La scienza non è divisa. Gli Ogm sono sicuri per l'uomo e l'ambiente

Luciano Capone
La National Academies of Sciences, Engineering and Medicine ha pubblicato un report in cui conferma, ancora una volta, che i semi biotech sono sicuri per l’uomo e l’ambiente.

Roma. Quando si parla di temi complicati come gli Organismi geneticamente modificati (Ogm), per semplificazione giornalistica e quasi a giustificare una legislazione che vieta “per precauzione”, si tende a dire che “anche la scienza è divisa”. E così si affronta la questione intervistando uno studioso favorevole agli Ogm e un altro contrario, questo quando va bene, perché molto spesso si fa parlare solo qualcuno che è del fronte anti Ogm e che in genere è un attivista che ripete slogan contro le multinazionali e per la difesa di Madre Terra. E’ lo stesso meccanismo che troppo spesso si mette in funzione quando si parla di altri temi che vengono definiti “divisivi”, come la pericolosità dei vaccini, l’invenzione di una nuova cura contro il cancro a base di bicarbonato e succo di limone o il metodo Stamina per curare malattie neurodegenerative. Ma la verità è che non c’è alcuna “divisione”: tutti quelli che sanno di cosa parlano sono d’accordo sul fatto che i vaccini siano sicuri, che non si guarisca dal tumore col bicarbonato e che Stamina appartenga al campo della ciarlataneria più che a quello della medicina. Lo stesso vale per gli Ogm: la comunità scientifica non è “divisa”, anzi, soprattutto chi meglio conosce la materia è concorde sul fatto che gli Ogm siano utili e sicuri. Qualcuno che la pensa diversamente lo si trova sempre, ma accade in tutti i campi. Se ci si deve basare sulle evidenze e non sulle impressioni, le conclusioni degli studi sull’argomento sono univoche.

 

Proprio pochi giorni fa la National Academies of Sciences, Engineering and Medicine, ovvero l’insieme delle accademie fondate da Abramo Lincoln per svolgere un lavoro di consulenza scientifica indipendente per il governo americano, ha pubblicato un report in cui conferma, ancora una volta, che gli Ogm sono sicuri per l’uomo e l’ambiente. Lo studio di oltre 400 pagine è una rassegna di tutta la letteratura scientifica degli ultimi venti anni e il comitato, composto da scienziati di chiara fama, ha analizzato oltre mille lavori su ogni possibile aspetto riguardante la manipolazione genetica, fatto dibattiti pubblici e raccolto testimonianze. La conclusione non lascia spazio a dubbi: gli Ogm non sono pericolosi né per l’uomo né per l’ambiente. Secondo il comitato non c’è alcuna differenza tra le colture ogm e quelle non ogm. Anzi, paradossalmente, vista la mole di analisi e controlli di cui sono oggetto, si hanno molte più informazioni e garanzie sui cibi geneticamente migliorati rispetto a quelli convenzionali. Allo stesso modo non ci sono evidenze riguardo possibili problemi ambientali, compresa la preoccupazione per la “farfalla monarca”, su cui non c’è alcuna prova che venga danneggiata dagli Ogm. Per le Academies invece non ci sono grandissimi miglioramenti sui raccolti, la resa per ettaro degli Ogm non cresce a un tasso maggiore, ma il bilancio è comunque positivo per gli agricoltori che ottengono benefici da un minor uso di pesticidi (cosa che dovrebbe far piacere agli ambientalisti).

 

Anche in Italia le più importanti accademie e società scientifiche – come l’Accademia dei Lincei, l’Accademia nazionale delle scienze o la Società di genetica agraria in rappresentanza di oltre 10 mila scienziati – affermano da anni che non ci sono rischi sanitari, alimentari, ambientali e neppure di coesistenza con le altre piante. Dall’altro lato il fronte ambientalista, per supportare e giustificare politiche proibizioniste, cita gli unici due studi che dovrebbero dimostrare la pericolosità degli Ogm, quelli del francese Gilles-Eric Séralini e dell’italiano Federico Infascelli. Ma entrambi i lavori sono stati ritirati, nel caso di Séralini per gravi errori metodologici che lo rendevano scientificamente inaccettabile e nel caso di Infascelli addirittura per manipolazioni e falsificazioni. La truffa scientifica di Infascelli è stata scoperta dalla scienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo, che sta portando avanti una tenace battaglia a favore della libertà di coltivazione e di ricerca sugli Ogm e contro l’oscurantismo a km zero, in un paese che una volta era l’avanguardia. Il sistema agroalimentare italiano, anche nelle sue punte d’eccellenza, è già dipendente dall’importazione di Ogm e i divieti stanno solo frenando la competitività e impedendo di salvare con la ricerca prodotti tipici che stanno già sparendo attaccati da nuovi patogeni. Ma in Italia non è consentito agire perché su questo tema anche la politica, come la comunità scientifica, è unita. Ma in senso opposto: è tutta no Ogm. Con i pochi Infascelli e contro le tante Cattaneo.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali