L'"emergenza" smog annebbia il feticismo della Sanità pubblica
Malgrado tutto, livello di inquinamento dell’aria e dibattito conseguente hanno il merito di far emergere qualche verità su due aspetti: da cosa dipende principalmente la salute, l’effettivo ruolo degli attuali Ministero e Ministro della Salute.
Sul primo aspetto dallo scorso secolo tutti i modelli messi a punto dai ricercatori al fine di comprendere da cosa dipenda la salute dell’uomo concordano che i principali determinanti della salute sono: stile di vita, ambiente (fisico e socioeconomico), patrimonio genetico, sanità.
Negli anni Settanta G. Dever, basandosi su uno studio epidemiologico nello stato della Georgia, ha fornito anche una valutazione quantitativa del peso dei determinanti sulla salute: 43 per cento stile di vita, 27 per cento patrimonio genetico, 19 per cento ambiente, 11 per cento sanità. Da allora molti altri hanno stimato i pesi dei quattro determinanti, arrivando a valutazioni dello stesso ordine di grandezza. Tutti concordano che lo stile di vita (alimentazione, come ci si muove, uso di particolari sostanze quali alcool e tabacco...) è il determinante maggiore e che la sanità, pur importante, è il meno rilevante. Inoltre Dever ha confrontato il peso dei determinanti con l’impiego delle risorse negli Stati Uniti in quegli anni: il 90,2 per cento della spesa era concentrata sulla sanità, solo l’ 1,6 per cento sul controllo e sicurezza dell’ambiente e appena l’1,3 per cento per prevenzione e informazione sullo stile di vita.
Queste cifre fotografano la situazione e il livello dello pseudo dibattito oggi in Italia (e in molti altri paesi) sulla “emergenza” smog. In Italia spendiamo poco meno di 150 miliardi l’anno per la sanità (che pesa per l’11 per cento sulla salute), assistendo ai continui lamenti dei Presidenti di regione, dei sindacati e dei portatori dei tanti interessi interni al mondo sanitario. Quanto investiamo per ambiente e stile di vita? Non dispongo di dati precisi ma credo che purtroppo siano numeri non lontani dalle percentuali fornite cinquanta anni fa da Dever.
La seconda verità di questi giorni emerge dal “naturale” riflesso del ministro Lorenzin: non c’entro con l’inquinamento e i suoi effetti su salute e mortalità, rivolgetevi al ministro dell’Ambiente. Al ministro non viene neanche in mente che su ogni disegno di legge dei suoi colleghi potrebbe calcolare l’impatto (positivo o negativo) sulla salute ed esercitare in Consiglio dei ministri il diritto-dovere di intervenire tutelando la salute dei cittadini. Inoltre potrebbe (dovrebbe) esercitare l’impulso legislativo per provvedimenti a tutela della salute, anche senza spesa, come è stato fatto anni fa con la patente a punti e la regolamentazione del fumo in luoghi pubblici, che hanno fatto risparmiare ogni anno un migliaio di morti per incidenti (il primo) e forse anche più il secondo. Regolamentazione non proibizionismo, che storicamente in ogni campo ha sempre incrementato comportamenti ed esiti negativi, di salute e sociali.
[**Video_box_2**]Ma ministero e ministro sono troppo attenti alle mediazioni di potere e alla spartizione delle risorse sanitarie per accorgersi che la salute dipende (anche e di più) da altri fattori.
Quanto meno il comportamento e le dichiarazioni del Ministro hanno chiarito che non disponiamo di un Ministero e un Ministro della Salute ma della Sanità. Anzi il candore e la sorpresa delle ultime dichiarazioni ci mostrano una Alice nel paese della Sanità.
Marcello Crivellini è docente di Analisi e organizzazione di sistemi sanitari al Politecnico di Milano
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