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Inghilterra, Mondo Nuovo: sì a bambini nati da tre genitori

Stefano Basilico

Il Regno Unito autorizza l’utilizzo di tre Dna differenti per far nascere figli più “sani”. Un altro passo verso la vita usa e getta.

Il Regno Unito è la prima nazione ad autorizzare la nascita di bambini nati dal Dna di tre genitori differenti. L’Autorità per la Fertilità Umana e l’Embriologia (HFEA) ha annunciato il via libera dopo aver verificato la sicurezza della tecnologia utilizzata. Si tratta della Terapia Sostitutiva Mitocondriale (MRT) e i ricercatori dell’ospedale di Newcastle si sono detti pronti ad offrirla alle donne che rischiano di trasmettere gravi malattie genetiche ai propri figli. In UK, ogni anno, circa un bambino su 10.000 nasce con problemi di questo tipo, che degenerano in mutazioni nei tessuti, nel cervello, nel cuore, nei muscoli e portano spesso alla morte nel corso della prima infanzia. In Italia l’onlus Mitocon ha creato, in collaborazione con Telethon, un registro dei pazienti.

 

Fino ad oggi, i genitori a rischio di trasmissione potevano avere figli sani tramite adozione o fecondazione in vitro. Con l’MRT il bambino avrebbe i cromosomi di entrambi i genitori, ma il mitocondrio – un organello della cellula dotato di Dna, in cui avviene la respirazione cellulare che fornisce energia alle cellule – verrebbe da una donatrice sana. “E’ una strategia che riduce il rischio” ha dichiarato Doug Turnbull, professore di neurologia all’Università di Newcastle al Guardian, “ma non elimina del tutto la possibilità di trasmettere malattie mitocondriali”. E’ infatti possibile che alcune tracce di Dna vengano trasferite dall’ovulo della madre a quello della donatrice, compromettendo l’intero processo. Se durante la terapia alcuni mitocondri difettivi venissero trasferiti insieme al genoma nucleare, questi potrebbero competere con i mitocondri sani e portare ad una vanificazione del trattamento.

 

Il semaforo verde alla procedura è arrivato dalla Camera dei Comuni e da quella dei Lord nel Febbraio 2015. Nei mesi successivi l’HFEA ha sviluppato le regole per ottenere la licenza, che è stata richiesta dal nosocomio di Newcastle, all’avanguardia nella ricerca genetica.

 

La decisione ha ricevuto critiche da parte della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles. Nei giorni del voto, l’Arcivescovo Ausiliario di Westminster, John Sherrington dichiarò che “l’embrione è una nuova vita umana con un potenziale; dovrebbe essere rispettata e protetta dal momento del concepimento e non utilizzata come materiale usa e getta”. Resistenze più fiacche e motivate più su basi scientifiche che etiche, arrivarono anche dalla Chiesa Anglicana. Sir Tony Baldry, portavoce della Church of England alla Camera dei Comuni ed ex deputato, dichiarò che la chiesa permette la ricerca sugli embrioni, se il fine è quello di alleviare la sofferenza umana, ma che gli studi scientifici – all’epoca del voto – erano insufficienti per una scelta informata sulla dimensione etica dell’MRT, in particolare per il ruolo del mitocondrio nel trasferimento di caratteristiche ereditarie.

 

Il primo bambino nato grazie ad una procedura molto simile alla MRT è venuto alla luce lo scorso Aprile in Messico, da genitori giordani. La madre possedeva geni legati alla Sindrome di Leigh, un disordine neurometabolico che danneggia il sistema muscolare e può portare alla morte del bambino entro i 7 anni di età. Proprio a causa della malattia i due precedenti figli della coppia erano morti, a sei anni la prima bambina e a otto mesi il secondogenito.

 

Proprio il Messico pare in pole position assieme al Regno Unito per praticare la nuova terapia. Se a Londra è stata approvata una legislazione specifica sul tema, nel paese centroamericano (e in Ucraina) è il vuoto normativo a favorire il business: Alejandro Chavez-Badiola, direttore del New Hope Fertility Center, ha annunciato che l’obiettivo è far nascere almeno 20 “figli da tre genitori” nel 2017.