distingue per il suo approccio scientifico e propositivo. Garattini non si limita a denunciare le criticità del sistema, ma propone soluzioni concrete e realistiche, basate su dati e su anni di esperienza nel settore. Le conclusioni di Farmaci. Luci e ombre, conclusioni che illustrano quali sono a giudizio dell’autore i filoni di maggior sviluppo che possiamo attenderci nella farmaceutica del futuro, mettono chiaramente in evidenza la distanza tra l’approccio scientifico di Silvio Garattini e le tesi cospirazioniste che vedono l’industria farmaceutica come un monolite malvagio che complotta contro la salute delle persone. Garattini non nega l’importanza fondamentale dei farmaci né il ruolo cruciale della ricerca farmaceutica nello sviluppo di terapie salvavita. La sua critica non è rivolta all’esistenza dell’industria farmaceutica in sé, ma alle distorsioni economiche e regolatorie che ne influenzano le priorità, rendendo il sistema meno efficiente e meno equo di quanto potrebbe essere. Non si tratta di una crociata contro le aziende farmaceutiche, ma di una proposta di riforma basata su evidenze e su un’esperienza pluridecennale nella ricerca indipendente.
A differenza delle narrazioni cospirazioniste, che dipingono il settore farmaceutico come un blocco omogeneo e corrotto, Garattini riconosce la complessità del sistema, dove convivono innovazioni straordinarie e interessi economici talvolta distorsivi. Non parla di "cure nascoste" o di "farmaci pericolosi imposti alle masse", ma di una necessità di migliorare la trasparenza della sperimentazione clinica, riequilibrare il rapporto tra ricerca pubblica e privata e garantire che i farmaci brevettati apportino un reale valore terapeutico. Mentre i cospirazionisti dipingono Big Pharma come un’entità oscura che manipola governi e scienziati, Garattini sottolinea il ruolo imprescindibile della regolamentazione pubblica e della ricerca indipendente per correggere le attuali distorsioni, senza cadere in una visione manichea e semplicistica.
Il messaggio che emerge dal libro non è quello di chi vuole demonizzare la farmaceutica, ma di chi vuole migliorarla, restituendole la sua funzione originaria: garantire il progresso medico e migliorare la qualità della vita. Per farlo, sostiene l’autore, è necessario un cambiamento di prospettiva, in cui il farmaco torni a essere un mezzo per curare, non un semplice prodotto commerciale. Se si vuole garantire un futuro in cui la ricerca farmaceutica sia realmente al servizio della salute pubblica, bisogna promuovere un sistema più trasparente, equo e orientato alle reali esigenze della popolazione.
Mercato sì, dunque; ma mercato diverso, perché la salute non è un prodotto come gli altri.