Non possiamo sostituirci al libero arbitrio della donna
Il fantasma dell’utero in affitto sta seminando confusione e panico, e una discutibile volontà di prevaricazione dei propri convincimenti morali su quelli del prossimo. Accade anche oggi, alla notizia di per sé lieta della nascita di un bambino, uno dei tanti: siano essi concepiti naturalmente o da fecondazione assistita, siano essi partoriti dalla madre biologica o da quella supplente di chi non avrebbe potuto dargli la vita. Immaginiamo, quindi, l’esistenza futura di Tobia Antonio e degli altri bambini nati quel giorno, il giorno precedente e quello successivo. Tutti sappiamo che il primo dei diritti di un bambino è quello di essere voluto, accudito, protetto fino a che l’età adulta non gli consentirà di scegliere con la propria testa e andare per il mondo con le proprie gambe. Dunque, dal punto di vista di un neonato andrebbe dismessa quella truce maschera che confonde il desiderio di genitorialità di una persona omosessuale (in particolare, di un maschio omosessuale) con la pretesa di un diritto di appropriazione di un corpo femminile e del figlio che ne verrà. Al contrario, dal punto di vista del neonato – ovvero dal punto di vista morale che più ci interessa – quel desiderio è una componente fondamentale per la sua serenità futura. Per questo il “superiore interesse del minore” può coniugarsi con la vocazione all’adozione da parte di chi intenda essere genitore. E questo vale per le adozioni delle coppie eterosessuali e no, unite civilmente e no, e – perché negarlo? – anche per le persone sole, che vogliano dedicare una parte della vita alla responsabilità educativa. Ma, si dice, nella gestazione per altri c’è un mercimonio del corpo femminile. Ed è una obiezione morale rilevante. Il mercimonio di parti del corpo altrui è inaccettabile nella misura in cui reifica – riduce a cosa – la persona umana. E quindi certamente va vietata per legge l’asportazione non voluta di organi, la prostituzione coatta, la costrizione alla procreazione. Ma se, invece, la madre surrogata abbia liberamente scelto di portare avanti la gravidanza, consentendo a quel bambino di nascere e di essere accolto da una coppia di genitori, qual è il problema? Riteniamo forse che quella donna, altre donne, non siano in grado di decidere autonomamente cosa è bene o cosa è accettabile per sé? Si può pensare che la traduzione penale della convinzione morale di qualcuno o di molti di noi possa sostituirsi al libero arbitrio? Questo finirebbe col ridurre a persona incapace di intendere e di volere, ogni donna che porti a termine una gestazione per altri. Con l’effetto secondario di alimentare un mercato clandestino in cui ogni maternità surrogata sarebbe viziata dalla mancanza di tutele giuridiche, sanitarie e sociali. Dopodiché, nessuno si stupisca se dico che quanto ho appena scritto non rappresenta una posizione definitiva. Bensì un’opzione sulla quale, dubbioso come tanti, continuerò a riflettere.
Luigi Manconi è senatore del Partito Democratico
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Un altro promotore della pseudoscienza al potere in America
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