Ulivi malati, sono sempre più evidenti le colpe della Xylella (e della procura)
Mentre l’attivismo No Tap è impegnato in una strenua battaglia per la difesa di un centinaio di alberi, al Consiglio regionale della Puglia arrivano nuovi dati sull'indiscutibile correlazione batterio-patologia
Roma. Mentre l’attivismo No Tap è impegnato in una strenua battaglia politica, giudiziaria e fisica nella difesa di un centinaio di alberi di ulivo che verranno espiantati e poi reimpiantati per permettere il passaggio del gasdotto, l’epidemia di Xylella che potenzialmente può seccare tutte le decine di milioni di ulivi pugliesi prosegue indisturbata. Anche perché in tanti, tra attivisti, politici, artisti, cantanti, Iene e sciacalli, sono convinti che sia tutto un complotto, che in realtà la Xylella sia innocua. I sospetti hanno ispirato un’inchiesta della magistratura che ha puntato l’indice su funzionari pubblici e scienziati e l’inchiesta, ormai aperta da anni, ha a sua volta trasformato i sospetti in convinzioni. Forse non sposterà di un millimetro queste granitiche credenze politico-giudiziarie, ma sul piano scientifico l’audizione di oggi al Consiglio regionale della Puglia sarà come una pietra tombale su tante speculazioni infondate.
Le relazioni del prof. Enrico Bucci della Temple University di Philadelphia e del prof. Giovanni Martelli dell’Università di Bari mostreranno l’indiscutibile relazione tra Xylella fastidiosa e disseccamento degli ulivi e il ruolo del batterio come agente causale della malattia.
Bucci, su incarico dell’Accademia dei Lincei, ha svolto una dettagliata analisi sui dati raccolti negli anni dal monitoraggio della regione per stabilire se c’è correlazione tra Xylella e disseccamento. Bucci ha analizzato la grande mole di dati del progetto Selge, attraverso cui decine di laboratori e istituti di ricerca hanno raccolto negli anni migliaia di campioni che indicano per ogni pianta la presenza o assenza di sintomi della malattia e la presenza o assenza di Xylella. Si tratta di una massa enorme di dati, che la regione Puglia ha raccolto per anni e non ha mai fatto analizzare. Lo ha fatto per la prima volta, autonomamente, Bucci che dopo aver ripulito i dati ha ottenuto una base statistica composta da 5.422 campioni di ulivo su cui sono stati utilizzati due test distinti (Elisa e Pcr) per individuare il batterio. I risultati sono solidissimi: nell’80 per cento dei casi se un ulivo è infetto da Xylella mostra i sintomi da disseccamento e, dall’altro lato, nel 77 per cento degli ulivi sintomatici c’è Xylella. Statisticamente non esiste un ragionevole dubbio sulla correlazione tra patogeno e patologia, anche perché i pochi casi in cui è presente il batterio ma non la malattia possono dipendere dal naturale sviluppo dell’infezione: prima che la batteriosi provochi i sintomi passa un lasso di tempo. Inoltre c’è la seria possibilità che alcune varietà di ulivo siano resistenti all’infezione, cioè non mostrino i sintomi.
Le conclusioni della relazione di Bucci sono corroborate da quelle del prof. Martelli, che lavorando su campioni differenti, raccolti su 13 siti in 11 diversi comuni, ha trovato un’incidenza pari al 100 per cento: “Tutte le piante di focolai ‘maturi’ e con sintomi conclamati sono risultate infette da Xylella, ad ulteriore conferma del ruolo del batterio quale agente causale della malattia”.
Le relazioni dei due accademici archiviano le ipotesi contenute in un’“inchiesta” del Fatto quotidiano che negava “l’esistenza di una relazione tra la malattia e la Xylella”, ma soprattutto smentiscono le tesi d’accusa della procura contenute in un’inchiesta che stancamente si trascina da anni, tenendo però ancora in bilico la vita di 10 indagati. Ma la cosa più grave è che a essere screditati non sono solo le ipotesi, ma anche i metodi d’indagine della procura di Lecce. In particolare il prof. Bucci segnala un particolare grave. Nel decreto di sequestro, con cui è stato bloccato il piano d’emergenza, i pm leccesi Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci scrivono che costituisce un “dato inconfutabile che al disseccamento dell’olivo contribuiscono diverse concause” tra le quali una nota informativa della regione “indicava solo come ultimo agente concausale la Xylella fastidiosa”. Ma l’affermazione non è vera perché in quella nota in realtà c’è scritto che alla Xylella viene attribuito un “ruolo primario” nel disseccamento degli ulivi. E’ uno stravolgimento del vero significato dell’informativa.
Non si tratta dell’unico caso. Oltre alle evidenti contraddizioni logiche di un’inchiesta che accusa i ricercatori di essere untori di una peste che viene considerata innocua e tralasciando le ipotesi strampalate di complotti internazionali basate sugli anagrammi, il Foglio aveva già segnalato una grave manipolazione. Nel decreto di sequestro i pm attribuiscono una falsa affermazione allo scienziato americano Alexander Purcell, a sostegno delle proprie tesi, usando come fonte una europarlamentare del M5s. Ma Purcell non ha mai pronunciato quella frase, anzi l’ha negata e ha espresso solidarietà ai colleghi colpiti da un’inchiesta assurda. Tesi preconcette, errori, omissioni e manipolazioni. A essere complottisti, più che un’inchiesta fatta con i piedi sembra un complotto.
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