Vegani, evolvetevi! Uno studio di Nature spiega che senza carne siamo scimmie
Roma. E’ il mangiare carne che ci ha reso uomini. Oggi va di moda essere vegani, ma da tempo i paleontologi danno alcune ragioni per spiegare, scientificamente, come il diventare cacciatori abbia permesso a un ramo di primati di scalare l’evoluzione e diventare homo sapiens. Una di queste ragioni, per esempio, viene dal modo in cui la necessità di sopperire alla mancanza di artigli e zanne avrebbe ingegnato i nostri più remoti antenati a inventare utensili. Un’altra dallo spirito comunitario sviluppato per necessità di cacciare tutti assieme. Un’altra ancora dall’effetto stesso delle proteine animali sullo sviluppo del cervello. Ma c’è un’altra pista ulteriore, di cui è tornato a parlare l’ultimo numero di Nature, con un articolo a firma di Daniel Lieberman e Katherine Zink, due studiosi della Harvard University. Riguarda il processo che ha portato le nostra faccia ad appiattirsi attraverso la progressiva scomparsa dei poderosi muscoli che aiutano le scimmie a masticare gli alimenti particolarmente duri, che sono la base della loro dieta.
Istintivamente, è proprio lo sviluppo o meno dei muscoli facciali che ci porta a giudicare se un primate nella scala è più vicino al prototipo dell’uomo o a quello della scimmia. Non è un problema di estetica, ché quella dipende dall’abitudine. Ogni scarrafone è bello a mamma sua, certo, ma è la riduzione dei muscoli masticatori che permette alla bocca di sviluppare un apparato fonatorio in grado di svilupparsi in un vero inguaggio. La conseguente modifica del cranio permette al cervello di crescere di più. Tutti questi princìpi evolutivi erano già noti agli scienziati, che però tendevano a darne il merito alla scoperta del fuoco, che ammorbidendo il cibo ci avrebbe permesso di sopravvivere con denti più piccoli. E invece no, spiegano Lieberman e la Zink. Secondo le evidenze da loro raccolte, in realtà i denti umani iniziano a rimpicciolire molto prima della scoperta del fuoco – che risale a mezzo milione di anni fa, mentre il processo di rimpiccolimento dei denti inizia due milioni di anni fa. “Se si passa un po’ di tempo con gli scimpanzé, ci si accorge che passano quasi metà della loro giornata a masticare”, ha spiegato Lieberman. “A un certo punto dell’evoluzione, c’è stato un cambio – abbiamo iniziato a passare meno tempo a mangiare. Il cambio è stato reso possibile da due fattori: mangiamo cibo di migliore qualità rispetto ai nostri antenati, ma soprattutto mangiamo cibo che è stato fortemente processato”.
Lo studio pubblicato da Nature ha quantificato il tipo di sforzo muscolare necessario a masticare le varie alternative alimentari a disposizione nella Preistoria, e ha stimato che sarebbe bastata una dieta composta per un terzo da carne già processata con utensili di pietra (inventati 4,2 milioni di anni fa) a consentire un risparmio di sforzo masticatorio tra il 17 e il 26 per cento.
In definitiva, sarebbe stata la carne e gli utensili a farci iniziare il percorso evolutivo. Un tragitto che in “2001 Odissea nello Spazio” Stanley Kubrik sintetizzò in maniera mirabile, nell’immagine dell’osso che dopo essere stato trasformato in arma viene lanciato dall’ominide in aria, e nel ricadere diventa astronave.
[**Video_box_2**]Poi c’è stata la rivoluzione neolitica, che ci ha permesso di moltiplicarci sulla terra in proporzioni che da cacciatori raccoglitori non sarebbero state possibile, con l’alto costo di rendere di nuovo le nostre diete in prevalenza vegetariane. Ma non senza conseguenze: tutte le ricerche hanno trovato negli scheletri neolitici chiari segni di peggioramento nutritivo rispetto agli avi paleolitici, e ci sono voluti dieci millenni di agricoltura e due secoli di industria per tornare al livello di salute che avevano avuto durante la Preistoria. Per cui forse, checché ne dicano vegetariani e vegani, il peccato originale fu proprio quello. Non a caso, nella Genesi è Caino l’agricoltore incattivito che si nutre di vegetali, mentre è Abele l’allevatore in pace con sé stesso che si nutre di carne e latticini.
Cattivi scienziati