Trovato il vaccino contro ebola. Così è stato sconfitto l'incubo dell'Africa occidentale
Dai primi casi di contagio sugli animali all'epidemia che tra il 2013 e il 2016 ha ucciso 11.310 persone
Ebola: dalla valle di questo fiume affluente del Mongala, che è a sua volta un affluente del Congo, ha preso il nome la malattia che al principio del XXI secolo ha rinnovato gli incubi un tempo associati a peste, lebbra, vaiolo, colera o, più di recente, Aids. In particolare, a suscitare paura e preoccupazione è stata l’ultima epidemia che tra il 2013 e il 2016 ha provocato in Africa occidentale 11.310 morti. Ma adesso anche contro il virus ebola è stato trovato un vaccino. Lo annuncia la prestigiosa rivista scientifica Lancet, spiegando che la nuova cura si chiama rVSV-ZEBOV e che è stata sperimentata grazie a uno studio condotto nel 2015 in Guinea, con il coinvolgimento di 11.841 persone.
Fu il 24 agosto 1976 che in un ospedale gestito da suore olandesi nella Valle di Ebola la medicina moderna identificò per la prima volta questo male. Il paziente zero si chiamava Mabalo Lokela, aveva 44 anni ed era un insegnante a cui fu inizialmente diagnosticata la malaria. Ma dopo una settimana, accanto alla febbre apparvero vomito incontrollabile, feci diarroiche miste a sangue, cefalea, vertigini, problemi respiratori. Più tardi cominciò a sanguinare dal naso, dalla bocca e dall'ano, e in capo a un’altra settimana morì, insieme ad altre due infermiere. Lo stesso anno fu identificato un secondo ceppo del virus in Sudan, e nel 1989, in un laboratorio in Virginia, fu trovato su un macaco un terzo ceppo chiamato Reston, dalla città in cui erano state condotte le analisi. Un quarto ceppo fu scoperto su due cadaveri di scimpanzé trovati nel novembre 1994 in una foresta della Costa d’Avorio. I primi danni provocati dall’ebola furono dunque limitati. Ma il suo modo di manifestarsi terrorizzò a tal punto che già nel 1995 la malattia iniziò a spirare film, romanzi e videogiochi.
Dopo tre epidemie di ebola in Uganda, un bambino è stato indicato all’origine dell’ultima epidemia in Guinea: si chiamava Emile Ouamouno, aveva un anno, e sarebbe stato contagiato da pipistrelli. Con i suoi 3.804 contagi e 2.536 morti la Guinea è stato non solo il terzo paese più colpito, ma anche quello in cui in assoluto il contagio si è rivelato più mortale. Per questo il ministero della Sanità si è messo a piena disposizione del gruppo di studio, i cui altri promotori sono stati l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Istituto norvegese di Sanità Pubblica, la Public Health Agency of Canada e Merck.
Utilizzando un metodo già sperimentato contro il vaiolo, non appena è stato diagnosticato un nuovo caso di ebola, il gruppo di ricerca ha rintracciato tutte le persone che potevano essere entrate in contatto con individui contagiati nelle tre settimane precedenti. Sono stati così creati 117 gruppi, ciascuno composto da un’ottantina di persone. Il vaccino è stato allora somministrato ad alcuni maggiorenni, per poi passare ai bambini sopra i sei anni. Dopo la vaccinazione ogni paziente è stato tenuto sotto osservazione per 30 minuti, ricevendo poi visite domiciliari nei tre mesi successivi. Circa la metà dei pazienti ha riportato lievi sintomi, tra cui mal di testa, stanchezza e dolore muscolare. Tutti hanno però recuperato la salute in pochi giorni, senza effetti a lungo termine. “Le conclusioni dello studio sono convincenti”, ha detto Marie-Paule Kieny, vice direttore generale per sistemi sanitari e l'innovazione dell’Oms, e autore principale dello studio. “Arriviamo troppo tardi per coloro che sono già morti durante l'epidemia di ebola dell'Africa occidentale, ma i prossimi che saranno colpiti non saranno più indifesi".
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