Mais Ogm (foto blissful.ignorance via Flickr)

Nella Notte dei ricercatori, una luce contro l'oscurantismo anti Ogm

Luciano Capone
Divulgazione e degustazione oggi all’Università di Padova. Gli studenti del corso di laurea in Biotecnologie e l’Associazione italiana maiscoltori offriranno diversi tipi di polente, tra le quali una a base di mais Bt, geneticamente migliorato.

Roma. Il rapporto dell’uomo con il cibo è sempre stato regolato da divieti, tabù e false credenze. Dopo l’introduzione dalle Americhe – e prima di diventare un ingrediente fondamentale della “dieta mediterranea” – il pomodoro è stato a lungo solo una pianta ornamentale, perché considerato velenoso. Allo stesso modo si riteneva che la melanzana, a causa dell’annerimento della polpa, provocasse turbe psichiche e che addirittura diffondesse la peste (da qui l’origine del nome “mela insana”). Molte volte è toccato agli scienziati far superare le ingiustificate paure della popolazione. E’ il caso del farmacista e agronomo Antoine Parmentier (1737-1813), che ebbe un ruolo fondamentale nella diffusione della patata, anch’essa considerata a lungo venefica. Dopo averne apprezzato il gusto e le proprietà da prigioniero in Germania, al suo ritorno Parmentier si impegnò – coinvolgendo Luigi XVI in persona, che iniziò a mangiare piatti a base di patata, e la regina, che prese a indossare un fiore di patata sulla parrucca – per convincere una popolazione alle prese con frequenti carestie a coltivare e mangiare il tubero. L’operazione ebbe successo e anche la patata, oltre al pomodoro e alla melanzana, è diventata un elemento “tradizionale” della nostra cucina e alimentazione.

 

I tempi sono cambiati e i problemi alimentari sono per fortuna diversi, ma certi meccanismi e blocchi mentali restano uguali. E così, alla maniera di Parmentier, i ricercatori dell’università di Padova hanno deciso di incontrare la popolazione per far superare i pregiudizi sugli Ogm (organismi geneticamente modificati). Stasera, in occasione della “Notte europea dei ricercatori”, gli studenti del corso di laurea in Biotecnologie e l’Associazione italiana maiscoltori offriranno un confronto tra diversi tipi di polente, tra le quali una a base di mais Bt, ovvero geneticamente migliorato. Si tratta di un mais modificato per resistere ai parassiti, contenente un gene del batterio Bacillus thuringensis, lo stesso usato come insetticida nell’agricoltura biologica. Lo scopo dell’iniziativa è quello di affiancare alla degustazione un po’ di divulgazione scientifica, su un tema dominato dalla disinformazione. “Vogliamo paragonare le coltivazioni di mais biologico, convenzionale e ogm utilizzando i seguenti parametri: superficie coltivata, consumo di acqua, energia consumata e gas serra prodotti, concimi e pesticidi usati per la produzione e presenza del fungo che produce micotossine – dice al Foglio  Pietro Benedetti, presidente del corso di laurea in Biotecnologie a Padova – Mostreremo che a parità di suolo coltivato, il mais ogm ha una resa maggiore e consuma meno carburante e acqua del biologico che invece è nettamente meno amico dell’ambiente e più caro sia del mais convenzionale sia di quello Bt”. Oltre alle polente si potranno assaggiare salumi e formaggi, le eccellenze del made in Italy che mangiamo abitualmente, e che come pochi sanno derivano da animali nutriti con mangimi ogm importati (a causa dell’assurdo e illogico divieto che ne impedisce la coltivazione in Italia). Per troppo tempo la divulgazione è stata lasciata in mano a guru, sciamani e pseudo-ambientalisti che demonizzano gli ogm come secoli fa si faceva con pomodori, patate e melanzane. “Sulla divulgazione come ricercatori siamo stati carenti – ammette Benedetti – ma è importante fare di più sul piano della comunicazione ora che siamo dentro alla rivoluzione del genome editing, che permette modifiche di estrema precisione e apre orizzonti giganteschi per la nostra economia e il benessere delle piante”.

 

Qualcosa sta cambiando nell’opinione pubblica, sia in Italia per l’opera divulgativa di scienziati come Elena Cattaneo (vedi articolo sotto), sia nel mondo. Pochi mesi fa 110 premi Nobel per la medicina e la chimica hanno scritto un appello per chiedere a Greenpeace e al fronte anti-Ogm di porre fine alla loro battaglia retrograda: “L’opposizione basata sui dogmi e le emozioni deve essere fermata. Quanti poveri devono morire ancora?”

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali